Valtellina, trent’anni dopo: riconoscimento a Croce Rossa per l’azione di soccorso
Era il 18 luglio del 1987 quando un’enorme massa d’acqua e detriti tagliò in due la vallata lombarda portando con sé i corpi di decine di vittime. Interi paesi cancellati, 341 abitazioni distrutte, 1545 danneggiate e circa 25mila sfollati. Oggi, esattamente a 30 anni da quella tragedia, si è tenuta una commemorazione ufficiale in cui ha partecipato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e durante la quale sono state consegnate alcune targhe a tutti quegli “attori” che hanno operato per aiutare la popolazione e mettere in sicurezza il territorio. Anche la Croce Rossa ha ricevuto una targa e un attestato di benemerenza. Ne parliamo con Antonio Arosio, Presidente della Croce Rossa Lombardia e con Giuliana Gualteroni, Presidente della Croce Rossa di Sondrio: volontari operativi sul posto nel 1987 che hanno ritirato gli importanti riconoscimenti.
Cosa è successo nelle prime ore? Come è intervenuta la Croce Rossa locale?Giuliana Gualteroni: Ricordo che fu rapidamente approntata una sala operativa permanete in Prefettura. Eravamo sul posto 24 ore su 24. Solo noi del Comitato di Sondrio eravamo più di 100. Io ero nel Comitato femminile, di cui mia madre era presidente. Nelle prime ore abbiamo distribuito viveri, coperte. Poi sono seguite le raccolte fondi, con cui abbiamo regalato bici ai bambini e aiutato un piccolo che necessitava di un delicato intervento maxillo-facciale. La nostra azione è durata mesi. Dopo le prime ore, i volontari si sono moltiplicati…Antonio Arosio: Il sostegno è stato davvero importante: giunta la notizia dell’alluvione sono accorsi migliaia di uomini e donne da tutta Italia. L’emergenza è durata diversi mesi. Io ero un giovane volontario di 20 anni. Ci occupammo di assistenza alla popolazione e messa in sicurezza del territorio e creammo una struttura tendata per ospitare temporaneamente la scuola, che non esisteva più. Furono condotti nella zona un migliaio di mezzi, soprattutto ambulanze, pulmini e mezzi pesanti. Almeno per un anno la CRI è stata lì.A 30 anni dalla sciagura, come è cambiata la Valle?Antonio Arosio: Il territorio è cambiato radicalmente, al punto che dove un tempo esisteva un paese, Sant’Antonio Morignone, oggi troviamo un laghetto. La viabilità è diversa. Il paesaggio è completamente modificato. Ma, fortunatamente, anche la cultura è evoluta. L’area è, infatti, molto più sensibile e attenta alla verifica del territorio. Adesso, quello che dobbiamo contribuire a fare, è diffondere nelle scuole i princìpi della sicurezza e prevenzione. Noi come Croce Rossa ci occupiamo di soccorso, ma vorremmo occuparci sempre di più a diffondere la cultura della prevenzione.
Come si è svolta la Celebrazione?Antonio Arosio: E’ stato un momento istituzionale, ma molto semplice. Ci siamo ritrovati a S. Angelo Morignone, dove oggi sorge una chiesetta. Erano presenti, oltre al Presidente della Repubblica, il presidente della Regione Lombardia e i massimi rappresentati Forze Armate e delle Forze dell’Ordine del territorio. Poi c’è stata la consegna delle targhe. Mattarella ha sottolineato come questa tragedia abbia “contribuito a far crescere la coscienza della protezione civile nel nostro Paese”.Un ricordo indelebile da testimone oculare…Giuliana Gualteroni: A pochi mesi dall’alluvione, i bambini del piccolo comune “scomparso” scrissero su un muro “anche senza case siamo ancora più paese”. La scritta è ancora visibile e sintetizza tutto…