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Dalla Sierra Leone una nuova testimonianza di Sorella Bonucci, l’Infermiera Volontaria della CRI al lavoro a Kono, nel centro per il trattamento di Ebola

Sorella Alba Bonucci con i bambini di Kono
Sorella Alba Bonucci con i bambini di Kono, in Sierra Leone

“Si lavora intensamente e l’allerta è sempre alta. Purtroppo ci sono tante persone affette da malaria e da molti altri tipi di malattie endemiche, quindi spesso arrivano all’Ebola Treatment Center con la paura di avere preso il virus. Per fortuna, fino ad ora, non si sono registrati nuovi casi, ma non appena si ha qualche sintomo, queste persone vengono ricoverate per accertamenti e trattenute per qualche giorno, fino a che non si è sicuri che non siano affette dal terribile virus. La gente del posto all’inizio aveva tanta paura di essere ricoverata nel centro, convinti di morire, adesso invece vengono volentieri, perché hanno capito che solo così possono controllare il propagarsi del virus e possono guarire. Teniamo sempre le dita incrociate”. Sorella Alba Bonucci, Infermiera Volontaria CRI, continua instancabile il suo lavoro in Sierra Leone, nel centro per il trattamento di Ebola (ETC) di Kono, dove si trova dall’11 febbraio. Nel distretto, nel nord-est della Sierra Leone, dopo un improvviso aumento dei casi di Ebola tra dicembre e gennaio scorsi, la situazione ora sta tornando alla normalità. Nell’ECT ci sono solo due bambine che stanno guarendo dalla malattia, affidate proprio alle cure di Sorella Bonucci.

  Sorella Bonucci con una donna del centro

La volontaria italiana lavora nel team della Federazione Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa. “Tra i delegati – racconta – c’è un clima rilassato ed è emozionante conoscere delle persone così belle provenienti da tutto il mondo. Qualche giorno fa è arrivata una infermiera del Kenia e poi un gruppo di inglesi. Adesso che sono quasi 2 settimane che mi trovo qui, posso fare da ‘guida’ soprattutto se è la prima missione e rivedo in loro l’emozione del mio arrivo”.

  Una donna di Kono mentre prepara da mangiare

L’impegno è intenso e le necessità sono tante, ma tra un’emergenza e l’altra si cerca anche un po’ di normalità. “Ieri ho organizzato una cena italiana per festeggiare la partenza della Capo Infermiera, una delegata Australiana che oltre ad essere molto ben preparata, mi ha fatto sentire ben accolta e mi ha sempre rassicurata sul mio lavoro. E’ stato bello e tutti hanno apprezzato moltissimo l’iniziativa. Naturalmente mi hanno aiutato le cuoche locali ed è stata un’esperienza unica. Sembra che vogliano imparare altre ricette”.

          

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