Panorama.it: “Aiuti ad Haiti: italiani in prima linea”

Campo Cri
Un momento dei lavori

Corriere.it: «Sri Lanka Iraq, Abruzzo Haiti lo scopo di noi della Croce Rossa è sempre lo stesso: renderci utili»

Da Panorama.it Prima di tutto, dare da bere. Il Movimento Internazionale di Croce Rossa e Mezza Luna Rossa è impegnato in più di 40 stabilimenti a Port-au-Prince per la potabilizzazione e la distribuzione dell’acqua. Fino ad oggi sono stati distribuiti più di 2.231.000 litri d’acqua potabilizzata, di cui ne stanno beneficiando circa 99.000 persone. Le persone che lasciano le zone colpite aumentano quotidianamente, fa sapere Croce Rossa. E’ già stato coperto il piano di mobilitazione per 60.000 famiglie e grazie alla Federazione Internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa ed alle Società Nazionali sono già atterrati 43 voli ad Haiti e Santo Domingo. Tommaso Della Longa, portavoce del Commissario Francesco Rocca di Croce Rossa Italiana fa il punto dalla situazione, dal Campo di Cri appena allestito vicino all’aeroporto di Port-au-Prince. “La situazione degli aiuti è in lentissimo miglioramento, dopo la prima fase di emergenza stiamo raggiungendo nuclei famigliari che non erano ancora stati toccati dagli aiuti. Entro sabato dovremmo raggiungere 10 mila nuclei in più”. Di che cosa si occupa nello specifico Croce Rossa Italiana? Della logistica. La (ERU) Emergency Response Unit italiana si occupa della costruzione del campo per gli operatori, della cucina e di due linee di potabilizzazione dell’acqua. Quando saremo a regime, inizieremo anche la distribuzione alla popolazione. Il campo, costruito in tempi record e domattina operativo, ospiterà 250 operatori internazionali. Quanti gli operatori italiani? 15, compreso il primo delegato, Michele Detomaso, il nostro primo operatore che si è recato ad Haiti per fare il punto della situazione e poi riferire sulle necessità. I principali bisogni in queste ore? Rimangono cibo, acqua medicinali. Si è fatto tanto, ma resta da fare ancora tanto. Ma insomma il coordinamento sul terreno c’è o no? La polemica scaturita dalle dichiarazioni di Bertolaso ha senso? Noi non entriamo nelle polemiche, c’è bisogno di aiuti umanitari. Come valuta la situazione del coordinamento? In via di miglioramento, ma non ancora soddisfacente. Quale la risposta della popolazione di Haiti? L’Onu è stata attaccata durante una distribuzione. Per noi le distribuzioni vanno avanti sempre con meno problemi ma la tensione potrebbe riacutizzarsi da un momento all’altro. Noi andiamo in villaggi e in quartieri ovviamente e come sempre sempre senza scorta: e la popolazione risponde bene. Per loro il simbolo di Croce Rossa rimane rispettato. Poi, è chiaro che la gente ha fame… e fino a pochi giorni fa aveva visto poche distribuzioni. Insomma andiamo avanti! Quali i vostri prossimi step? Prosegue il censimento delle famiglie nei campi spontanei, per dare loro ciò di cui realmente hanno bisogno e non dare aiuti a pioggia. Esiste un”‘impronta italiana” in ciò che fate? Sì, noi siamo riconosciuti a livello internazionale per le nostre competenze nella logistica. Vi assicuro che montare un campo base dal nulla non è uno scherzo. Ci vuole inventiva e noi siamo bravi. E poi, la cucina: non è cosa da poco sfornare migliaia di pasti al giorno. Quanto rimarrete ad Haiti? Il nostro intervento durerà 8 mesi, ora con il coordinamento di Leonardo Carmenati, il team leader. La Federazione internazionale parla di interventi complessivi di tre anni. Prosegue intanto la campagna di raccolta fondi per la tragedia, grazie all’aiuto di una étoile come Eleonora Abbagnato che si è prestata all’operazione umanitaria.

