“Non abbandonarmi, posso salvarti”
La campagna della Croce Rossa Italiana contro gli abbandoni estivi dei cani
Fanno parte dei Soccorsi speciali della Croce Rossa Italiana, operano in tutta Italia nella ricerca e soccorso di dispersi, in superficie e sotto le macerie in caso di crolli o terremoti, collaborano in progetti di attività assistita con animali, la Pet Therapy. Queste alcune delle importanti attività delle Unità Cinofile (U.C.) della Croce Rossa, oggi scese in campo come “testimonial” della campagna contro gli abbandoni estivi dei cani voluta da CRI: “Non abbandonarmi, posso salvarti”.Ne parliamo con Paolo Lanzani, referente nazionale U.C. di Croce Rossa. Come operano le U.C. di Croce Rossa?Le U.C. sono un binomio inscindibile e costruito nel tempo tra il conduttore e il suo amico a quattro zampe. Il cane è di proprietà del conduttore che lo mette a disposizione dell’Associazione. Vive nella e con la famiglia dei nostri volontari. Poi, così come il suo conduttore, quando serve “mette la divisa”, sia per l’addestramento che per l’operatività.Quando sono nate?Le tracce delle prime attività cinofile nella nostra Associazione risalgono al 1988. In alcune realtà territoriali, con l’appoggio dei loro Presidenti alcuni cinofili appartenenti alla componente dei Volontari del Soccorso iniziarono ad utilizzare nell’attività di ricerca i loro cani. Questo è “l’embrione” della nostra specialità. Nel 1990 in Abruzzo, all’esercitazione nazionale CRI “EMERVOL 90” erano ufficialmente presenti anche nostre squadre cinofile. Con il passare degli anni, nella nostra Associazione l’attività cinofila si è sempre più specializzata.Quanti volontari, umani e cani, vi operano?Oggi abbiamo oltre cinquecento unità cinofile (cane più conduttore). Presenza cresciuta soprattutto negli ultimi anni. Dobbiamo poi aggiungere un altro centinaio di volontari che svolgono l’attività di logista e o di figurante. Questi ultimi sono il supporto indispensabile agli istruttori cinofili per la formazione delle nostre unità. Sono loro che, interagendo correttamente con i cani, fanno la differenza nella preparazione dei cosiddetti binomi. Ultimi, ma non certo per importanza, abbiamo anche circa settanta volontari suddivisi tra istruttori e aiuto istruttori che, assieme ai maestri istruttori, garantiscono l’uniforme preparazione dei nostri cinofili sul territorio nazionale.
Un ricordo del primo cane “addestrato”?Parlare di addestramento forse è un po’ troppo, diciamo che è stato l’inizio di una passione. Io appartengo alla generazione nata dopo la guerra. Gli animali facevano parte della quotidianità della vita di ogni bambino o ragazzo della mia generazione. All’inizio degli anni Sessanta uno dei telefilm che preferivo era Rin Tin Tin, ambientato nel Far West e in cui si raccontavano le avventure di uno squadrone di cavalleria di stanza a Forte Apache. Protagonisti ovviamente Rin Tin Tin, magnifico cane da pastore tedesco e il suo padroncino, un ragazzino adottato dal reggimento. Quello che combinavano i due protagonisti era semplicemente stupefacente. Mio nonno aveva un bel meticcio di pastore tedesco di nome Rex. Decisi di provare ad addestrarlo. Il nonno comprensivo, vista anche la sua esperienze con i cavalli, cercò in qualche modo di aiutarmi. Certo, se penso ai tentativi autodidattici di addestrare Rex, rapportati alle attuali tecniche d’addestramento mi viene da sorridere. Sono sicuro, però, che anche Rex si sia divertito in quei giochi. Come fa un cane a diventare un “volontario” della Croce Rossa? Ci vuole raccontare il percorso di addestramento?Tutto nasce dall’amicizia tra uomo e cane. Tra amici vi è anche la necessità di divertirsi assieme. E in Italia le specialità cinofile e i centri dove svolgere attività con il nostro amico a quattro zampe non mancano certo. Dall’Agility all’Obedience, dal Disc dog agli sport acquatici alla Pet therapy o alla Dog dance, Rally Obedience ecc. Come dicevo prima, in molti Comitati di Croce Rossa i cinofili sono una realtà consolidata. Basta aggregarsi o inserirsi in uno di questi gruppi (anche con l’estensione di servizio) per iniziare il percorso formativo d’addestramento. Ho parlato di percorso e non di corso, proprio perché è la domanda che più spesso mi sento rivolgere da aspiranti cinofili. Quanto dura il corso? La mia risposta è sempre la stessa: dura tutta la vita del cane. Con il cucciolo si inizia proprio così, giocando. Spiegando al suo conduttore i giochi da utilizzare a casa e quelli da utilizzare durante l’addestramento. Nei primi mesi si favoriscono i momenti di socializzazione sia con gli umani che con i consimili del cucciolo, nelle così dette “Puppy class”. L’obiettivo è quello di fare familiarizzare il più possibile il cane con le persone (di entrambi i sessi, possibilmente anche di etnie diverse e di differente età). Perché un domani saranno molto diverse tra loro le persone che dovrà andare a cercare o con cui dovrà interagire. Contemporaneamente, il conduttore segue tutti i programmi formativi previsti dalla specialità che, dopo due anni, porteranno la coppia a sostenere gli esami di operatività. Superati questi, l’unità cinofila è pronta per operare in interventi di ricerca o soccorso. Ma, ovviamente, l’addestramento continua. Proprio perché si è operativi e si può essere chiamati ad intervenire in qualunque momento, il livello di preparazione deve essere sempre altissimo. Ogni anno, infatti, siamo sottoposti a un esame di verifica.
