Croce Rossa: contro la violenza sulle donne occorre una battaglia culturale

stanza bambini

La rete dei Centri Antiviolenza della CRI

Se per un italiano su tre la violenza domestica sulle donne è un fatto privato da risolvere all’interno della famiglia (come emerge dal report realizzato da Intervita con il supporto di Ipsos), vuol dire che la battaglia da fare è ancora molto lunga, ma soprattutto si gioca sul piano culturale. “Occorre continuare a lavorare sull’uguaglianza di genere nella vita sociale, in famiglia e nel lavoro come la Croce Rossa fa ogni giorno attraverso i suoi volontari e operatori. Perché spesso la violenza è la conseguenza diretta di comportamenti discriminatori in questi ambiti”. Così il Direttore Generale della Croce Rossa Italiana Patrizia Ravaioli è intervenuta stamattina al convegno organizzato a Roma dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, nell’ambito delle manifestazioni per la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne. “Credo siano fondamentali – ha continuato – momenti di confronto come questo. Così com’è importante la collaborazione tra le istituzioni, promossa dalla Consigliera Nazionale di Parità Alessandra Servidori. Vietato abbassare la guardia di fronte a questi temi. La tutela delle donne e dei diritti umani passa inevitabilmente per la libertà, il lavoro, la cultura e l’educazione”. Ecco perché è sempre più necessario come Croce Rossa Italiana, che ha tra i suoi scopi quello di contrastare la violazione dei diritti umani, sensibilizzare la collettività sull’argomento e, nello stesso tempo, continuare a promuovere tutti quei percorsi già avviati da tempo. Come il progetto “Anita” di Vado Ligure (Savona) che con iniziative divulgative e con la formazione del personale sta già lavorando in questo senso da anni. E come i 4 centri, punti di eccellenza in Italia. Avezzano, Genova, Asti e Padova sono le 4 sedi dei centri antiviolenza della CRI. Avamposti umanitari che da anni si occupano di migliaia di donne.  Avezzano – Qui è stata fatta una scelta di campo fondamentale che guardasse alla violenza a 360 gradi, quella fisica, psicologica ed economica, per volontà della responsabile del centro, la Vicepresidente della CRI Maria Teresa Letta. Il centro, molto giovane, nasce nel 2011. Nel giro di due anni è stato contattato da 357 utenti. Centoquaranta di questi sono stati presi in carico, di cui 122 donne, 17 uomini e 1 bambino, prevalentemente per violenze subite da conviventi/coniugi, da ex partner, familiari e datori di lavoro, con un continuo aumento annuo di utenti. Il centro antiviolenza della CRI di Avezzano fa parte della rete dei centri di tutta Italia, collegato da settembre di quest’anno al numero nazionale 1522. Lo scopo, oltre all’accoglienza delle vittime di violenza, è quello di avvicinare le persone a una propria autonomia. È in questa direzione che vanno alcuni progetti come “Esci dal silenzio della violenza” finalizzato al reinserimento nel mondo del lavoro per le donne vittime di violenza, aumentando così il loro senso di autonomia e capacità; “Oasi 8 Marzo”, cofinanziato dal Dipartimento delle Pari Opportunità e con il quale il Centro antiviolenza di Avezzano ha aderito alla Rete Nazionale Antiviolenza, finalizzato a migliorare metodologie di lavoro e a far crescere una cultura comune dell’antiviolenza; ed  “Emozioni digitali ”, promosso dal ministero dell’Istruzione, che si propone di prevenire e contrastare il fenomeno della violenza, attraverso la realizzazione di un intervento psicoeducativo finalizzato a favorire lo sviluppo di abilità “life skills”  date spesso per scontate, come: autocoscienza, gestione delle emozioni, senso critico, decision making, problem solving, comunicazione assertiva, empatia. Un progetto, quest’ultimo, che dopo essere stato realizzato al “Virgilio” di Roma, continua la sua opera ad Avezzano all’istituto “Sacro Cuore” e nella scuola media statale “Camillo Corradini”.Asti – Nella stessa direzione va il Centro di ascolto “L’Orecchio di Venere”, attivo dal 2009, che offre accoglienza, ascolto, orientamento e sostegno a tutte le persone che attraversano un momento di disagio e di confusione, legato a fenomeni di violenza subita, praticata o assistita e che temono per la propria vita. Il personale, altamente qualificato, è costituito da circa 20 persone, tra cui medici, psicologi, avvocati e volontari CRI. Il Centro si avvale di tre operatrici per lo svolgimento della propria attività di segreteria in modo continuativo ed è collegato al 1522 con un operatore 24/24.Nel 2013 sono state accolte allo sportello con accesso diretto 47 persone e sono state 150 le chiamate telefoniche.Il Centro di ascolto l’Orecchio di Venere è convenzionato con una struttura che offre accoglienza per nuclei madre-bambino a disposizione di tutto il territorio provinciale nelle ore notturne e festive ove i consorzi socio-assistenziali e i Servizi Sociali del Comune di Asti non siano reperibili.Anche questo centro della Croce Rossa tende a sensibilizzare sull’argomento promuovendo eventi di discussione all’interno delle scuole come il progetto “Le parole della mia età” promosso nelle strutture scolastiche nel marzo scorso e volto all’educazione all’affettività. Diverso invece il progetto “Tina 4” , conclusosi nel  luglio scorso che è improntato all’accompagnamento al lavoro delle donne vittime di violenza, in collaborazione con il Comune di Asti. Padova– Donne al Centro è una Casa di seconda accoglienza per donne vittime di violenza domestica e loro figli minori che per la loro incolumità non possono tornare presso la loro abitazione abituale.Nel periodo ottobre 2013 – ottobre 2014 sono state ospitate 30 donne e 39 minori.L’età delle donne ospitate va dai 18 ai 40 anni, italiane e straniere, di diverse classi sociali a conferma che quello della violenza domestica e di genere è un problema trasversale e in aumento. Il Centro Antiviolenza di Padova affronta quotidianamente i temi del reinserimento lavorativo e sociale, per le donne, e il reinserimento scolastico per i minori. Oltre che su una stretta collaborazione con il Centro antiviolenza e Centro veneto Progetto Donna (CVPD), creando un lavoro di rete necessario ed efficace per risolvere al meglio le difficoltà delle donne vittime di violenza, Donne al Centro ha potuto contare su importanti partecipazioni con la rete, in particolare con i servizi dell’azienda sanitaria e dell’Ulss, con i servizi dei comuni di Padova, della provincia, con le forze dell’ordine e con professionisti privati.

