Visita di S.E. l'Arcivescovo Ordinario Militare per l'Italia, Mons. Vincenzo Pelvi, all'VIII Centro di Mobilitazione del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana

S.E. Arcivescovo Ordinario Militare per l'Italia Mons. Vincenzo Pelvi

Lo scorso sabato 10 marzo si è svolta la visita di S.E. l’Arcivescovo Ordinario Militare per l’Italia, Mons. Vincenzo Pelvi, all’VIII Centro di Mobilitazione del Corpo Militare della C.R.I. di Firenze alla presenza dell’Ispettore Nazionale del Corpo, Generale Gabriele Lupini.Dopo gli onori militari di rito resi da un picchetto del Corpo, l’Ordinario Militare è stato ricevuto in forma ufficiale dall’Ispettore Nazionale e dal Comandante del Centro.In un cordiale ed interessante incontro al quale erano presenti il Gen. Lupini, il Ten. Col. Alessandro ed il Commissario Regionale della CRI dott. Caponi, Mons. Pelvi ha incontrato i Cappellani Militari della CRI presenti per uno scambio di informazioni su attività svolte e programmate.Successivamente Mons. Pelvi ha tenuto una conferenza dal titolo “L’etica del militare tra fede e dovere” alla presenza delle  massime Autorità militari, civili e di Croce Rossa nonché delle Componenti volontaristiche della Croce Rossa Italiana della regione toscana e di un folto pubblico che hanno seguito con grande interesse il tema trattato: tre parole dal peso specifico importante: etica, fede e dovere. Soprattutto nel periodo che viviamo dove impera la legge non scritta del cinismo, del disprezzo di ogni valore che non sia quello del guadagno, del successo, del potere, obiettivi rincorsi in un crescendo delirante in cui si spezza qualsiasi ragionevole legame tra desiderio ed appagamento in quella che viene efficacemente definita “una esplosione di individualismo e di anarchismo valoriale”.”Certo farsi prossimo è rischioso. – ha affermato Mons. Pelvi – La difficoltà della carità è anche nel fatto che abbiamo paura dell’altro. E lo vediamo con lo schermo dei pregiudizi, delle etichette, dei sospetti che abbiamo su di lui. Quando un altro è visto così, in verità è invisibile, è sfigurato, è violentato dallo sguardo altrui che vi vede solo ciò che già crede di sapere su di lui. L’altro viene cosificato. L’umanità non è un dato, ma un compito. L’uomo è «scultore di se stesso». Farsi prossimo equivale a farsi umano, a decidere di essere uomo e di esserlo nella modalità della relazione, della generosità, del fare di sé un dono per gli altri.Si tratta certamente di un importante momento di aggregazione che, per la seconda volta, vede la presenza dell’Arcivescovo Ordinario Militare presso il Centro di Firenze e che costituisce un indubbio riconoscimento del primario ruolo nelle attività di soccorso alla società civile e ed in quelle ausiliarie delle FF.AA. svolto dal Corpo Militare.S.E. Pelvi, nell’esprimere, ancora una volta, forte vicinanza ed affetto al personale del Corpo al quale ha riconosciuto un importante ruolo di veicolo di pace e di umanità nel soccorso e nelle difficoltà della società, ha lasciato un forte e sentito messaggio al Corpo Militare augurando il superamento del momento contingente in una prospettiva di sviluppo e di sempre maggiori affermazioni, il tutto  a vantaggio dell’Umanità.L’Arcivescovo Ordinario Militare ha ricordato che “La società non è capace di futuro se si dissolve il principio di fraternità; non è, cioè, capace di progredire se esiste e si sviluppa solamente la logica del “dare per avere” oppure del “dare per dovere”.Mons. Pelvi nel suo intervento ha indicato la strada per farci uscire dall’accidia in cui la nostra società sembra bloccata soffermandosi sull’importanza di far comprendere che accanto ai beni di giustizia ci sono i beni di gratuità e quindi che non è autenticamente umana quella società nella quale ci si accontenta dei soli beni di giustizia.S.E. Pelvi ha concluso asserendo: “noi credenti siamo persone capaci di far rifluire nei circuiti della società il principio di gratuità. Così ci guadagnano tutti: le famiglie, il Paese e l’umanità intera. La gratuità è il lusso e il pane quotidiano di cui ogni uomo ha bisogno per diventare se stesso… Cosa potrà diventare un mondo dominato unicamente dall’utile?… Quanti sono coloro che osano parlare di dono? Venga il tempo della gratuità: è l’augurio per tutti noi”.

  

 

  

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