Blue Whale: la ricetta dei giovani della Croce Rossa Italiana contro i pericoli della rete

  Blue Whale: la ricetta dei giovani della Croce Rossa Italiana contro i pericoli della rete  

Le balene blu, a volte, si spiaggiano senza una ragione apparente lasciandosi morire. Sarebbe questo bizzarro comportamento dei giganteschi cetacei la ragione per cui il folle gioco della morte, partito dalla Russia e che spopolerebbe tra gli adolescenti sul web, viene appunto chiamato “Blue Whale”. Il condizionale è d’obbligo, viste le indagini in corso e i numerosi punti controversi della questione. Per alcuni, infatti, si tratta di una montatura mediatica, per altri ci troviamo di fronte a un allarme sociale gravissimo. Sta di fatto che il mondo del web è, per i ragazzi in particolare, una vita parallela e molto concreta. I giovani della Croce Rossa Italiana si occupano del mondo degli adolescenti sotto vari punti di vista: si preoccupano delle loro fragilità, delle necessità, dei bisogni e delle problematiche di generazioni iperconnesse ma sempre più sole. Ne parliamo con Gabriele Bellocchi, Vice Presidente nazionale della CRI.

Che cos’è il fenomeno “Blue Whale”?

Se vero e confermato si tratta di un fenomeno decisamente nuovo e pericoloso. Noi, come CRI Giovani, seguiamo da tempo il cyberbullismo, ma qui è diverso. Non parliamo di dinamiche di prevaricazione “uno contro uno”, tipiche appunto del cyberbullismo, ma di una anonima e pericolosa “rete criminale contro uno”. E la cosa funziona perché nell’adolescente, soprattutto in quello più fragile, il bisogno di essere accettato dalla massa (dalla sua “rete”, in questo caso) rappresenta una spinta maggiore rispetto al suo benessere psico-fisico. Alla base della “Balena Blu”, dunque, c’è la non accettazione di sé stessi. 

Quando parliamo di fragilità, a cosa ci riferiamo nello specifico?

Il grande rischio del web è il suo essere virale: i fenomeni diventano di massa e non controllabili. Su internet sono costantemente esposto in vetrina e controllato, attraverso i meccanismi dei tag. E se non faccio parte del sistema sono uno ‘sfigato’. In questo mondo si sviluppa la prevaricazione, la netta divisione tra vincenti e perdenti. Questa cosa si ripercuote sulla vita reale.

Come si può intervenire?

Noi abbiamo due strategie. In primis la conoscenza degli strumenti: come funzionano i social? Per questo andiamo nelle scuole a sensibilizzare gli studenti su un corretto utilizzo di internet. In seconda battuta cerchiamo di trasformare i fenomeni virali negativi in positivi. Per esempio quella sorta di contest virale che invitava a bere fino allo sfinimento noi lo abbiamo “copiato”, creando il SAFE NOMINATION: stesso meccanismo di sfida ma con contenuti positivi.

Qual è la ricetta contro l’isolamento dalla vita reale che internet può generare?

La vita non è il numero di “like” ricevuto, ma quello che uno fa, le azioni quotidiane concrete. Questo devono capire i ragazzi. I giovani di Croce Rossa lo sanno bene e lo mettono in pratica con il volontariato.

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