Per la Croce Rossa il primo impegno post privatizzazione

Il Presidente della Croce Rossa Italiana Francesco Rocca, intervistato da Il Sole 24 Ore, parla della mobilitazione per il terremoto nel Centro Italia e del processo di privatizzazione in atto. Di seguito proponiamo il testo completo dell’intervista.

 

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Il terremoto del 24 agosto ha visto impegnati, come sempre in questi casi, donne e uomini della Croce Rossa Italiana. Ma per la prima volta, a intervenire è stata l’Associazione Croce Rossa Italiana, cioè l’associazione senza fini di lucro sorta ufficialmente il 1° gennaio di quest’anno a completamento del percorso di privatizzazione avviato nel 2012. Francesco Rocca, già commissario straordinario e poi presidente nazionale della “vecchia” Croce Rossa ente pubblico, spiega che, se molto è cambiato nella struttura giuridica, nulla è mutato per quanto riguarda l’efficacia dell’azione sul territorio. Anzi: “la mobilitazione della Croce Rossa Italiana – afferma – ha funzionato benissimo anche in questa occasione e da subito di sono mobilitati i comitati delle zone limitrofe al sisma. In poche ore avevamo 500 persone operative con compiti diversi”.Quali?Dal soccorso, a supporto dei Vigili del Fuoco, con mezzi e tecniche speciali, all’assistenza fino al sostegno di tipo psicologico, anche per gli stessi volontari impegnati nelle operazioni. Sono specialità che abbiamo messo a punto e rafforzato negli ultimi anni, dopo il terremoto dell’Aquila.

 

Come avviene questa mobilitazione?Con il coordinamento della Protezione civile, dove è stato subito riunito il Comitato operativo – che raduna oltre alla Croce Rossa, vigili del fuoco, polizia, forze armate, strutture del Servizio sanitario nazionale, associazioni di volontariato – e che in simili emergenze ha il potere di definire le strategie e coordinare gli interventi di tutte le amministrazioni ed enti interessati.Quanti volontari si attivano in queste emergenze?Per dare un’idea, all’Aquila sono stati impegnati circa 11mila volontari. Perché le necessità di assistenza si protraggono anche molto dopo il sisma. E sempre all’Aquila c’è stato il supporto di 150 dipendenti.E poi c’è la mobilitazione dei cittadini, che anche per il sisma del 24 agosto hanno contribuito e stanno contribuendo con offerte di denaro anche direttamente dal vostro sito.Abbiamo quasi raggiunto i 3 milioni, senza ancora considerare gli apporti dalle sedi. Decideremo l’utilizzo di queste somme con il capo della Protezione civile, il commissario alla ricostruzione, gli enti locali, privilegiando le nostre attività tipiche: assistenza alla popolazione, sanità, sostegno sociale.Come si potrà verificare l’impiego delle offerte?Metteremo a disposizione sul sito, come già abbiamo fatto per l’Aquila, le cifre di quanto raccolto e come quei soldi sono stati impegnati. Voce per voce.Il futuro dei dipendenti della Croce Rossa, in queste fasi di passaggio ad associazione di diritto privato, sta però suscitando polemiche.È vero. Ma bisogna comprendere che la Croce Rossa ha mantenuto la sua natura di ente pubblico anche quando non ce ne sarebbe più stata la necessità. Per capirci, dalla riforma del Servizio sanitario nazionale, alla fine degli anni Settanta. E la Croce Rossa “pubblica” applicava il contratto degli enti pubblici, che è un contratto pensato per funzioni amministrative e che mal si adattava a lavori che possono svolgersi di notte, di domenica, in situazioni di disagio. Così il servizio non era più sostenibile per le Regioni, che infatti riducevano le loro richieste. Un modello che non reggeva più. Tanto che, quando sono stato nominato commissario straordinario, nel 2009, l’ente non chiudeva i bilanci da sei anni.E com’è intervenuta la privatizzazione su questo aspetto?Restituendo alla Croce Rossa Italiana la sua dignità di associazione di volontariato. In Croce Rossa vi sono 160mila volontari e 2mila dipendenti. È chiaro che i volontari hanno comunque bisogno dell’azione e del supporto dei dipendenti. Ma deve trattarsi di una struttura efficiente.Superando anche lo scoglio dei debiti accumulati.È stata costituita un “bad company” (l’ente strumentale alla croce rossa italiana) che è di diritto pubblico e ha il compito di sostenere lo sviluppo dell’associazione. Accollandosi i debiti, riordinando le proprietà, riassegnando all’associazione i beni necessari per la sua attività e liquidando quelli non necessari. Il riparto si concluderà nel prossimo anno.

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