L’intervista al Presidente CRI Francesco Rocca: “Ieri, oggi e domani, Croce Rossa sarà sempre al servizio delle persone”

Dall’impegno nei luoghi colpiti dal terremoto alle attività in favore delle persone migranti, dalla nuova dimensione dell’Associazione alle sfide future. Così il Presidente della CRI, Francesco Rocca, in un’articolata intervista al Corriere dell’Umbria e Corriere di Viterbo, traccia il bilancio 2016 della Croce Rossa Italiana. “La Croce Rossa nasce per ascoltare i bisogni della gente – ha dichiarato Rocca – e per essere al servizio delle persone. E pur aprendosi alla modernità non deve mai tradire lo spirito originario”. In merito al processo riorganizzativo di CRI, Rocca ha sottolineato la scelta “Di mantenere un’unica centrale nazionale come filiera etica e gerarchica per i grandi eventi, ma la parte operativa la gestiscono in autonomia i territori”. Una scelta che si è rivelata azzeccata, “Perché ha permesso la sparizione dei comitati in perdita. Ma senza dissipare la capacità di essere solidali tra noi dal nord al sud della Penisola, e lo abbiamo constatato nell’ultima emergenza del terremoto”.A proposito del sisma, Rocca afferma che dalla Croce Rossa è arrivata “Quella solidarietà necessaria per coprire i bisogni delle popolazioni colpite”. Ora, l’obiettivo è la ricostruzione: “Adesso c’è un’aspettativa immediata e si chiama alloggi provvisori perché i centri storici hanno bisogno di tempo per essere ricostruiti e per essere messi in sicurezza. Non dimentichiamo che è una zona sismica e quindi bisogna lavorare sulla prevenzione. Su questo versante gli appelli si sprecano ma poi non si fa mai abbastanza. Quindi l’attesa è sulla ricostruzione, le Marche più dell’Umbria vivono nell’incertezza perché oltre le case è crollato un mondo, dalle scuole all’università di Camerino, dalle aziende ai negozi, alle case. E la ricostruzione riguarda l’intero sistema, non solo le singole individualità”.Sul fronte dell’emergenza migranti, da Rocca arrivano parole precise: “La Croce Rossa può fare la sua parte. Quello che manca da anni è una capacità di pianificare. Continuiamo a chiamare emergenza quello che in realtà non è, è un flusso ininterrotto migratorio i cui numeri di quest’anno non ci dovevano sorprendere. Il problema è la negoziazione con i Comuni, che non deve essere un ricatto da parte di entrambi, sia dello Stato che delle amministrazioni. Bisogna comprendere che le comunità, specie dei piccoli centri, devono essere accompagnate da un percorso di accoglienza e accettazione. Se guardiamo i numeri – prosegue nell’intervista –  ad eccezione di quell’anno dell’accordo, secondo me discutibile, con la Libia secondo cui fermando i migranti si ferma il fenomeno, negli ultimi anni il flusso è stato continuo. Ed è mancata la pianificazione, non ci possiamo accorgere oggi che era necessario rivedere le regole del trattato di Dublino e intanto si tocca con mano l’assenza totale dell’Unione europea nella relocation dei profughi. Diciamoci la verità, l’Europa non sta aiutando in questa emergenza eppure abbiamo la stessa Europa che è capace di sanzionare gli Stati sulla finanza, sull’agricoltura, sulle banche ma non è capace di sanzionare quegli Stati che si rifiutano di accogliere i profughi. E questo forse non aiuta a costruire un clima di fiducia. I numeri certificano il fallimento ma parlano di incapacità nazionale ed europea di pianificare. Primeggiamo invece nella qualità dell’accoglienza. Se ci confrontiamo con la Turchia o la Grecia non c’è paragone, la nostra è una risposta coerente con i nostri valori, i nostri principi e le nostre tradizioni”.Proprio sul tema della mancanza di pianificazione, il Presidente della Croce Rossa dice: “Bisogna parlare con chiarezza. Mi sembra che l’Europa giri le spalle alla realtà, si volti dall’altra parte Un esempio per tutti. L’accordo con la Turchia, rispetto a persone che hanno diritto alla protezione come i siriani, secondo la protezione internazionale comporta il diritto all’accesso al lavoro come è giusto che sia. In Turchia questo non esiste e ciò vuol dire che viene meno un principio fondamentale delle convenzioni internazionali che ci siamo obbligati a rispettare. Non si è voluto pianificare, forse perché chi pianifica rischia di perdere il consenso e si sono sacrificati diritti fondamentali della persona”. Non sono mancati riferimenti alle attività di CRI in sostegno dei meno abbienti e delle fasce più svantaggiate della popolazione. “I nuovi poveri sono delle figure insospettabili, sono famiglie della media borghesia in cui uno dei due perde il lavoro con dei figli da crescere. È profondamente cambiata la composizione della povertà, una volta era il pensionato sociale, oggi abbiamo tantissime persone che non ce la fanno ad arrivare alla terza settimana. Chiedono di essere assistite, non ce la fanno ad andare avanti con il nostro welfare, che è anche arretrato perché i fondi per il sociale sono diminuiti sia a livello nazionale che locale. Una situazione drammatica. Negli ultimi 18 mesi c’è stato forse un rallentamento, ma ogni anno incontriamo e veniamo in contatto con 400mila famiglie, che rappresentano