Mercoledì 29 ottobre 2025, presso l’Aula “Pietro Gherardini” della Facoltà di Veterinaria di Ozzano dell’Emilia (BO), si è svolto il seminario “Lavoro, sport e morfologia: le attitudini canine”. Su invito dell’IVSA di Bologna, le Unità Cinofile della Croce Rossa Italiana – Comitato di Bologna – hanno incontrato studenti, docenti e operatori del soccorso per una giornata dedicata alla cultura del cane operativo.
Un appuntamento che, fin dalle prime battute, si è rivelato molto più di una lezione frontale: un vero e proprio manifesto sul ruolo del cane da soccorso e sul dovere etico di garantirgli benessere e tutela, al fine di assicurare alla collettività un servizio di qualità.
A guidare il confronto è stato il Referente Tecnico Regionale delle Unità Cinofile CRI Emilia-Romagna, Marco Pirondi, che ha posto l’attenzione su un aspetto spesso sottovalutato quando si parla di “cane operativo”: la sua salute fisica ed emotiva. Un elemento non accessorio, ma fondamentale per rendere possibile il binomio uomo–cane.
«Un cane che sta bene è un cane che salva: il suo benessere è parte integrante della missione. Perché dietro ogni ritrovamento, dietro ogni pista ricostruita nel fango o tra le macerie, c’è una relazione calibrata su fiducia, prevenzione, addestramento progressivo e recupero psicofisico. Non c’è performance senza cura; non c’è efficienza senza rispetto» ha ricordato Alessio Travagli, Referente UC CRI Bologna.
Il programma ha alternato momenti teorici e operativi. Durante la sessione d’aula si è approfondito il rapporto tra morfologia, attitudini e selezione: come genetica e impostazione del lavoro – dal gioco motivazionale alla gestione dello stress – incidano su predisposizione, resistenza e lucidità del cane operativo.
La successiva attività pratica ha trasformato la teoria in dimostrazione concreta: una simulazione di ricerca di persona scomparsa ha mostrato l’intercettazione delle tracce olfattive, la gestione dei segnali tra conduttore e cane e la capacità dell’animale di “leggere” l’ambiente e restituire indicazioni precise. Gli studenti hanno potuto percepire la distanza tra teoria e realtà operativa: distanza che può essere colmata solo con metodo, costanza e un’attenzione clinica al benessere dell’animale, prima e dopo l’intervento, attraverso riposo adeguato, corretta alimentazione, fisioterapia quando necessaria e monitoraggio veterinario costante.
Il seminario ha rappresentato anche un momento di confronto tra diverse culture operative: Croce Rossa Italiana, Polizia di Stato e Polizia Penitenziaria hanno condiviso procedure e approcci, dimostrando come il cane sia un partner essenziale non solo nelle attività di ricerca e soccorso, ma anche nella sicurezza pubblica — dall’individuazione di sostanze stupefacenti al rilevamento di ordigni esplosivi, fino al supporto nell’ordine pubblico.
In tutti questi ambiti, il cane esprime al massimo le proprie capacità professionali: l’olfatto incontra la tecnica, la fedeltà incontra la missione. È un cambio di paradigma condiviso: il cane non è uno strumento, ma un collega operativo con bisogni chiari e imprescindibili. Garantire tali bisogni significa aumentare sicurezza, precisione ed efficacia in ogni scenario.
Significativa la presenza del Presidente ENCI, dott. Dino Muto, e del dott. Carlo Fretta del Comitato Tecnico ENCI, che ha rappresentato un ponte tra cinofilia sportiva e cinofilia da soccorso, favorendo uno scambio formativo su selezione, standard morfo-funzionali e tutela del benessere animale.
L’incontro tra ENCI e CRI ha confermato che qualità operativa e cultura del cane “persona-animale” non appartengono a mondi paralleli, ma convergono nella responsabilità verso la società e verso il cane, compagno di missione.
Al centro del seminario, il binomio. Non una formula romantica, ma un sistema operativo complesso: preparazione del conduttore, comprensione del linguaggio del cane, gestione delle energie, prevenzione del sovraccarico, fino al debriefing dell’animale dopo interventi ad alto impatto.
In contesti emergenziali e calamità, dove l’imprevisto è la regola, la relazione diventa dispositivo di sicurezza: il cane riconosce la voce, i ritmi e i micro-segnali del conduttore; il conduttore impara a cogliere i segnali di fatica o sovrastimolazione del cane.
Il benessere non è un gesto di buonismo, ma scienza applicata: ergonomia del lavoro, prevenzione dello stress termico, utilizzo di superfici e calzari quando necessario, visite periodiche e piani di lavoro individualizzati.
Se c’è un messaggio che gli studenti hanno portato via da Ozzano è questo: il cane da soccorso è un operatore a pieno titolo. Dargli voce significa tutelarlo lungo tutto il ciclo operativo: selezione, socializzazione, addestramento, impiego, recupero. Dargli ascolto significa investire sulla formazione dei conduttori e su politiche organizzative che mettano la salute del cane allo stesso livello dell’efficacia della missione. Dargli dignità significa non accettare scorciatoie: nessuna performance vale quanto il rischio di spezzare quel patto silenzioso che permette a un cane di diventare speranza.
«In fondo, una missione di soccorso si costruisce sempre in due: una mano che indica la strada e una coda che non smette mai di crederci. E il risultato più importante non è la gloria di un intervento risolto, ma il ritorno a casa di chi era atteso» ha concluso Christian Sabbioni, Vice Presidente del Comitato CRI di Bologna.
