La Croce Rossa Italiana è più forte di prima. E' andato in crisi un sistema malato che non era più sostenibile

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L’articolo, uscito ieri sul Corriere della Sera a firma di Sergio Rizzo, ci dà lo spunto per fare chiarezza sulla situazione dei dipendenti della Croce Rossa su cui spesso si fa confusione attribuendo al nuovo corso della CRI colpe che invece appartengono a negligenze, irresponsabilità e lassismo del passato. Chi oggi dice che la Croce Rossa è in crisi, mente.Non lo sosteniamo noi, ma è certificato, non solo dall’ultima relazione della Corte dei Conti dell’ottobre scorso, ma anche e soprattutto dalle migliaia di attestazioni di fiducia, dai ringraziamenti delle persone assistite, dagli articoli e dai servizi giornalistici che raccontano un’associazione forte e in grado d’intervenire per risolvere qualsiasi vulnerabilità. Peccato che a tutto questo non venga dato almeno lo stesso risalto di quanto non venga fatto con le polemiche.Solo per citare l’ultimo anno, nel 2014, grazie all’attività dell’Area Tre, emergenza e protezione civile, abbiamo assistito 267mila persone utilizzando 1000 mezzi con 10mila volontari. Non solo, per quanto riguarda il Servizio Sanitario abbiamo soccorso centinaia di migliaia di persone con le ambulanze, inserite nel sistema del 118. La CRI ha costruito poi un intero villaggio ad Haiti per dare casa e lavoro agli sfollati del terremoto, dopo averli ospitati in Italia. A settembre siamo andati nel Kurdistan iracheno dove abbiamo assistito e rifocillato 100mila profughi.Ma non è finita qui. La Croce Rossa ha soccorso 100mila richiedenti asilo sbarcati sulle nostre coste e ha assistito fin sulle navi, grazie all’ausiliarietà con le Forze Armate, le migliaia di migranti salvati con l’operazione Mare Nostrum. Non dimentichiamo poi i servizi Sasfid di ogni sera che portano un po’ di ristoro ai senza fissa dimora, le migliaia di famiglie sostenute dalla nostra Associazione in un momento di crisi economica e poi tutti i servizi dedicati alla formazione e alla donazione del sangue. Questi sono i numeri di cui andiamo orgogliosi e che ci consentono di affermare che se non ci fosse la CRI l’intero Paese avrebbe qualcosa in meno. Stiamo crescendo, i numeri ce lo dicono e il merito è di tutti coloro che stanno lavorando con passione e dedizione. Questa, appena descritta, è la fotografia reale della Croce Rossa di oggi, più presente e più forte che mai con un’incredibile e maggiore capacità d’intervento dei Comitati territoriali ormai privatizzati come previsto dal decreto 178/2012. Ciò non toglie che ci siano dei problemi che bisogna risolvere.Ma non oggi, già da ieri, da quando siamo entrati per riportare ordine in un’associazione commissariata per 26 anni degli ultimi 30 che mirava più ormai alla sua stessa salvaguardia, che non alla tutela delle vulnerabilità esterne, creando debiti su debiti. In 6 anni abbiamo fatto tantissime cose per cercare di rimettere in sesto una struttura destinata inevitabilmente a implodere per lo stato in cui versava. Lo abbiamo fatto riducendo gli sprechi e migliorando la macchina. Ma poco potevamo di fronte ai numeri dei dipendenti (attualmente 3176) che sono in ogni caso in eccedenza. Perché? La storia è purtroppo molto più semplice di come la si voglia rappresentare. La Croce Rossa deve assolvere ad alcuni compiti istituzionali relativi alle emergenze nazionali e internazionali, alla formazione del volontariato, all’ausiliarietà alle Forze Armate, nonché a compiti di cooperazione internazionale e diffusione del Diritto Internazionale Umanitario. Per questi doveri serve la metà del personale attualmente impiegato.A questo si aggiunge un’altra storia, figlia di quel lassismo e di quella irresponsabilità di cui sopra e che riguarda i dipendenti che sono stati contrattualizzati in virtù delle convenzioni che i Comitati hanno sottoscritto con le Asl. Si tratta di circa 1400 lavoratori che, in base alla Finanziaria del 2007, avrebbero dovuto essere stabilizzati dalla Funzione Pubblica, a seguito di un’intesa presa nella Conferenza Stato Regioni. Accordo che però non è stato mai raggiunto, lasciando la questione ai tribunali che hanno dovuto optare per l’unica soluzione presente: pesare sulle casse della Croce Rossa. Quegli stessi lavoratori oggi, avendo ottenuto la stabilizzazione e avendo rifiutato (era nei loro diritti) il contratto Anpas, si ritrovano purtroppo in una situazione di eccedenza e a questo punto solo il tavolo della Funzione Pubblica potrà dirimere la questione. Questa è in estrema sintesi la storia della nostra Associazione, alle prese oggi con una proroga di un anno della privatizzazione (del Comitato Centrale e dei Comitati Regionali), il tempo necessario per apportare i giusti correttivi al 178/2012, i cui decreti attuativi sono ancora mancanti e la cui modifica potrebbe portare a un diverso assetto istituzionale, auspicato dalla CRI, consentendo al personale una mobilità migliore e alla Croce Rossa di occuparsi dei suoi compiti istituzionali.Per quello che ci riguarda noi siamo più forti di prima. La Croce Rossa non è in crisi, è andato in crisi un sistema clientelare che non era più sostenibile.

  

  

          

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