Emergenza migranti: Lampedusa, il racconto dello sbarco 'del giorno della mamma'

“Lo abbiamo ribattezzato lo sbarco del giorno della mamma e di future mamme ne abbiamo salvate 4, portate via dalla furia del mare e dagli scogli: volontari, medici, logisti della Croce Rossa Italiana con l’aiuto di Carabinieri, Vigili del Fuoco, Guardia Costiera e molti altri rappresentanti delle Istituzioni ma anche gente comune … abbiamo lavorato tantissimo ma bene, un vero e proprio gruppo unito con l’unico scopo di aiutare chi in quel momento stava per morire”.  Sono queste le parole che Roberto Raffaele Pepe, direttore del Posto Medico Avanzato della Croce Rossa Italiana a Lampedusa, usa nel descrivere ciò che è stato fatto per portare in salvo i circa 500 migranti che nella notte tra sabato 7 e domenica 8 sono sbarcati sull’isola. “Siamo stati allertati intorno all’1.25 e in 12 tra volontari, medici, infermieri e logisti della CRI ci siamo subito diretti verso la collina che sovrasta gli scogli. Da lì con l’aiuto della torre faro dei Vigili del Fuoco e dei Carabinieri abbiamo potuto issare a bordo delle barelle spinali le 4 ragazze in gravidanza, una di loro era all’8° mese, e dopo iniziare a stabilizzarle all’interno delle ambulanze della CRI. Inoltre, abbiamo fatto un primo triage a tutti i migranti, soccorso 4 di loro in grave stato di ipotermia e curato un giovane con una frattura a tibia e perone per poi trasportarli al Poliambulatorio di Lampedusa.  Nel frattempo – continua Pepe – al porto gli altri operatori della CRI, circa una decina, lavoravano all’interno del Posto Medico Avanzato per soccorrere 9 dei bambini che la Guardia Costiera era riuscita a portare in salvo dal barcone. E’ stata dura – conclude il medico della Croce Rossa Italiana – ma ce l’abbiamo fatta, abbiamo vissuto emozioni molto forti e sono state 4 ore di lavoro molto impegnativo ma siamo soddisfatti di quello che abbiamo fatto”.

  

  

       

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