Migranti, nuove morti nel Mediterraneo. Proprio un anno fa nel Canale di Sicilia la tragedia in cui persero la vita 800 persone

barcone carico di migranti
Immagine di repertorio @Guardia Costiera

Rocca: “Oggi dobbiamo ancora piangere altre vittime. Proteggiamo le persone e non i confini”

Una nuova tragedia del mare è accaduta proprio oggi, a un anno preciso dal naufragio in cui hanno perso la vita circa 800 persone. Sarebbero 400 i migranti dispersi, a bordo di 4 barconi, nel Mar Mediterraneo, al largo delle coste egiziane. Sei cadaveri sono stati rinvenuti invece a bordo di un gommone partito da Sabratha. A un anno da quella che viene considerata unanimemente tra le maggiori tragedie nella storia delle migrazioni, si rinnova dunque il dolore per quelle morti, insieme con l’amarezza di non aver potuto recuperare tutti i corpi in fondo al mare. Nella notte del 18 aprile, nel Canale di Sicilia, a 73 miglia dalle coste libiche, un peschereccio stipato di migranti si è capovolto proprio mentre stavano arrivando i soccorsi da parte del mercantile portoghese King Jacob. I superstiti furono 28 e i morti annegati tra 700 e 900. Ad oggi sono stati recuperati 180 corpi, tra cui molti bambini. Il Corpo Militare della CRI da un anno sta dando il proprio supporto logistico alla Marina Militare italiana per il recupero dei corpi in fondo al mare, nel relitto che si trova a 300 metri di profondità.  Lo scorso anno subito dopo il drammatico naufragio la Croce Rossa Italiana ha attivato un numero telefonico e un indirizzo email per richiedere informazioni sui dispersi e le vittime per i ricongiungimenti familiari. Due giorni dopo la tragedia la Croce Rossa ha organizzato a Catania anche una conferenza stampa con il Presidente Nazionale CRI, Francesco Rocca e il Segretario Generale della Federazione Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, Elhadj As Sy. Un momento di confronto durante il quale è stato sottolineato a più voci la necessità di mettere l’essere umano al centro dell’azione dei governi e della comunità internazionale, in particolare dell’Unione Europea. In seguito al naufragio è stato poi lanciato dalla Federazione Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa l’Emergency Appeal che ha permesso alla Croce Rossa Italiana di gestire gli sbarchi e anche la prima accoglienza con maggiore efficienza e capacità di risposta.“Non posso dimenticare – ha detto Francesco Rocca – l’arrivo dei sopravvissuti al porto di Catania lo scorso anno. Ricordo il terrore nei loro occhi e quelle parole ‘voi non immaginate cosa subiamo in Libia’. Una tragedia enorme cui sono seguite le solite parole di rito, riunioni convulse, prese di posizione a cui non sono seguiti i fatti e che hanno lasciato la situazione invariata, con un accesso ancora limitato ai servizi di base, detenzioni arbitrarie, violenze e abusi, perdita dei contatti con i propri cari, ma soprattutto pericolo di morte”. “E oggi, a un anno da quella tragedia, dobbiamo ancora piangere altre vittime. Che cosa aspetta l’Europa a proteggere le persone e non i propri confini? La politica dovrebbe governare certi processi e non averne paura. Da anni chiediamo vie d’accesso sicure perché il fenomeno migratorio, da non trattare come un’emergenza, non si può fermare e a ogni muro che incontrerà, troverà sempre nuove strade da percorrere, più pericolose e insidiose”.

  

  

          

Categorie: News

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