un numero impressionante”. Croce Rossa è da sempre impegnata anche nell’assistenza sanitaria. A fronte della crisi della sanità pubblica, continua ad essere pressante la necessità di fare ricorso al mondo del volontariato. “Non voglio entrare nel tema delle riforme – commenta Rocca – ma sicuramente la regionalizzazione non ha aiutato. Uno dei temi su cui veramente si dovrebbe aprire una riflessione seria è quello dei costi della sanità, perché ci sono alcune regioni assolutamente sprecone e altre che riescono a starci. Il nostro è uno dei servizi sanitari migliori al mondo e lo è grazie ad alcune regioni che con il criterio di distribuzione sono riuscite a creare delle eccellenze. Rispetto al privato accreditato dico che chi sa fare bene le cose le faccia, ma il problema vero è quello della programmazione. A mio avviso c’è bisogno veramente, e lo dico anche da tecnico, di migliorare la capacità di programmare in alcune regioni. La premessa è sì la centrale di acquisti, ma il costo vero della sanità è l’ospedaletto di dieci posti che non salva le vite, che fa comodo come poliambulatorio o perché ci mettiamo l’anziano che ha la bronchite, ma in realtà non hanno senso i reparti specialistici in piccole strutture perché è quello il costo nascosto del sistema sanità. La politica – prosegue – ha paura di fare certe scelte e questo alla fine penalizza in maniera enorme. Oggi la sanità è completamente diversa da quella di ieri. Mille esempi si possono fare che non toccano il discorso pubblico o privato, tocca la capacità della politica di fare delle scelte di programmazione. Il cittadino vuole essere curato, non sapere se l’ospedale è pubblico o privato. La tecnologia in sanità sta avanzando in maniera veloce e anche i costi cambiano, la spesa di una tac non è la stessa di 10 anni fa. Noi invece siamo elefantiaci ad aggiornare i costi, i rimborsi. D’altronde il Ministero ha le mani legate, può intervenire sui lea, ovvero i livelli essenziali di assistenza; il potere è regionalizzato e questo crea sperequazione. Sarebbe senza dubbio meglio tornare ad un sistema centralizzato anche per avere una parità di trattamento”.Alla domanda sullo stato di salute delle organizzazioni internazionali umanitarie, anche alla luce delle numerose missioni della Croce Rossa, Rocca ha risposto così: “Non si è mai faticato come in quest’ultimo anno. Per esempio il numero di rifugiati è stato il più alto dalla Seconda Guerra Mondiale.  Questo vuol dire che è in atto una guerra mondiale non nel senso di conflitto armato ma di quello che investe la povertà, la vulnerabilità. Poi ci sono dei conflitti dimenticati, per esempio quello che sta avvenendo dalle parti del lago Ciad, Nigeria, dove ci sono la carestia, la fame, la miseria. Abbiamo un continente completamente abbandonato e divorato dalla speculazione, che è l’Africa, abbiamo molta povertà e difficoltà sociali e anche politiche nel sud est asiatico, per non parlare del medio Oriente, quindi gli appelli finanziari lanciati dalle comunità internazionali ammontano a richieste di svariati miliardi per coprire i bisogni delle popolazioni delle varie aree di crisi. E’ un momento terribile. “Un anno fa eravamo impegnati con l’ebola, poi con l’Ucraina dove c’è una fase di stallo del conflitto ma centinaia di migliaia di persone stanno ancora subendo sulla loro pelle le conseguenze, davanti casa nostra abbiamo una serie di situazioni critiche di cui non si parla abbastanza e di cui non ci rendiamo conto”.Quanto è difficile gestire la Croce Rossa? “Tanto – risponde Rocca – ma ne vale la pena. C’è un grande rapporto di affetto tra tutti e ci sono anche momenti di scoramento, ma ogni volta che si ricompie il miracolo di aiutare le persone è una soddisfazione che fa dimenticare le arrabbiature, le notti perse, i fine settimana sacrificati. Non nascondo che a volte quando vedo i nostri volontari all’opera non riesco a trattenere le lacrime. In conclusione, uno sguardo al futuro: “Sono stato appena rieletto alla presidenza nazionale, oggi la mia sfida è traghettare la Croce Rossa e completare il processo di riforma. Questo il patto che ho fatto con coloro che mi hanno eletto. Incarichi oltre i confini? È prematuro, ma un ruolo internazionale non è incompatibile con l’attuale presidenza. Sarebbe meravigliosa la presidenza internazionale, però è un cammino impegnativo. Va detto che in realtà all’estero noi siamo visti come un modello, un esempio, il percorso della ristrutturazione e riorganizzazione, anche della nostra leadership, sta portando a indici positivi come l’aumento del volontariato e delle sedi. I profeti di sventura sono stati tutti smentiti, e questo vuol dire che la strada intrapresa era quella giusta”.Dove vuole portare, Rocca, la Croce Rossa Italiana? “A continuare il radicamento nei territori, con radici sempre più forti e profonde nelle nostre comunità. Il messaggio con cui mi piacerebbe essere ricordato è quello di aver aperto gli occhi rispetto alle responsabilità che hanno i nostri leader, uomini e donne che guidano la CRI, di saper leggere i bisogni dei loro territori”.

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