CRI, il Presidente Francesco Rocca: “Al razzismo 2.0 consiglio di studiare di più”
Francesco Rocca, Presidente Nazionale della Croce Rossa Italiana
Credo che aprirò a breve una nuova rubrica sul nostro sito di Croce Rossa Italiana, sulla falsa riga del “Forse non tutti sanno che” della Settimana Enigmistica. Perché non è la prima volta che ci troviamo a dover constatare che i nostri sette principi e il Diu (diritto umanitario internazionale), cui c’ispiriamo in ogni nostra missione nazionale e internazionale, sono per la maggior parte sconosciuti ai più. Mi riferisco, in particolare, all’ultimo caso che la Rete ci offre, poi rilanciato dal quotidiano on line Nuovasocietà di Torino che ha pubblicato, a firma di Giulia Zanotti, il resoconto di un post di un operatore del 118 intollerante alle divise CRI, se indossate da donne musulmane. L’operatore dell’ambulanza, che tengo a specificare non è né nostro dipendente né nostro volontario, prova vergogna (così scrive sulla sua pagina fb) nel vedere che una musulmana fa parte “della Rossa” e la “Croce Rossa – aggiunge lui – rappresenta il Cristianesimo”. Insomma la colpa della donna è di aver sporcato con la propria religione quella divisa. Ed eccoci alla nostra rubrica. La Croce Rossa è un emblema previsto dalle Convenzioni di Ginevra per garantire neutralità e protezione agli uomini e ai mezzi di soccorso. Non è, come invece spesso si pensa, un riferimento religioso. Basta guardare all’Indonesia, uno dei paesi più musulmani al mondo, in cui opera la Croce Rossa Indonesiana, anziché la Mezzaluna Rossa (altro emblema). E allora arriviamo ai 7 principi o possiamo fermarci anche ai primi tre che dovrebbero essere imparati a memoria: Umanità: nato dalla preoccupazione di soccorrere senza discriminazioni i feriti dei campi di battaglia.Imparzialità: non fa alcuna distinzione di nazionalità, razza, religione, di condizione sociale o di appartenenza politica.Neutralità: per conservare la fiducia di tutti, il Movimento si astiene dal prendere parte alle ostilità.Neutralità ovviamente non significa non avere un punto di vista. Noi ce l’abbiamo. Noi portiamo soccorso alle persone in difficoltà. Noi portiamo promozione e protezione alla dignità umana. In questi giorni stiamo salvando migliaia di vite di cristiani, musulmani, bianchi e neri, persone che scappano dalle guerre. Siamo impegnati a Gaza per la ricostruzione dopo il conflitto dello scorso agosto. Siamo in Iraq per portare fino a 10mila pasti al giorno alle migliaia di sfollati scappati dalle proprie case. Abbiamo tanto bisogno dell’aiuto di ognuno e certi commenti intolleranti e razzisti proprio non vorremmo più leggerli. Consiglio vivamente all’operatore di frequentare al più presto uno dei nostri corsi. Nel frattempo scriverò personalmente al direttore del 118 e al Presidente della Regione Piemonte affinché siano presi provvedimenti disciplinari.