  CRI haiti

Da Corriere.it Haiti, il ruolo dei volontari romani : assicurare vitto e alloggio a chi aiuta «Sri Lanka Iraq, Abruzzo Haiti lo scopo di noi della Croce Rossa è sempre lo stesso: renderci utili» ROMA – Le tende sono già montate. Dopo appena due giorni di lavoro, quella distesa brulla vicino all’aeroporto di Port-au-Prince si è trasformata in un campo attrezzato con cucina e potabilizzatori. È questa la missione affidata alla Croce Rossa Italiana (Cri) nello scacchiere degli aiuti internazionali. I volontari italiani dovranno occuparsi di dare accomodation (alloggio e ristoro) ai circa 300 operatori presenti sul posto e provenienti da tutto il mondo. «Siamo pronti a partire giovedì con la mensa – assicura Leonardo Carmenati, romano a capo della missione della Croce Rossa Italiana ad Haiti -. Quando saremo a pieno regime riusciremo a preparare 1.500 pasti al giorno che, con un servizio catering, distribuiremo alla popolazione haitiana direttamente dove ce n’è più bisogno». Volontari romani nella missione della Cri ad Haiti PENNE ALL’ARRABBIATA PER GLI HAITIANI – Fornire cibo e acqua potabile: sono questi i principali obiettivi della missione italiana composta per ora da 14 operatori. «Generalmente la cucina romana e italiana in generale è bene accetta in tutto il mondo e così prepareremo penne all’arrabbiata e pasta al sugo anche per gli haitiani – continua Carmenati -. È ovvio, però, che ci accosteremo anche all’alimentazione locale con piatti a base di riso e verdure». Dall’Italia sono già arrivati i viveri: pasta, pomodori, olio, cibi secchi e disidratati, salse, condimenti, crackers e grissini. «Le riserve – spiega ancora Carmenati – dureranno al massimo per 20-25 giorni e poi dovremo trovare altre fonti di approvvigionamento qui sul luogo, soprattutto per i cibi freschi. Non vogliamo cercare a Santo Domingo, ma qui ad Haiti perché è qui che c’è più bisogno di rimettere in piedi l’economia. Per esempio, abbiamo già trovato il forno che ci procurerà il pane: si tratta di un panettiere italiano che è qui da anni e insegna il mestiere ai ragazzi di Port-au-Prince». COINVOLGIMENTO DELLA POPOLAZIONE LOCALE – Anche per l’allestimento del campo sono stati coinvolti gli abitanti di Port-au-Prince. «Lavorare con la popolazione è una doppia responsabilità – dice Eugenio Venturo, operatore della Croce Rossa ad Haiti e romano doc – perché si tratta di persone ancora sconvolte dal sisma e chiamate a imparare un nuovo lavoro. Insomma, bisogna insegnargli a reagire, non solo a montare una tenda». La soddisfazione, però, è massima: «La loro è una riconoscenza spicciola, essenziale. Ti dà molta forza per andare avanti e superare la fatica». Il lavoro poi continua: «Assumeremo altre persone come autisti, aiuto chef, per le pulizie e i rifornimenti – aggiunge Venturo – . La nostra squadra deve essere integrata dalla gente di Haiti così quando andremo via il campo potrà rimanere in piedi. La nostra missione è intervenire nel momento dell’emergenza. Il testimone passerà a loro e dovremo fornirgli gli strumenti necessari». PERICOLO CROLLI E EPIDEMIE – Il tempo per rimettere in piedi Haiti è poco: i soccorsi hanno iniziato una corsa contro il tempo e contro la stagione delle piogge. «Tra quattro o cinque mesi avremo inondazioni e pericolo di uragani. È ovvio che le tende dovranno scomparire» dice Michele De Tomaso, il delegato della Croce Rossa Italiana arrivato ad Haiti il giorno dopo il terremoto. «Già prima del terremoto – aggiunge De Tomaso – il paese era in una situazione disperata: il più povero al mondo, colpito ripetutamente dagli uragani. Ora è allo stremo». Appena arrivato, De Tomaso visto la devastazione totale: «C’erano ancora molte persone sotto le macerie – ricorda – e cadaveri ammassati lungo le strade. Il sistema sanitario era al collasso e i feriti non trovavano assistenza. Oggi, invece, le emergenze sono altre: bisogna fornire assistenza alimentare alla popolazione che vive nelle tendopoli spontanee o tra le macerie. E poi c’è il rischio di nuovi crolli e di epidemie». PARTENZA IMPROVVISA – Per tutti e i tre volontari romani, la partenza per Haiti è stata una «scelta obbligata». «Chi si occupa delle emergenze – dice Carmenati – sa che può partire in ogni momento. Le catastrofi, purtroppo, non ti avvertono. Quando è successo all’Aquila, la convocazione è arrivata 10 minuti dopo. Per Haiti ci sono volute formalmente quattro ore, ma in realtà ho capito che dovevo partire anche prima, appena ho visto la gravità della situazione». «La mia famiglia è abituata – aggiunge De Tomaso – alle partenze improvvise. Non ho mai paura per dove andrò, al massimo ho il timore di perdere troppo tempo per arrivare o di fare valutazioni errate sul campo». «La spinta che ci fa partire – conclude Venturo – è sempre la stessa: dallo Sri Lanka all’Iraq, dall’Abruzzo ad Haiti lo scopo dei volontari Croce Rossa è rendersi utili. In realtà, operare nelle emergenze è la missione di tutta la nostra vita. Ovunque ci troviamo, in vacanza o al supermercato, saremo sempre i primi a dare aiuto a chi ne ha bisogno». Carlotta De Leo

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