Migranti, Rocca: “In Libia un inferno. Non può esserci accordo senza rispetto dei diritti umani”

In un video di Croce Rossa gli ospiti del Centro di Accoglienza Straordinaria di Lecce raccontano le torture subite lungo la 'rotta della Libia'.

  Un migrante ospite del Centro di Accoglienza Straordinaria della Croce Rossa a  Lecce nel momento di preghiera. Foto: Emiliano Albensi  

La chiamano “la rotta della Libia”. Significa fatica e terrore, morte in alcuni casi, 655 per l’esattezza sui venticinquemila che dall’inizio dell’anno hanno provato a raggiungere le nostre coste.“E’ un viaggio difficile. Io ce l’ho fatta, ma non per questo posso incoraggiare i miei fratelli africani a intraprendere lo stesso cammino”, racconta Fatou in un video girato nel Centro di Accoglienza Straordinaria della Croce Rossa Italiana a Lecce.

  Un ragazzo africano ospite del Centro di Accoglienza Straordinaria della Croce Rossa a Lecce fa ginnastica nel parco attrezzato della struttura. Foto Emiliano Albensi  

Fatou ha lasciato il suo Paese per fuggire alle violenze del marito: “un giorno mi ha gettato acqua bollente addosso, mi picchiato e ho perso il mio bambino. Non potevo fare altro che scappare”.Poi l’arrivo in Libia, in cerca di un barcone per l’Italia: “Ho fatto la prigione a Tripoli. La mia compagna di cella è stata violentata da tre uomini e per me, paradossalmente, è stata una fortuna, perché sono stata torturata, ma non violentata”, rivela la ragazza nigeriana, che preferisce non mostrarsi in video per paura.Insieme a lei tanti altri sono stati assistiti dagli operatori della Croce Rossa nel Cas di Lecce: quasi settemila nel 2017 e circa dodicimila negli ultimi cinque mesi dello scorso anno.

  

Migranti ospiti del Centro di Accoglienza Straordinaria della Croce Rossa a Lecce durante il corso di italiano. Foto: Emiliano AlbensiUno degli allievi del corso di italiano per stranieri nel Centro di Accoglienza Straordinaria della Croce Rossa a Lecce. Foto: Emiliano Albensi 

  

Anche Seyni è arrivato in Italia attraverso “la rotta della Libia”. Sul viso porta i segni del lungo e faticoso cammino dal Senegal, suo Paese natìo, fino alle spiagge della Sicilia. Anche lui, come Fatou, è stato imprigionato a Tripoli e ha subito torture.Nel suo racconto, davanti alle telecamere, ripercorre quei giorni, in maniera sintetica ma inequivocabile: “Non mi davano da bere, né da mangiare per giorni interi. E quando arrivava del cibo, non poteva certo essere chiamato cibo. Per questo voglio dire ai miei fratelli africani di non andare in Libia. Lì ti picchiano, ti maltrattano, ti uccidono”.

  

Un ragazzo africano ospite del Centro di Accoglienza Straordinaria della Croce Rossa a Lecce scherza con un volontario. Foto: Emiliano AlbensiUno dei ragazzi ospiti del Centro di Accoglienza Straordinaria della Croce Rossa a Lecce. Foto: Emiliano Albensi 

  

Nel solo mese di marzo sono quasi undicimila le persone arrivate in Italia via mare, lungo la “rotta della Libia”: il 12% in più dello scorso anno e cinque volte di più rispetto a marzo 2015.”In una Libia senza stabilità, la vita dei migranti è un vero e proprio inferno e in molti finiscono in centri che sono sostanzialmente prigioni, con racconti di torture, privazioni di cibo e acqua e violenza continua”, ha dichiarato il Presidente nazionale di Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca.“La Comunità internazionale si deve impegnare per una stabilizzazione dell’area sostenendo le Istituzioni locali, non dimenticando però un impegno forte per i diritti umani. La Mezzaluna Rossa Libica, al momento, è uno dei pochi presidi di umanità”, ha aggiunto Rocca.“Oltre ad accordi di tipo economico, il nuovo governo libico dovrebbe assicurare il rispetto dei diritti fondamentali”, ha proseguito Rocca. “Come detto in più di un’occasione, siamo seriamente preoccupati dagli accordi con la Libia: non si può pensare di affrontare il fenomeno migratorio spostando il problema al di là dei nostri confini, in Libia o in Turchia, senza avere la certezza del rispetto della dignità dell’essere umano”, ha concluso il Presidente nazionale della CRI.

  

 
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