Ventimiglia: dal campo Roya sogni e speranze di migranti in transito
Mohamed taglia i capelli agli altri ragazzi con un paio di forbici improvvisate, Mustafa contribuisce alla pulizia degli spazi comuni, Ahmed dà una mano agli operatori della Croce Rossa nell’accesso alla mensa, Yarnabi aiuta i volontari nella distribuzione dei pasti.
E’ nei piccoli gesti di ogni giorno che si respira il senso di comunità costruito all’interno del Campo Roya di Ventimiglia.
Sono oltre 500 gli ospiti presenti, sopra la capienza inizialmente prevista per la struttura: “Perché non ce la sentiamo di lasciare nessuno in mezzo ad una strada, senza un letto o un pasto caldo”, racconta il responsabile del campo Walter Muscatello che sta tenendo un dialogo costante con la Prefettura per cercare insieme una soluzione alternativa.
Per la maggior parte di questi migranti – soprattutto per quelli provenienti dal Sudan – il lungo, faticoso e pericoloso viaggio attraverso il deserto, prima, e il Mediterraneo, poi, non è ancora terminato.
La destinazione finale è ben al di là del vicinissimo confine con la Francia, ennesima tappa verso la Gran Bretagna, dove in tanti hanno amici e parenti. “Ho provato ad attraversare la frontiera più volte, senza successo”, è il racconto di un giovane sudanese. “E’ stata un’esperienza dolorosa, ma ci proverò ancora. Parlo inglese e la mia unica speranza è in Inghilterra, dove potrò costuirmi un futuro”.
Il campo è stato aperto lo scorso 16 luglio e da allora da lì sono passati quasi seimila persone: molti sono riusciti a passare i confini, altri sono stati spesso costretti a tornare indietro.