Diario dalle Filippine: “Sembra una zona di guerra”

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Credit Netherlands Red Cross Merlijn Stoffels

di Merlijn StoffelsPubblichiamo uno dei diari scritti Merlijn Stoffels della Croce Rossa Olandese in questi giorni nelle Filippine per documentare l’attività della Croce Rossa. Questo brano è del 17 novembre 2013.  Quando guardo fuori dal finestrino della mia macchina, sembra che a Tacloban sia esplosa una bomba. Non c’è nemmeno una casa in piedi. Vedo una macchina, messa in verticale, appoggiata contro un muro. Un po’ più lontano un camion è sdraiato su un fianco, il tifone lo ha sollevato e poi gettato via come se fosse leggero quanto una piuma. Mi riesce difficile credere ai miei occhi. E tuttavia, è l’amara verità . Il terreno è disseminato di detriti, macerie come legno, lamiere contorte di tetti, frigoriferi , televisori e talvolta, purtroppo, in mezzo al tutto si vede anche un corpo. Mentre guidiamo oltrepassiamo un camion carico di morti. I volontari della Croce Rossa e l’esercito sono in giro, intenti a rimuovere i corpi. Inoltre spargono della polvere bianca per neutralizzare l’odore. Non è un lavoro da poco considerando che nei luoghi dove ci sono molti corpi in putrefazione prevale un penetrante e aspro odore di decomposizione. Improvvisamente inizia a piovere a dirotto. Un foglio di cartone sopra le loro teste è l’unica protezione che hanno i filippini. Non c’è un posto dove mettersi al riparo. Vediamo molti cartelli lungo la strada con i messaggi ‘Aiutateci’ e ‘Abbiamo bisogno di cibo e acqua’. I bambini piccoli tendono le mani nella speranza che una delle vetture si fermerà per dare loro qualcosa.

  

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Credit Netherlands Red Cross Merlijn Stoffels

Andare in chiesaOggi è domenica, e le Filippine sono l’unico paese in Asia dove la maggioranza della popolazione è cattolica. Disastro o non disastro, i filippini vanno in chiesa. Ma anche la chiesa è stata completamente distrutta. Mentre ci dirigiamo verso Tacloban, vediamo sacerdoti che predicano i loro sermoni, in piedi tra cumuli di macerie. In qualche modo c’è qualcosa di così tranquillo in tutto ciò, in mezzo a tutto questo caos. Se mi guardo attorno e vedo il danno che Madre Natura ha fatto, non ho niente da pensare ma profondo rispetto per le persone che, nonostante tutto, riescono a mantenere la loro fede in Dio e la Chiesa. “Sembra una zona di guerra” dice il mio collega di Croce Rossa, Gen, con un voce molto triste. Annuisco d’accordo. Il fumo dei mucchi di detriti e spazzatura che le persone stanno bruciando serve solo a rafforzare questa immagine e la sensazione che evoca. Guerre e catastrofi naturali, due realtà che non differiscono più di tanto, le vittime lottano sempre con gli stessi problemi.Hanno bisogno di tuttoPer fortuna sulla strada vediamo autobotti della Croce Rossa per l’acqua e operatori in azione. Stanno distribuendo generi di soccorso e aiutano per la pulizia dei detriti. A Tacloban andiamo a vedere una sala operativa temporanea della Croce Rossa sita al Leyte Park Hotel. L’hotel si trova su una montagna ed è quindi meno danneggiato rispetto al resto della città. Il personale della Croce Rossa di tutto il mondo è venuto a Tacloban per dare una mano. Questo aiuto varia dall’assistenza tradizionale a quella altamente specializzata, come ad esempio gli esperti di medicina legale che aiutano a identificare i corpi  e gli ingegneri idraulici che contribuiscono a riparare il sistema di approvvigionamento idrico. Hanno bisogno di tutto qui. Vedo camion con generi di soccorso che vanno avanti e indietro. Ci sono anche molti giornalisti che soggiornano nell’hotel. Diverse postazioni televisive sono state piantate ai piedi della montagna. I reporter fanno trasmissioni in diretta, parlano con i presentatori in studio nel loro paese di provenienza, alle loro spalle le rovine della città. Il portavoce della FICR sta rilasciando un’intervista. “La miglior cosa è essere vicini l’uno all’altro , in modo che possiamo almeno dare continui aggiornamenti” mi confida dopo.

  

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Credit Netherlands Red Cross Merlijn Stoffels

In tendaProseguiamo il nostro viaggio verso la vicina isola di Samar. Le isole sono collegate da un grande ponte. Guidiamo per ore passando villaggi decimati e città, taluni più devastati di altri. Una volta l’isola era così bella, le montagne ora sono marroni, le palme che un tempo punteggiavano i loro lati sono state tutte buttate giù. La nostra meta finale di oggi è Guiuan. Questa città è stata la prima ad essere colpita dal tifone ed è stata cancellata completamente dalla carta geografica. Quasi tutti i 50.000 abitanti sono stati colpiti. Fortunatamente, ci sono ‘solo’ 100 morti da piangere. La situazione non è così male come a Tacloban, dal momento che con la tempesta la città è stata anche inondata. Parlo con una donna che è fuggita da Tacloban. E’ dovuta scappare perché non c’era abbastanza acqua potabile per tutti. “Altrimenti non saremmo sopravvissuti”, ci spiega. Passiamo la notte con i colleghi della Croce Rossa delle Filippine. Stanno dormendo in aeroporto, lì sono state raccolte quantità enormi di aiuti umanitari. Gli operatori non hanno nemmeno tende a sufficienza dove dormire. Dopo che ho piantato la mia tenda, prometto che potranno averla quando andrò via. La notizia è per loro un raggio di sole e promettono che quando partiranno la daranno alle altre vittime del ciclone che ne hanno allo stesso modo tanto bisogno. Come aiutare le FilippineE’ possibile donare con:Carta di creditoChiama il numero verde 800.132.870 dal lunedì al sabato dalle 9.00 alle 19.00 per effettuare la tua donazione con carta di creditoIn postaVersamento su conto corrente n° 85593614o con IBAN: IT 79  U 07601 03200 000085593614intestato a AGIRE onlus, via Aniene 26/A – 00198 Roma.Causale Emergenza FlippineIn bancaConto corrente bancario presso Banca Prossima intestato a AGIRE ONLUSIBAN: IT79 J 03359 01600 100000060696Per versamenti dall’estero codice BIC: BCITITMX

          

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