Ci sono limiti di razze e/o di età? Quali sono i parametri?Cominciamo dall’età. Se iniziamo con un cucciolo, diciamo dopo i tre mesi, saremo sicuramente avvantaggiati. Ovviamente non è che faremo addestramento con un cucciolo. E’ un po’ come mandare un bambino all’asilo. Imparerà la socializzazione con i suoi simili e con gli umani e le regole di base che gli serviranno quando sarà cresciuto e pronto per l’addestramento più impegnativo. Ma, soprattutto, sarà per lui un’occasione unica per divertirsi, giocando sia con i suoi simili che con gli amici umani. Parlando di razze, quelle così dette “da lavoro” sono più predisposte ad operare con gli uomini. Ad esempio le razze da pastore o ad alcune da caccia, come i retriever. Ma per esperienza personale posso anche aggiungere che, spesso, i cosiddetti meticci hanno più talenti dei loro fratelli dal certificato genealogico (pedigree) blasonato.C’è qualche episodio specifico che ci vuole raccontare?Sono tantissimi gli episodi forti e tutti nel mio cuore. Lo scorso anno, ad esempio, durante le operazioni di soccorso dopo il sisma del Centro Italia. Ma dal momento che uno dei maggiori temi di attualità è quello delle migrazioni, vorrei raccontare un piccolo episodio che ha riguardato alcune persone migranti. Il centro d’addestramento del nostro gruppo cinofilo è a Bresso (MI), presso il Centro di Formazione Nazionale della CRI. Proprio lì, da alcuni anni sono ospitati o transitano anche diversi profughi. Il sabato pomeriggio e la domenica mattina per noi cinofili sono normalmente le giornate dedicate all’addestramento, visto che in settimana i volontari lavorano. Una domenica mattina dello scorso anno arrivato al CFN, ho visto numerosi bambini presenti nei cortili. Erano siriani arrivati nella notte con le loro famiglie o, in alcuni casi, con quello che rimaneva delle loro famiglie. Ho pensato subito a farli giocare. Ne ho parlato con la direzione e cinque minuti dopo il mio cane, una dolcissima femmina di Golden retriever di nome Nike, era circondata dai nuovi arrivati. Lei è stata favolosa, come solo i cani sanno essere. Non s’è posta certo le domande di noi umani. Ha preso in bocca la sua pallina e l’ha portata alla prima bambina che si è trovata di fronte. E’ stato l’inizio di una mattinata favolosa. Non so quale è stato poi il destino di questi bambini. Ma di sicuro so che per qualche ora sono tornati a giocare in allegria, tutti assieme grazie all’affetto che solo un cane sa dare. Senza chiedere niente in cambio.
CRI ha lanciato questa “campagna” proprio in estate, per ricordare quanto sia atroce abbandonare i cani in un periodo in cui il fenomeno raggiunge numeri impressionanti. Lei che ci lavora e ci vive, ci vuole spiegare perché “non abbandonarli”?La risposta è già contenuta in quelle precedenti. Abbandonare un animale, poi, è un crimine. Personalmente ritengo sia un doppio crimine. Primo, perché non ha scelto lui di entrare nella nostra famiglia ma l’abbiamo scelto noi. Da quel momento lui vive per noi ed è completamente dipendente da noi. Il suo è un amore incondizionato. Per noi è disposto a fare qualunque cosa. Lo vediamo anche nelle operazioni di soccorso, spesso a rischio della sua incolumità. Non si preoccupa, si fida del suo amico umano. Crede nel suo “capo branco”, per il quale farebbe qualunque cosa. I nostri cani ce lo dimostrano tutti i giorni. Non solo in addestramento o durante gli interventi, ma anche quando stanno spaparanzati nelle nostre case, accanto a noi. Gandhi scrisse “La Grandezza di una Nazione ed il suo progresso morale possono essere giudicati dal modo in cui tratta i suoi animali”.