  stanza da letto

Genova – Qui c’è SOS bambino, il cui titolo già trasmette l’essenza delle attività svolte al suo interno. La casa, che ospita dalla fine degli ‘90 fino a 6 nuclei familiari (mamma e bambino), è  nata dall’esigenza di attuare interventi per la tutela del minore in situazioni di maltrattamento e abuso, a rischio di disagio psicologico o vittima di relazioni disfunzionali. Una casa che è un centro antiviolenza a tutti gli effetti, ma che ha uno sguardo rivolto ai più piccoli, spesso vittime di violenza assistita. È qui che mamma e bambino vivono in camere spaziose e colorate per cercare, con l’aiuto di psicologhe ed educatrici, quell’armonia di cui sono stati privati per favorire un sano ed equilibrato processo di crescita del piccolo. Sono i servizi sociali e il Tribunale dei minori a segnalare i nuclei familiari da accogliere volta per volta. Nella casa, che è strutturata su due piani, ci sono anche una sala giochi per piccoli e grandi, una sala comune, una cucina in cui ogni nucleo familiare ha il suo frigorifero e la sua dispensa e la sala lavatrici e lavastoviglie  La permanenza varia dai sei mesi ai due anni a seconda del progetto individuale concordato. Solo nel 2014 la struttura ha accolto in totale 9 nuclei mamma-bambino di nazionalità italiana, marocchina, nigeriana, boliviana ed ecuadoriana. Madri di età compresa tra i 21 e i 44 anni e bimbi da 0 a 12. Alle psicologhe ed educatrici, presenti ogni giorno dalle 7 alle 20.30, spetta il compito di osservare e preparare le donne a una propria autonomia. Non è facile portare queste donne, a volte molto giovani, all’affrancamento totale dalla vita precedente. Spesso si tratta di madri che non sono autosufficienti economicamente. A volte si sopperisce con qualche donazione che viene consegnata direttamente nelle mani della mamma, monitorandone però la gestione. Altre volte si ricorre alle borse di lavoro e ci sono anche delle agenzie con cui il centro collabora per l’introduzione di queste donne nel mondo del lavoro. Quest’anno poi all’interno di due progetti educativi è stata prevista anche l’organizzazione d’incontri protetti padre-figli. Ovviamente fuori dalla casa e gestiti dalle psicologhe della struttura. Un modo per fare un lavoro anche sul papà e in particolare sulla figura maschile per quei bimbi che un giorno saranno adulti.

  

     icona croce rossaLa pagina dedicata ai Centri Antiviolenza della Croce Rossa Italiana .     

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