I volontari della Mezzaluna Rossa Siriana in prima linea per aiutare la popolazione

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Maa’n Nakaash dice che il volontariato lo farà un medico migliore, e gli offre l’opportunità di aiutare la sua comunità

di Vivian Tou’meh, IFRC Maa’n e Basel stavano lavorando al centro della Mezzaluna Rossa Siriana (SARC) a Tijara, vicino a Damasco, quando un colpo di mortaio ha colpito l’edificio il 4 Agosto 2013. Maa’n ha perso un dito del piede e Basel ha bisogno di un’operazione per ricollegare un tendine del ginocchio, che inibisce la sua capacità di camminare. Entrambi hanno deciso di continuare la loro attività di volontari.”Una telefonata da qualcuno che ti ringrazia per l’aiuto che hai fornito durante l’emergenza ti incoraggia a continuare il volontariato”, dice Maa’n Nakaash che ha 23 anni. Studia medicina ed è all’ultimo anno. “Impariamo molto all’università, ma qui impariamo le azioni reali nelle situazioni di emergenza”, dice. “Quando la vita di qualcuno è in pericolo, puoi fare qualcosa per salvare la sua vita”.Maa’n ha aderito alla SARC nel maggio del 2013. Ha sentito parlare dell’organizzazione da amici. Dalle loro storie, ha iniziato a capire come i volontari SARC forniscano aiuto a tutti coloro che ne hanno bisogno. “Quando diventi volontario, dai il meglio di te, ma acquisisci anche  molta esperienza” dice  Maa’n.Basel ricorda vividamente il primo giorno che ha lavorato con i volontari della SARC. E’ stato in un rifugio a Dahiat Qudsaia, a nord ovest di Damasco. Stavano lavorando insieme per fornire un riparo agli sfollati e ha scoperto quanto fosse felice nell’aiutare gli altri. “E ‘stata la prima volta che ho visto come i volontari della SARC stavano facendo la differenza”, dice. “Il mio desiderio di fornire assistenza agli altri mi ha spinto a diventare volontario con la SARC. Ho sempre voluto donare il mio tempo per servire la mia società, la mia gente”.Sebbene sia  stato ferito nel corso dello svolgimento dei suoi compiti umanitari, i membri della famiglia di Maan continuano a incoraggiarlo e a sostenerlo nella sua attività di volontariato. “La mia famiglia crede che questa sia una mia scelta. Voglio aiutare le persone più vulnerabili , soprattutto perché la mia famiglia è anche colpita da questi momenti difficili”.

  

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Basel

La famiglia di Maan è sfollata dalla propria casa a Daria. Ora vive ad al-Zahira. Conoscono di persona i problemi degli sfollati siriani a causa dei combattimenti con cui stanno cercando di convivere.I soccorritori devono affrontare molte sfide in Siria oggi. “Certo, abbiamo bisogno di più capacità alla luce della situazione”, dice Maa’n. “Ma non è solo il numero di volontari che fa la differenza, ma anche i centri di risposta che consentono loro di svolgere la missione umanitaria”.Il primo soccorso deve essere spesso fornito nel minor tempo possibile. “Alcune emergenze prendono 12-13 minuti. Questo è il tempo necessario per essere trasferito in un ospedale e salvare la vita di una persona”, dice Maa’n. “Abbiamo bisogno di più centri di risposta, specialmente nelle aree più lontane”.Quando ha iniziato a lavorare, Maa’n faceva turni di 12 ore. Ora fa i turni presso il Centro Operazioni di Emergenza, spesso sette giorni su sette.Maa’n dice che continuerà a fare  volontariato quando la crisi finirà perché crede che il volontariato sia una parte importante del suo lavoro come medico. “In Siria non abbiamo tanti paramedici in modo da poter fare la differenza”, dice.Come gli eventi in Siria dimostrano, i volontari della SARC sono sempre più vulnerabili agli attacchi. Dall’inizio del conflitto, 33 volontari della SARC hanno perso la vita e molti altri sono stati feriti durante l’attività.Nonostante i pericoli e gli attacchi diretti, gli operatori sanitari e i volontari della SARC continuano la loro missione nelle zone direttamente colpite dai combattimenti, vaccinando i bambini contro la polio in tutto il Paese e fornendo servizi sanitari ai più vulnerabili. “Noi vogliamo sempre aiutare”, dice Maa’n. ” Ma ci sono ancora luoghi che le nostre ambulanze e le nostre squadre non sono in grado di raggiungere”.

  

      

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