Filippine: il pensiero della sua famiglia ha sorretto Eugenio durante i quasi sei mesi di prigionia
Alain Aeschlimann, responsabile delle operazioni del CICR in Asia Orientale, Asia Sudorientale e nel Pacifico, commenta la liberazione di Eugenio Vagni, collaboratore del CICR, e le attività del CICR attualmente in corso nelle Filippine.
Com’è avvenuta la liberazione di Eugenio? Il CICR ha dovuto pagare un riscatto? Innanzitutto desidero esprimere la gioia e il sollievo immensi per il rilascio di Eugenio, che fortunatamente sta bene, ha potuto riabbracciare moglie e figlia e presto partirà alla volta dell’Italia per riunirsi con il resto dei suoi familiari. All’alba del 12 luglio, ora locale, i rapitori hanno consegnato Eugenio al vice-governatore di Sulu, Nur-Ana I. Sahidulla. Il CICR non ha versato nessun riscatto per la liberazione di Eugenio, così come non lo ha fatto quando Mary Jean Lacaba e Andreas Notter sono stati rimessi in libertà nel mese di aprile. Non pagare riscatti è uno dei principi del CICR. Fare eccezioni a questa politica ormai consolidata significherebbe non solo mettere a repentaglio l’incolumità del personale del CICR, ma anche compromettere la capacità dell’organizzazione di lavorare in zone di conflitto e in altre regioni sensibili in numerosi Paesi, comprese le Filippine. Dopo il sequestro dei nostri tre colleghi il 15 gennaio, ci siamo impegnati al massimo per riportarli a casa sani e salvi. Siamo rimasti in assiduo contatto con coloro che hanno svolto un ruolo attivo nella risoluzione della crisi, in particolare le autorità locali e nazionali. Desideriamo esprimere ancora una volta la nostra più profonda gratitudine a tutti quelli che hanno lavorato dietro le quinte per ottenere la liberazione di Mary Jean, Andreas e Eugenio. Com’è riuscito Eugenio a sopravvivere a sei mesi nella giungla e come sta adesso? Eugenio ci ha detto che non ha mai smesso di pensare alla sua famiglia e che questo lo ha aiutato a non arrendersi. Era determinato a ritornare. Si è nutrito in modo molto frugale: mangiava praticamente solo riso e pesce, qualche volta frutta. Dal punto di vista della salute sta sorprendentemente bene per una persona che ha passato quasi sei mesi di prigionia in condizioni molto difficili. Adesso l’importante è che Eugenio si riposi e trascorra un po’ di tempo insieme alla moglie, ai figli e al resto della famiglia in Italia. Qual è la posizione del CICR rispetto ai rapimenti in generale? Condanniamo tutti i sequestri di persona, che rappresentano una violazione dei diritti umani e della legge internazionale. Condividiamo la sofferenza degli ostaggi e dei loro familiari, ai quali manifestiamo tutta la nostra solidarietà. Il CICR continua a temere per la sorte degli altri prigionieri in mano ai ribelli nel sud delle Filippine. Il CICR continuerà a lavorare nelle Filippine? Il CICR ha preso un impegno nei confronti della popolazione filippina e intende mantenerlo. Continueremo quindi a proteggere e assistere le vittime del conflitto armato e di altri episodi di violenza nel Paese, soprattutto nel Mindanao Centrale, dove decine di migliaia di famiglie vivono ancora in centri per sfollati. Insieme alla Croce Rossa nazionale delle Filippine, il personale del CICR sta distribuendo cibo e altri prodotti essenziali come sapone e olio da cucina a coloro che hanno dovuto abbandonare le loro case. Continueremo inoltre a formare il personale carcerario e a riparare le strutture all’interno delle prigioni per aiutare le autorità nazionali a fronteggiare il problema umanitario nei luoghi di detenzione.