“Migranti: dallo sbarco all’accoglienza, i numeri e le storie della CRI nel 2015”
Sono più di 130mila le persone migranti assistite nei porti italiani da più di tremila tra personale e volontari della Croce Rossa Italiana. Augusta, sulla costa siciliana orientale, con ventimila arrivi da gennaio scorso è il principale punto di approdo, seguita da Reggio Calabria con quasi 16mila arrivi. Giugno, il mese dell’anno in cui si sono registrati più sbarchi. Sono i dati che emergono da un Map Journal, presentato oggi alla conferenza stampa “Dallo sbarco all’accoglienza: i numeri e le storie della CRI nel 2015”, negli spazi adiacenti lo stand CRI di Expo a Milano. Si tratta di un’applicazione web basata sul servizio di mappe in Cloud che la Croce Rossa Italiana ha realizzato insieme con Esri Italia, l’azienda leader in Italia per lo sviluppo di sistemi GIS (Geographic Information System). “Abbiamo deciso di raccogliere e mettere su mappa tutti quei dati che quotidianamente raccogliamo con le nostre attività in modo da poter migliorare la nostra capacità di risposta e fare analisi e previsioni sul lungo periodo”. Così ha dichiarato il Presidente della Croce Rossa Italiana e Vice Presidente della Federazione Internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa Francesco Rocca. “L’attenzione della CRI per l’innovazione tecnologica –ha detto il Direttore Tecnico di Esri Italia Michele Ieradi- ci ha permesso di realizzare un nuovo strumento utile a migliorare l’efficienza sia dell’analisi, sia della gestione dei dati relativi alle azioni che l’associazione è chiamata a svolgere sul territorio. L’applicazione realizzata è inoltre un innovativo mezzo di comunicazione che permette alla CRI di divulgare, attraverso una serie di mappe navigabili, le informazioni sulla propria attività”.Dai dati emerge inoltre che, con quasi 85mila arrivi, la Sicilia è la Regione che maggiormente ha risposto in termini di accoglienza e assistenza allo sbarco dall’inizio dell’anno. “La CRI siciliana non si è mai sentita sola –ha detto il Presidente della CRI Sicilia Rosario Valastro-perché è sempre scesa in campo con la Guardia Costiera, la Marina militare, il Ministero della Salute e i medici della sanità marittima che di giorno e di notte, sotto la pioggia e sotto il sole, sulle banchine hanno costantemente garantito la loro presenza e il loro lavoro. Questo ci ha fatto sentire ancora più orgogliosi del nostro ruolo ausiliario dei pubblici poteri: quando si riesce a mettere su uno stesso binario l’assistenza umanitaria è sicuramente una vittoria per tutti”.
La Croce Rossa Italiana, forte della sua presenza costante sui moli, negli anni è riuscita a perfezionare il suo impegno assicurando a ogni sbarco la presenza fondamentale, oltre che di medici e operatori psicosociali, anche di mediatori culturali, spesso richiedenti asilo e rifugiati arrivati in Italia negli ultimi anni, e ora dipendenti della CRI. “La loro presenza è fondamentale –ha aggiunto Valastro- perché questi uomini e queste donne riescono a parlare con i migranti in arrivo senza alcuna barriera linguistica e senza alcun pregiudizio visto che loro stessi hanno affrontato in passato lo stesso viaggio”. In più la CRI si è dotata allo sbarco del servizio aggiuntivo restoring family link (RFL) che, a Catania ad esempio, ha avuto un riconoscimento ufficiale attraverso un protocollo firmato con la Prefettura. Si tratta di un’attività, nata in tempo di guerra per cercare di ristabilire i legami familiari interrotti da un conflitto, ma che negli anni si è evoluta trovando applicazione anche in situazioni differenti, come quelle emerse con il fenomeno migratorio. L’RFL siciliano è nato da un gruppo di volontari (12 persone tra mediatori, psicologi, interpreti e assistenti legali) che, oltre a occuparsi delle richieste inoltrate da familiari in cerca di parenti lontani o dispersi, hanno portato il servizio al porto, il primo luogo dove si pone spesso il problema di separazione delle famiglie durante i soccorsi. Oltre agli sbarchi la Croce Rossa Italiana si occupa anche di accoglienza e supporto in oltre 60 realtà su tutto il territorio. Si va dal centro di Settimo Torinese, dove i richiedenti asilo beneficiano sia di misure di prima accoglienza per i migranti in transito, sia di percorsi di formazione e d’integrazione, grazie al lavoro di rete con le scuole e con le realtà imprenditoriali della zona, fino alla tendopoli di Roma per migranti in transito verso il nord Europa. “La logica alla base del Centro Sprar di Settimo ad esempio-ha detto l’emergency manager Ignazio Schintu- permette ai nostri ospiti di beneficiare di un’accoglienza diffusa, finalizzata al riacquisto dell’autonomia. In questi anni siamo cresciuti molto anche noi, cercando di evitare di creare l’ennesima fabbrica di disperati. Lo abbiamo fatto perché non ci siamo limitati al mero assistenzialismo. Siamo andati oltre cercando percorsi inclusivi”. Grazie alla sua capillarità sul territorio e alla forza degli oltre 130mila volontari, la CRI cerca di dare risposte a tutte le sfide che ogni giorno emergono. Da giugno a Ventimiglia, in Liguria, e in Friuli Venezia Giulia vengono garantiti vitto, alloggio e un presidio sanitario per tutti coloro che vogliono proseguire il loro viaggio. Così come in Piemonte e in Emilia Romagna i Comitati alleggeriscono la pressione degli arrivi, facendo da ponte tra lo sbarco e l’individuazione di un centro di accoglienza. A Milano operatori e volontari, che hanno assistito nei mesi scorsi centinaia di migranti passati per il mezzanino della Stazione Centrale, continuano oggi il loro lavoro di accoglienza in via Aquila e a Bresso che funziona ormai da un anno da Hub. “Sono orgoglioso –ha concluso Rocca- degli uomini e delle donne della Croce Rossa Italiana che dal sud d’Italia a Ventimiglia stanno mostrando a tutto il mondo cosa vuol dire mettere al centro l’essere umano. La CRI sta offrendo una capacità e una dimensione solidale fuori da ogni immaginazione. Ha tirato fuori, insieme con altre realtà, il meglio dell’Italia in questi anni sotto questo aspetto”.