Il presidente del CICR Peter Maurer ieri in audizione alla Camera sulle attività di carattere umanitario nelle situazioni di conflitto e nelle altre sfide di tipo globale
Il Presidente del CICR Peter Maurer a Roma
Nel corso del suo intervento in un’audizione informale alle Commissioni Affari Sociali ed Esteri riunite alla Camera, mercoledì 24 giugno, il Presidente del CICR Peter Maurer ha sottolineato quanto attualmente, a livello di gravità di conflitti, stiamo affrontando la situazione peggiore dalla fine della seconda guerra mondiale. Lo testimoniano i numeri della forte crescita del CICR, il Comitato Internazionale della Croce Rossa, negli ultimi anni.“Quando un’organizzazione che assiste e protegge le persone vittime di un conflitto cresce in soli tre anni di più del 50% – ha esordito Maurer nel suo discorso alla Camera – significa che c’è un problema a livello mondiale, è un indicatore di quanto sia preoccupante la situazione globale. Il CICR oggi ha oltre 14.000 collaboratori e opera in più di 80 paesi per assistere e proteggere le persone che subiscono gli impatti devastanti di guerre e altri tipi di violenze”. “Dalla seconda guerra mondiale non abbiamo mai assistito a una tale gravità di cifre e dati di impatti di conflitti nel mondo” – ha proseguito Maurer nel suo intervento. – “Eravamo avvezzi al massimo a una o due crisi a livello mondiale. Oggi invece abbiamo una grave crisi nel medio oriente, diverse sul continente africano, un massiccio movimento di sfollati a causa della crisi in Ucraina. L’entità dei conflitti si è aggravata, cambiando anche la dinamica dei conflitti armati. Tre anni fa si parlava di crisi siriana. Oggi è divenuta di tutto il Medio Oriente, diventando una problematica di sicurezza globale estremamente grave. È aumentato il numero delle crisi, ma anche la loro gravità ed estensione. Ci troviamo in un contesto internazionale sempre più fragile.Il CICR, essendo vicino ai protagonisti della battaglia e delle vittime, ha osservato una trasformazione negli attori e nelle vittime della guerra. Sempre più spesso abbiamo a che fare con attori non statuali e non armati. I conflitti sono strutturati diversamente rispetto al passato e con numerosi soggetti coinvolti nella negoziazione di un accordo umanitario. Quando, ad esempio, tra gennaio e giugno dell’anno scorso abbiamo negoziato l’accesso di un convoglio umanitario ad Aleppo, abbiamo avuto come interlocutori più di trenta soggetti diversi. Anche la dinamica del lavoro umanitario si è quindi modificata, così come l’uso delle armi. Nello stesso teatro abbiamo tutta la gamma di armi, da quelle tradizionali a quelle hi tech. Non ci sono più le linee del fronte, sono conflitti destrutturati.L’impatto umanitario di queste tragedie, e in Italia lo sapete bene, alla fine va a produrre emigrazione. Abbiamo visto anche un cambiamento sostanziale dei bisogni delle persone che forse non abbiamo capito fino in fondo. L’impatto umanitario oggi non ha più carattere individuale e temporaneo, ma va a colpire intere società e interi sistemi. Il sistema sanitario in Siria non esiste più e oggi opera con meno del 30% delle risorse pre-belliche. Con un milione e mezzo di rifugiati in Libano, il sistema si è frantumato, non solo quello sanitario, ma anche l’approvvigionamento idrico e le strutture igieniche. A cambiare è anche la durata degli spostamenti: in passato c’erano gli sfollati durante un conflitto e alla fine si cercava di riportare le persone al loro paese d’origine. Oggi lo stato di sfollato dura per anni, sono situazioni di lungo periodo e manca una prospettiva realistica della fine del conflitto e del ritorno. Le sfide per tutto il sistema umanitario sono quindi cambiate.
Una delle nostre sfide principali in questo scenario è che è sempre più difficile negoziare l’accesso, l’accettazione degli spazi umanitari. Ci sono alcune aree in cui Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, rappresentate dal CICR, sono rimaste le uniche organizzazioni presenti, come nello Yemen, dove tutte le agenzie dell’ONU se ne sono andate. Oggi i conflitti non si verificano soltanto nei paesi meno sviluppati, ma in zone come Ucraina, Siria, Iraq, Giordania, Libano, Nigeria, considerati paesi a medio reddito. Tutte le organizzazioni internazionali dispongono di risorse da assegnare alla povertà ma non alla fragilità. Non ci deve sorprendere che le persone bisognose, non ricevendo assistenza nei luoghi maggiormente critici, vadano a cercarla altrove, dove c’è speranza. E così iniziano a camminare prima, e ad attraversare il mare poi.Noi vogliamo rispondere ai bisogni della gente in modo imparziale e neutrale, questo fa parte del nostro mandato. Abbiamo bisogno di maggiore impegno politico per il dialogo e di un ripensamento delle priorità degli stati. Manca attenzione politica adeguata alla soluzione dei problemi, ci limitiamo a subire gli impatti umanitari negativi e non andiamo alle cause sottostanti. I rappresentanti politici sostengono le attività umanitarie perché sembra la soluzione più semplice, ma non è il modo migliore per ottimizzare un lavoro umanitario. Noi abbiamo bisogno di sostegno politico per la nostra Neutralità, abbiamo bisogno di impegno politico autentico.Mi auguro infine che il governo italiano si renda conto che la Croce Rossa e Mezzaluna Rossa sono gli strumenti più efficaci per l’erogazione di assistenza e protezione umanitaria nelle circostanze più difficili a livello mondiale, ma non saremmo in grado di affrontarne l’impatto se non si interviene a livello politico”.Con questo parole di appello al nostro paese ha così concluso il suo intervento il Presidente Maurer che nel pomeriggio insieme al Presidente Nazionale di CRI e Vice Presidente della Federazione Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa Francesco Rocca, ha incontrato anche il Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni.