Il nuovo umanesimo passa attraverso i volontari della CRI di Ascoli
Ancora oggi i volontari della CRI ascolana sono a disposizione della Asur in prima linea su ambulanze, con organizzazione dei molti servizi solo apparentemente semplici, ma non meno importanti. Una macchina organizzativa in cui al centro c’è il volontariato. “Le loro azioni quotidiane sono silenziose e delicate, ma rappresentano fari nella notte buia che stiamo attraversando – afferma la Presidente della CRI Ascoli Cristiana Biancucci – Ciascun volontario rappresenta un lume di speranza e tutti insieme stiamo scrivendo un pezzo della storia: un nuovo umanesimo in cui dobbiamo essere forti e resilienti capaci di trasformare semplici gesti, come l’incontro tra sguardi o semplici parole, in gesti universali e umani. Il volontariato rappresenta il nuovo umanesimo in un momento storico in cui l’umanità sta scomparendo dietro a sirene assordanti dell’egoismo – continuala Presidente Biancucci – I volontari hanno un ruolo importante oggi più che mai, quello di gettare le basi per la creazione di condizioni per la nascita di un nuovo umanesimo basato sulla gratuità. Concetto astratto molto spesso non compreso da molti. Il nostro padre fondatore Dunant prima di essere sepolto in una fossa comune affermò spiegando il motivo della sua scelta che “l’uomo è irrilevante e insignificante davanti alle proprie idee”. Ci risolleveremo perché i gesti di ogni volontario rappresentano il frutto di queste idee capaci da quasi 2 secoli di trasformare la morte in vita”.
Le testimonianze
Laura Ciabattoni volontaria della CRI di Ascoli
“La cosa che mi porto a casa stasera è il dolore dietro le orecchie e sul naso, perché dopo oltre 7 ore senza sosta di trasporti e di codici covid può essere che capiti anche questo. Oggi siamo usciti alle 14.30 e siamo rientrati alle 21 senza mai fermarci, senza poter mai bere, andare in bagno o fare una telefonata a casa. Quando sei in ambulanza covid provi tante differenti emozioni, senti il peso della responsabilità del tuo ruolo e controlli ogni più piccolo gesto per non contaminare te e gli altri. Indossi la tua uniforme rossa con sopra una tuta bianca con 3 paia di guanti, calzari, mascherina ffp2 o ffp3, occhiali e visiera e devi comunque farti i tuoi 5 piani di scale per prendere un paziente. Si lavora con estrema cautela e con il terrore che a fine turno non porterai nulla a casa ma ne vale la pena perché da volontaria sento esigenza fortissima, nonostante la paura, di aiutare in un momento di estremo bisogno…questo è essere un volontario di Croce Rossa“.
Rocco Palumbi – volontario della Cri di Ascoli
“Sono un volontario di Croce Rossa del comitato di Ascoli Piceno, autista di ambulanze e soccorritore.
È dal mese di marzo che alterno la settimana nei codici Verdi del 118 alla settimana in cui mi dedico ai codici Covid e sospetti Covid.
Effetto una media di 30 ore settimanali in Croce Rossa e circa 20-25 interventi in questo arco temporale.
Due sono le domande più ricorrenti dei pazienti o dei loro familiari.
La prima è quanto guadagnamo a fare questi interventi.
La risposta è che siamo volontari, e il nostro guadagno è il sorriso di una persona che sta male ma che cerca conforto in due sconosciuti irriconoscibili, nascosti da quella tuta bianca e da quella maschera da sub.
Un semplice grazie di una persona sofferente, o uno sguardo impaurito che cerca solo un po’ di coraggio, una volta arrivati al pronto soccorso, mi ripagano dalla fatica e soprattutto da quello che vi sto per dire nella risposta alla seconda domanda.
La seconda domanda è se abbiamo paura.
La risposta è sì, ne abbiamo tanta.
Perché sebbene formati dalla Croce Rossa a fronteggiare tale emergenza, con tute e presidi idonei per la nostra protezione, un attimo di distrazione, la rottura di uno di questi presidi può significare alta percentuale di venire contagiati.
La paura c’è ed è nostra amica perché ci aiuta a ragionare, a non essere affrettati e a valutare i pericoli.
C’è la paura di contagiarci e di trasmettere il virus alle persone che ci circondano, colleghi di lavoro, altri volontari, le nostre famiglie, la mia compagna.
Molte persone ci chiedono consigli per evitare di contagiarsi e le risposte sono sempre le stesse, ossia, mantenere le distanze, indossare i presidi, lavarsi spesso le mani e non toccarsi bocca naso e occhi.
Usciremo più forti da questa pandemia.
Qualcuno sui social proprio oggi mi ha dato del supereroe.
Grazie, ma non siamo eroi, non indossiamo mantelli, ma solo un uniforme con una Croce Rossa sul cuore”
Stefania Pignotti volontaria della CRI ASCOLI
“Amo essere una volontaria della Croce Rossa e appena posso mi metto a disposizione del mio Comitato. In questo periodo ho anche fatto trasporti covid come soccorritore, un’esperienza forte che non può lasciarti indifferente. Vedere queste persone con gli occhi persi che comunque in qualche modo ti chiedono aiuto e noi impotenti che possiamo solo rassicurarli e dire loro due parole di conforto… Ci chiamano ‘angeli’ e per un attimo i loro sguardi pieni di riconoscenza ci fanno sentire proprio così. Uniti supereremo anche questo”.