Ventimiglia: in frontiera dove non si rinuncia all'idea di cominciare un altro viaggio

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di Laura BastianettoNono giorno in frontiera. A Ponte San Ludovico ci si sveglia sotto la calura dell’estate ormai ufficiale. Il solstizio ieri è stato festeggiato con la musica portata da una cittadina francese che ha faticato a trovare qualcuno disposto a venire di qua, oltre confine, per festeggiare il 21 giugno. Lei è la mamma della bambina con le caramelle, la bimba che per qualche ora nei giorni scorsi ha portato un cesto pieno di dolciumi per i migranti e che oggi disegna strane facce sulle loro braccia. Il numero dei ‘granchi d’oro’ come qualcuno ha voluto ribattezzarli per via delle coperte termiche che hanno sugli scogli, è in calo, non sotto i 100 però. Ieri quel gruppo di irriducibili (come la stampa li ha chiamati) ha aspettato come sempre l’orario della cena, alle 21.30 circa, che è stata fornita prima dalla Croce Rossa Italiana insieme con la Croix Rouge Francaise, in nome di quel principio di Unità così incarnato in questi giorni nelle braccia e nelle gambe dei volontari presenti. Poi la cena è stata portata anche dall’Imam di Nizza che ha imbandito tre tavoli pieni di prelibatezze tipiche della cucina araba. Hanno aspettato l’ora giusta imposta dal Ramadan senza bere, né mangiare per tutto il giorno. Hanno trascorso il tempo in frontiera disegnando e collegandosi a internet grazie a un ligure che ha offerto loro un pannello solare in grado di produrre energia e un po’ di rete. Hanno guardato le foto dei loro familiari rimasti in Eritrea, Sudan, Somalia. E’ da lì che vengono i migranti bloccati al confine, scappati da guerre, torture e dittature per cercare di raggiungere altri familiari o semplicemente un’altra chance nel nord Europa. Ora qualcuno dice che preferisce tornare a ‘casa’, anche nel campo profughi in Darfur, altri invece aspetteranno ancora. Vogliono raggiungere l’Olanda, l’Inghilterra, la Svezia, tutto “but not Italy”. Intorno alle 20, quando il sole, che ormai per fortuna non brucia più, sta per esplodere in un rosso fuoco pronto finalmente a illuminare tutta la costa e non ad accecarla, arriva un mercante di vestiti della vicina Menton con appendiabiti pieni di t-shirt gratuite pronte per essere indossate. Si respira un’aria apparentemente serena qui in frontiera, la gara di solidarietà non cessa anche se il tema per i ragazzi dei Balzi Rossi resta sempre lo stesso: we’re not going back. Ibrahim ha inventato a tal proposito una canzone. La canta, insieme con i suoi compagni di avventura, mentre gli altri improvvisano danze.  I volontari della Croce Rossa sono lì con loro per assisterli e visitarli nel camper medico fisso in frontiera. Un’altra squadra è in stazione, nell’edificio di FS in cui è stato creato un centro di permanenza temporanea per ‘transitanti’. Danno loro un alloggio e da mangiare. Lì ci sono anche donne incinte e bambini. Si sono spostati volontariamente dopo qualche giorno trascorso sugli scogli, ma non rinunciano all’idea di partire, anche se a Ponte San Luigi continuano le riammissioni dalla Francia verso l’Italia. Intanto in frontiera è arrivata anche la torcia reduce dall’ultima fiaccolata di Solferino. Cinquemila persone hanno percorso sabato scorso i 12 km della battaglia in cui nacque l’idea della Croce Rossa nel nome di un solo grido “Tutti fratelli”.

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