Etiopia: oltre 1.500 rifugiati sudanesi si mettono in contatto con i propri parenti grazie alla Croce Rossa

Più di 1.500 rifugiati sudanesi in Etiopia occidentale sono riusciti a parlare con le loro famiglie tramite telefono cellulare grazie a un servizio istituito dal Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) ai primi di novembre.  Molti dei rifugiati ospiti nei campi in Ademazin, Sherkole e Togo non avevano notizie dei propri cari da quando, molte settimane fa, erano fuggiti dal conflitto nel Nilo Azzurro in Sudan. “Due mesi fa sono fuggito dal mio paese, abbandonando mio figlio, dopo aver assistito alla morte dei miei vicini. Da quel momento non ho fatto altro che preoccuparmi per lui, ma ora mi sento sollevato”, ha detto Dewane Sebit Ahmed, una rifugiata del campo. “Ora so che mio figlio è vivo e ho potuto parlare con lui.”Il servizio di telefonia mobile per i rifugiati è gestito congiuntamente dal CICR e la Società della Croce Rossa etiope. A ogni rifugiato che arriva nei campi è data la possibilità di fare una telefonata a un parente stretto o a un’altra persona cara che si trova in Sudan o in qualsiasi parte del mondo. Le chiamate possono durare fino a due minuti e sono limitate alla famiglia e alle notizie personali.”Per i rifugiati il fatto di non sapere come stanno le persone che si sono lasciate è una cosa molto difficile da sopportare”, ha detto Micha Wedekind, il delegato del CICR responsabile del servizio. “Il modo più rapido ed efficace per porre fine alla loro ansia, in questa situazione molto difficile, è quello di aiutarli a chiamare a casa.”Il CICR lavora in Etiopia dal 1977. Una delle sue principali attività che svolge in questo paese è quella di ripristinare il contatto tra parenti stretti, in particolare tra coloro i quali sono stati separati dalla chiusura del confine Eritrea-Etiopia e tra i rifugiati sudanesi separati da altri membri delle loro famiglie.

  

  

          

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