Scalare il Monte Bianco per deporre un messaggio di fratellanza e onorare tutti coloro che ogni giorno mettono a rischio la propria vita per fuggire da contesti drammatici o soccorrere chi ha bisogno di aiuto. Un’impresa denominata “Progetto 4.810” e già programmata più volte che oggi, a distanza di 5 anni, finalmente si è realizzata grazie alla tenacia di Piero Altissimi, istruttore nazionale SMTS (Soccorso con Mezzi e Tecniche Speciali) della Croce Rossa Italiana, e Mauro Pizzuti, membro della squadra SMTS Celso del Comitato CRI di Roma – Municipio 13-14 e grazie alla collaborazione degli uomini del soccorso alpino della Guardia di Finanza del Comando di Courmayeur.
Grazie al loro coraggio e alla loro straordinaria preparazione, infatti, la bandiera della Croce Rossa Italiana in queste ore sventola sulla cima più alta d’Europa portando con sé il simbolo del soccorso umanitario e un messaggio di speranza che recita: “dedicato a coloro che si adoperano giorno dopo giorno per un mondo dove regni pace e amore”.
Proprio con questo spirito, infatti, nasceva l’idea di ascesa del massiccio nel 2016, anno in cui si contavano ben 10 conflitti armati nel mondo e oltre 400 mila vittime tra profughi, volontari, giornalisti e operatori sanitari. Un’iniziativa nobile, abbandonata la prima volta a causa della tragica scomparsa di Pietro Passaretti – Volontario CRI morto dopo essere caduto durante un’esercitazione in un crepaccio sul versante italiano del massiccio – che solo nel 2020, con l’approvazione del Comitato Nazionale CRI, del comando generale della Guardia di Finanza e il plauso dell’anziana madre di Pietro, è stato possibile riprendere.
Il progetto, che ora avrebbe acquisito un nuovo e più profondo valore in ricordo del collega e amico scomparso, è stato poi nuovamente rallentato a causa della pandemia di Covid-19, e si conclude oggi, dopo una dura ma emozionante scalata, con il traguardo dedicato a Pietro e a quanti, nel mondo, fanno dei principi umanitari il vero faro che ci spinge in alto.