Nepal, “Soddisfazione e speranza tra tanta devastazione”: le Crocerossine aiutano a far nascere tre bambini nepalesi

Neonato con Crocerossina

In Nepal la situazione umanitaria è sempre più difficile. Tra centinaia di migliaia di senzatetto, feriti e macerie ovunque, continua la missione delle quattro Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana, che da giorni si trovano a Bidur, nel distretto del Nuwakot, per dare supporto sanitario alla popolazione colpita dal sisma. Le case sono distrutte o pericolanti, ma la gente continua a viverci. La speranza di riprendere una vita normale è stata salutata da tre nascite di bimbi nel giro di poche ore, eventi ai quali ha assistito una delle Crocerossine, Sorella Dalzini, medico specializzato in ostetricia e ginecologia. Un bambino è venuta alla luce domenica mattina e altri due ieri, una giornata abbastanza impegnativa. Le Crocerossine, specializzate in area critica, si trovano attualmente nell’area ospedaliera allestita all’aperto, nei pressi del vecchio ospedale reso inagibile dal sisma. Sono presenti 30 pazienti e le Sorelle collaborano con il personale infermieristico e paramedico; alcune di loro lavorano nel reparto ostetricia e in sala gestanti. Sono ancora numerosi i feriti che arrivano nel presidio campale e per i casi urgenti è necessario il trasferimento a Kathmandu.

  paziente con Infermiera Volontaria CRI

“Ieri la giornata è iniziata con un lieto evento – raccontano le Infermiere Volontarie CRI – la nascita, alle ore 10, di un bambino; Sorella Dalzini ha collaborato assistendo la brava ostetrica locale durante il parto, facendo così nascere il suo secondo bambino nepalese. Abbiamo poi prestato assistenza a una persona con diversi traumi, poi trasferita urgentemente nella capitale. Un altro uomo politraumatico invece non ce l’ha fatta”. “Più tardi – proseguono le Crocerossine – siamo state chiamate d’urgenza per soccorrere una bimba con importanti traumi e ferite lacero contuse a causa di una caduta, ma non  avevamo il materiale necessario per suturare. Allora è stata contattata l’organizzazione Medici Senza Frontiere, che si era offerta in mattinata per l’eventuale rifornimento di materiale, che ha provveduto a portarci gli aghi di sutura. In questo intervento eravamo sei operatori sanitari più il papà della bimba, che cercava di tenerla calma e coccolarla, perché, nonostante l’anestetico, il dolore era forte e l’intervento complesso. Avevamo da poco terminato quando ci hanno chiamato perché stava nascendo un bimbo in posizione podalica e non si trovava l’ostetrica. Sorella Dalzini ha incominciato a visitare la donna e a riscontrare il battito cardiaco fetale, nel frattempo è arrivata anche l’ostetrica e in collaborazione è nato il terzo bambino per noi. Siamo tutte molto soddisfatte e serene”. 

  

          

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