Vertice ONU sui rifugiati e migranti: è l’ora dei fatti. Su “La Voce di New York” l'intervento di Francesco Rocca alla vigilia del vertice alle Nazioni Unite

volontaria croce rossa con bambino migrante

Il Presidente della Croce Rossa italiana, Francesco Rocca, a New York per il vertice ONU sulla crisi dei rifugiati e migranti, interviene su La Voce di New York: “Il tempo delle parole è finito… Gli Stati devono istituire vie sicure per chi scappa dalla guerra, garantire accesso umanitario nelle nazioni di origine, transito e arrivo e prevenire concretamente le partenze, non con operazioni di polizia, ma con interventi di pace e di sviluppo”.di Francesco RoccaTra poche ore inizierà l’Assemblea generale delle Nazioni Unite in cui ci sarà anche un high-level meeting sui flussi migratori che sono sempre più al centro del dibattito politico. Il mondo delle organizzazioni umanitarie sarà presente per portare le proprie istanze e per cercare di spingere i governi ad adottare un’agenda fatta di priorità concrete.C’è una grande aspettativa da parte nostra,ma anche la consapevolezza che il tempo delle parole è finito. Da anni denunciamo le tragedie del mare, dove migliaia di persone muoiono solo perché cercano un futuro migliore, scappando dalla guerra, dalla fame, dalla violenza diffusa. Da anni diciamo che i flussi migratori non devono essere tratti come un’emergenza, ma come una questione che andrà avanti finché ci saranno le cause scatenanti. Come chiedere a un siriano di rimanere con la propria famiglia sotto le bombe ad Aleppo o a Raqqa? O a un somalo di rischiare la vita o la fame nel Corno d’Africa? Deve essere chiaro a tutti che la decisione di migliaia di persone di lasciare la propria terra, sapendo di rischiare la propria vita durante un viaggio lungo e pericoloso, è dettata dalla disperazione e dalla paura. Qualcuno gli potrebbe forse dare torto?C’è urgente bisogno di una risposta a livello globale al fenomeno migratorio che metta al centro l’umanità, che fermi le stragi durante i viaggi della speranza e che combatta anche il traffico di esseri umani. Quando abbiamo lanciato lo slogan “nessun essere umano è illegale”, lo abbiamo fatto per ricordare a tutti che le persone vanno trattate con umanità e dignità qualunque sia il loro status legale. E ancora, quando abbiamo deciso di salire sulle navi del MOAS (Migrant Offshore Aid Station), lo abbiamo fatto perché, oltre all’assistenza agli sbarchi e nei centri per migranti, volevamo andare esattamente nel luogo dove il bisogno è ancora più forte ed estremo, ovvero in mezzo al mare. In tre mesi, prima solo sulla nave Phoenix e poi anche sulla Responder,la Croce Rossa insieme al MOAS ha messo in salvo 4522 persone in 44 operazioni di ricerca e soccorso nel mar Mediterraneo. Migliaia di volontari su tutto il suolo nazionale, a cui vanno sommati i volontari delle società nazionali di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa in ogni nazione di origine, transito e destinazione, hanno assistito le persone migranti ovunque fosse possibile e senza alcun interesse per il loro status giuridico. così facendo cerchiamo di andare a intercettare il bisogno della singola persona e le vulnerabilità dei tanti che diventano invisibili delle nostre città. Solo in Italia, da gennaio 2015 a settembre 2016, la Croce Rossa Italiana ha assistito allo sbarco più di 220mila persone migranti.

  

Francesco Rocca e Ban Ki-moon
Francesco Rocca, Presidente della Croce Rossa Italiana, con il Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon, nel gennaio 2016

Davanti a una situazione così grave, ci aspettiamo che la politica vada ben oltre gli annunci: è arrivato il momento dei fatti. Gli Stati si devono mobilitare per istituire vie sicure per chi scappa dalla guerra, per garantire accesso umanitario nelle nazioni di origine, transito e arrivo e per prevenire concretamente le partenze, non con operazioni di polizia, ma con interventi di pace e di sviluppo in quei paesi dove fame e violenza diffusa portano le persone a scappare. Non ci si può aspettare di fermare l’immigrazione con la costruzione di nuovi muri o con l’imposizione di politiche restrittive che sono solamente un regalo per i trafficanti di uomini: fino a quando non si aggrediranno le cause che portano alla migrazione, le persone continueranno a lasciare le proprie nazioni. I governi occidentali non possono chiudersi nel proprio egoismo, dimenticandosi di guardare a paesi come il Libano o la Giordania dove milioni di profughi sono ospitati dall’inizio del conflitto siriano. La Comunità internazionale deve agire concretamente per fermare le guerre e portare sviluppo nelle nazioni più povere.Infine, c’è bisogno anche di un grande impegno per l’inclusione sociale, per combattere il razzismo e per evitare nuove guerre tra poveri. La peggiore politica soffia sul fuoco dell’odio, non capendo che in questo modo si rischia una tragedia ancora più grande. Spiegare chi sono le persone che arrivano da noi, perché e da cosa scappano, eliminare la paura dell’altro: questi devono essere imperativi morali non solo per chi lavora nell’umanitario, ma anche e soprattutto per chi governa i nostri Paesi. Il volontariato è di fondamentale importanza per rispondere a queste crisi e per intercettare il disagio sociale, ma non può e non deve andarsi a sostituire a chi decide e scrive leggi e direttive.La nostra speranza è che l’Assemblea generale prenda decisioni concrete per soluzioni immediate: la dignità dell’essere umano non può più aspettare!

  

       icona croce rossaL’articolo su La Voce di New York icona croce rossaL’articolo in inglese .     

Categorie: News

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