ONU, Rocca a Radio Vaticana: “C'è un’umanità sofferente che ha bisogno di azioni immediate”

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Concluso il vertice all’ONU sul fenomeno migratorio, pubblichiamo di seguito l’intervista di Radio Vaticana a Francesco Rocca. Approvata, ieri, la Dichiarazione di New York in chiusura del Summit dedicato, in apertura dei lavori dell’Assemblea generale dell’Onu, alla crisi migratoria globale. Critiche al testo sono arrivate dagli organismi umanitari, che operano sul campo in aiuto a migranti e rifugiati, 65 milioni nel 2015, mai un numero cosi alto dal Secondo dopoguerra. Roberta Gisotti ha raggiunto al telefono a New York, Francesco Rocca, presidente della Croce Rossa italiana e vicepresidente della Federazione internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa.D. – Dottor Rocca, questa Dichiarazione certo esprime solidarietà e promesse di impegno, ma non sembra vincolare i Paesi sul piano operativo: per questo ha deluso?R. – Sotto questo aspetto, sicuramente ha deluso: lo sapevamo. Quello che andava sottolineato è che adesso è il tempo dei fatti. La circostanza che abbiano rinviato al 2018 ad una successiva conferenza la verifica dell’andamento, dell’approvazione di questo documento, insomma, ci lascia solo tante parole – che a New York sono molto esperti nel crearle per non dividere – mentre in realtà qua c’è gente che muore, qui c’è gente che è disperata, c’è gente che comunque ha necessità di vedersi restituita una dignità.D. – Ecco, ma perché non si è fatto un passo avanti? Anzi, qualcuno parla perfino di un passo indietro rispetto a certe promesse del passato…R. – Passi indietro… non lo so… Ieri, però, qualcuno ha avuto il coraggio di ricordarlo nell’aula. Ci sono tantissimi atteggiamenti ipocriti, anche da parte di alcuni governi, perché vengono, approvano queste Dichiarazioni e poi in realtà erigono muri, mettono chi chiede asilo e scappa dalle guerre in campi di detenzione nelle isole… Cioè, è una situazione in cui il mondo ha un atteggiamento schizofrenico. Sotto questo aspetto, arrivare a questa risoluzione con degli impegni a lungo termine è stata l’unica maniera per vederla approvata all’unanimità. Però, a volte occorre anche la capacità di adottare delle scelte. Di sicuro, comunque, c’è un’umanità sofferente che ha bisogno di azioni immediate.D. – L’Italia è tra i Paesi più esposti, non tanto nell’accoglienza definitiva ma nel gestire un transito di masse umane disperate che giungono, sovente in fin di vita o anche cadaveri, dal mare…R. – Le dico la verità: noi sicuramente abbiamo tanti difetti e tantissimi problemi all’interno da risolvere. Però, il nostro tessuto solidale – rispetto a quello di altre nazioni – sta tenendo, e questo comunque mi rende orgoglioso.D. – Il punto cruciale di questo dibattito, forse, è quello di andare alle cause di tanta migrazione, cause che sono soprattutto riconducibili alle guerre: di questo si è preso coscienza?R. – Sì, certo il mondo occidentale deve farsi un esame di coscienza. Il lavoro nei Paesi di origine deve essere fatto, però nessuno ha la bacchetta magica. Allora, ci sia la consapevolezza che i risultati richiedono anni e l’essere umano non è l’acqua di un rubinetto: non è che si chiude il rubinetto e non arriverà più un essere umano. Questo è un investimento nel tempo, che non può però consentire a nessuno di chiudere la possibilità di scappare dalla guerra, a chi comunque la stia subendo.D. – Non crede che su questo tema cruciale della crisi migratoria globale, si giochi in qualche modo la stessa credibilità delle Nazioni Unite, di essere agli occhi del mondo qualcosa di utile?R. – Sì, io credo di sì. Su questo come su tantissimi altri temi. Ma il fatto che la diplomazia delle Nazioni Unite sia in gravi difficoltà, questo è sotto gli occhi di tutti. Quindi, onestamente, non so se vederla come ultima spiaggia o comunque questa come ultima possibilità, però sicuramente è vero che i poteri di veto di alcuni Paesi e questa ricerca ossessiva del consenso unanime a tutti i costi, sicuramente non hanno reso un gran favore a questa istituzione. Che peraltro è meravigliosa, perché comunque dà l’opportunità a tutti i Paesi del mondo di incontrarsi, di sedersi, di poter dialogare in maniera paritaria. E, io credo che su questo, semmai, andrebbe veramente fatta una riflessione per cercare un rilancio delle Nazioni Unite.

  

  

       immagine di una radio Ascolta l’intervista .      

Categorie: News

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