Emergenza Migranti: 22 giorni al Campo di prima accoglienza di Civitavecchia

Attività CRI Civitavecchia (Roma)

Solo poche ore di preavviso, eppure la Croce Rossa ha risposto come sempre: in maniera puntuale e precisa. L’emergenza migranti è giunta a Civitavecchia come un fulmine a ciel sereno. Poche ore per fare sopralluoghi e decidere il da farsi. Il Comitato Locale di Civitavecchia, guidato dal suo Commissario Micaela D’Andrea (che ha affiancato per tutto il tempo Giovanni Kheiroui, Massimo Ventimiglia, Antonio Morrone, Carlo Remor e il Direttore Sanitario CRI del campo Antonio D’Elia) in prima fila, ovviamente. Come “padroni di casa” non poteva essere altrimenti. Ma anche i comitati limitrofi, come Tarquinia e Santa Severa, Viterbo e Roma non sono stati certo da meno. Uomini e mezzi pronti al porto in attesa dello sbarco di 680 migranti Tunisini provenienti da Lampedusa. Non è stato uno scherzo, né le operazioni di sbarco e trasporto né il mettere in piedi una struttura accogliente in una caserma, la De Carolis, chiusa ormai da 6 anni.

  Attività CRI Civitavecchia (Roma)

Dalle 13.00 del 5 aprile, per 22 giorni, fino alla chiusura del campo quindi, un lavoro senza sosta. Ventiquattro ore su ventiquattro. Distribuzione viveri, sigarette, vestiario, kit igienici, infermeria e visite ambulatoriali, corse in ospedale di ambulanze (anche se quasi tutti gli ospiti del campo erano in ottime condizioni di salute). Anche qualche piccola protesta per un permesso che tardava ad arrivare, turni anche di 18 ore “rubando” il tempo alle proprie famiglie e ai propri figli. Spesso anche al lavoro.Questa la vita di tutti i volontari che hanno dato vita al campo accoglienza di Civitavecchia. Croce Rossa, Primari del San Camillo-Forlanini e Direttori Generali, Sanitari e Amministrativi della Asl RMF, Protezione Civile e Forze dell’Ordine; tutti insieme come un solo braccio hanno operato al meglio. E così è stato, ricevendo il plauso delle Istituzioni e dei cittadini.I Sette Principi hanno animato un lavoro senza sosta, per cui gli unici riconoscimenti, dopo tanta fatica, sudore, arrabbiature e incomprensioni, risate e tensioni, sono stai quei sorrisi e quei “grazie Italia, grazie Croce Rossa” dei migranti tunisini che uscivano felici dal campo De Carolis con il loro permesso di soggiorno e tanta speranza per il futuro.

  

          

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