Francesco Rocca sull’Huffington Post: “Non rifare gli errori del passato in Libia e con i CIE”

 Attività di soccorso ai migranti nell'ambito della missione congiunta CRI - Moas. Un volontario tiene in braccio una bambina. Foto: Emiliano Albensi, Croce Rossa Italiana 

“Non rifare gli errori del passato in Libia e con i CIE”, questo l’invito del presidente nazionale di Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca, alle Istituzioni italiane ed europee.Quello che manca, scrive Rocca sulle colonne dell’Huffington Post, sono “un approccio coordinato a livello comunitario e una riforma del sistema di accoglienza europeo”. Mentre il ministro dell’Interno Marco Minniti è in missione per stringere nuovi accordi bilaterali per i rimpatri, il presidente di Croce Rossa ricorda che “ritornare a parlare solo di CIE e di motovedette in Libia come risposta alla cosiddetta emergenza immigrazione è sinonimo di sconfitta di un sistema che continua a trattare le migrazioni come, appunto, un fenomeno emergenziale”.“Siamo arrivati al punto che quando si parla di migrazioni – si legge nell’articolo – chi sostiene la sacrosanta tutela dei diritti fondamentali della persona e il rispetto delle convenzioni sottoscritte anche dal nostro Paese sembra essere diventato un nemico della nazione: è un paradosso inaccettabile”.“Sulla pelle dei migranti si giocano le campagne elettorali in tanti paesi europei – spiega Rocca – come nel nostro che ormai è in una campagna elettorale permanente. Fomentare l’odio e la xenofobia, soffiare sul fuoco della paura del diverso, chiudere la porta a chi ha bisogno: tanti sono i modi in cui un certo tipo di politica cerca di raccattare qualche voto frutto della disperazione”.

  Attività di soccorso ai migranti nell'ambito della missione congiunta CRI - Moas. Una ragazza, spaesata, scende dalla nave che l'ha soccorsa. Foto: Emiliano Albensi, Croce Rossa ItalianaAttività di soccorso ai migranti nell'ambito della missione congiunta CRI - Moas. Un uomo, dall'espressione sollevata, scende dalla nave. Foto: Emiliano Albensi, Croce Rossa ItalianaAttività di soccorso ai migranti nell'ambito della missione congiunta CRI - Moas. Un uomo scende dalla nave. Loaspetta a terra il personale sanitario di Croce Rossa. Foto: Emiliano Albensi, Croce Rossa Italiana  

“D’altra parte, non dobbiamo avere paura di parlare di rispetto delle regole, per tutti, in maniera eguale, che siano arrivati in barca o che siano italiani da sette generazioni, non cambia – continua il presidente di Croce Rossa – Chi delinque va fermato, ma basta con la narrazione tossica sui migranti, basta con la strumentalizzazione delle notizie e la cattiva informazione che porta all’equazione delinquente uguale immigrato. Così non si combatte l’immigrazione, si fomentano solo nuove guerre tra poveri”.Rocca sottolinea anche che “non esiste, al momento, una concreta politica di cooperazione, capace di intervenire a medio-lungo termine sui fenomeni migratori. Basta fare un esempio che è il simbolo del fallimento delle cosiddette politiche di sviluppo: negli anni ’80 accoglievamo persone scappate dal Corno d’Africa, dopo oltre trent’anni, la situazione è drammaticamente identica. È evidente che i rimpatri non possono essere l’unica soluzione. Tanto per fare un altro esempio, un migrante che scappa da un posto dove i cambiamenti climatici hanno portato la siccità merita di essere rimandato a casa?”.

 
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