Nomadi, la CRI collabora al progetto anti TBC del Comune di Roma
La Croce Rossa Italiana partecipa a Roma, assieme ad altre associazioni, ad un progetto integrato per prevenire la tubercolosi nella popolazione nomade, varato da Comune di Roma, Regione Lazio, Istituto Nazionale malattie infettive ‘Lazzaro Spallanzani’, Lazio Sanità e Asl. Il progetto prenderà il via nei campi attrezzati della Capitale e, secondo quanto stabilito da un protocollo d’intesa, prevede la sensibilizzazione delle comunità nomadi con incontri preliminari con i sanitari, l’individuazione di persone che possano essere affette da tubercolosi, diagnosi, cure e indagini epidemiologiche con screening ed eventuale trattamento preventivo dei contatti. Il Comitato Provinciale della Croce Rossa Italiana di Roma, che da tempo effettua terapie dirette per migliorare le condizioni di vita e di salute delle popolazioni Rom, supporterà il Comune nel progetto. La CRI di Roma segue da mesi alcuni casi di TBC nei campi Rom attraverso la “DOT” (Directed Observed Therapy), che in italiano significa “Terapia Osservata Direttamente”. La DOT rappresenta un regime di terapia con cui il sanitario si assicura che il paziente assuma la propria dose di farmaci ogni giorno. Osservando la terapia regolarmente il trattamento terapeutico accorcia la durata a 6 mesi invece che 18/24 mesi. L’eventualità che la cura non venga finita può creare dei ceppi resistenti, per cui è molto importante che questi casi vengano seguiti con attenzione e con regolarità. La CRI di recente si è attivata affinché si effettuassero radiografie anche ai familiari dei bambini colpiti da TBC, poiché spesso sfuggono al controllo i familiari o chi vive insieme alla persona colpita da tale patologia. Per lo svolgimento di tali attività e per stabile un maggiore numero di contatti con le famiglie che hanno bisogno di aiuto negli insediamenti, il Comitato Provinciale CRI di Roma si avvale della collaborazione di un delegato per i Rom, i Romeni e le etnie zingare di origine romena.