L’estate appena trascorsa si ricorderà in Croce Rossa Italiana come quella all’insegna della cooperazione decentrata all’estero e dell’attivismo dei comitati locali CRI nell’est Europa, tra Ucraina e Romania, tra le montagne dei Carpazi e della Transilvania fino alla foce del Danubio. Qui i volontari CRI, insieme a quelli della Croce Rossa dell’Ucraina e della Romania, si sono contraddistinti per il loro impegno e per la loro professionalità, migliorando le capacità di gestione e risposta delle azioni umanitarie a livello locale e internazionale e rafforzando legami fondamentali tra i partner del Movimento.
In particolar modo due progetti hanno fortemente segnato l’azione della cooperazione decentrata della CRI.
“BraVo”(Branch and Volunteer development), supportato dalla raccolta fondi nazionale della CRI per l’emergenza in Ucraina, che ha visto il coinvolgimento dei comitati regionali CRI del Lazio e della Toscana e del Comitato di Zhytomyr della CR ucraina.
In un’Europa sconvolta dal ritorno della guerra a seguito della nuova escalation militare in Ucraina, questa iniziativa progettuale mira a rafforzare l’operato e le capacità di risposta dei comitati locali della CR ucraina, i quali da due anni e mezzo sono impegnati senza sosta nella più grande crisi bellica in Europa dalla seconda guerra mondiale. Un progetto di scala nazionale dove i diversi partner del Movimento, tra i quali la CRI, hanno ciascuno simbolicamente adottato un comitato regionale della Croce Rossa Ucraina, per supportarlo a migliorare i propri piani di sviluppo organizzativo, toccando aspetti chiavi di ogni Croce Rossa, come il volontariato, il rapporto con le autorità locali e la mobilitazione di risorse e fondi, temi fondamentali soprattutto durante un conflitto, dove si deve sempre far fronte a svariate forme di limitazioni e molteplici bisogni operativi.
Nello specifico, la CRI tra le diverse regioni in Ucraina, collabora da tempo con quella di Zhytomyr, situata nella zona occidentale dell’Ucraina ai confini con la Bielorussia, un territorio che ha da sempre dato prova di grande resilienza e ospitalità, accogliendo al suo interno la più grande minoranza polacca del paese ed essendo stata una delle zone più colpite dal disastro di Chernobyl. Un comitato, perciò, già impegnato da anni nella risposta umanitaria a favore della propria comunità e i cui sforzi sono aumentati enormemente a seguito del conflitto militare con la Russia, dovendo far fronte a nuove e gravi conseguenze umanitarie. Infatti, su una popolazione di più di un milione di persone, circa 350.000 sono divenute vulnerabili a livello socio-sanitario ed economico e tra queste più circa 240.000 o sono fuggite dal paese ad inizio paese, decidendo di ritornare successivamente, o sono rimaste sfollate (Dati Humanitarian action). Una storia di umanità che non poteva non trovare ascolto in altrettanti comitati CRI che hanno fatto di questo principio il loro faro guida, come quelli del Lazio e della Toscana, i quali da anni sono anch’essi coinvolti in attività di assistenza e accoglienza di gruppi vulnerabili e degli stessi rifugiati ucraini.
Una nascita di un’amicizia e di un rapporto di cooperazione che ha portato i comitati in questione a incontrarsi in Italia nello scorso mese luglio, dove 10 volontari ucraini di Zhytomyr sono stati accolti nelle rispettive sedi regionali della CRI Toscana e Lazio per svolgere un intenso programma di scambio e formazione grazie anche al contributo, rispettivamente, dei Volontari del Comitato di Pisa e dei Comitati di Roma Municipio 5, Roma Municipio 7-8-11 e Comuni dell’Appia. I rispettivi esperti italiani e ucraini si sono alternati nella conduzione di sessioni tecniche su come gestire e promuovere il volontariato, soprattutto quello giovanile, e su come attivare e condure servizi socio-sanitari per le proprie comunità, assicurandosi sempre della tenuta finanziaria della sostenibilità del proprio comitato. In questi scambi, i rispettivi comitati hanno potuto mettere in mostra i propri progetti cardine e le proprie iniziative più rinomate, come le officine della salute, i servizi di ambulanza, i campi estivi per i giovani, i centri di accoglienza per i rifugiati e tanto altro ancora.
Successivamente a questo scambio sono stati invece i volontari dei comitati piemontesi della CRI di Trofarello e Verbania, insieme allo staff nazionale dei soccorsi speciali di CRI, a distinguersi in un’altra iniziativa internazionale, partecipando come formatori in Romania, a un corso internazionale avanzato in salvataggio in acqua (OPSA). Invitati dal Comitato romeno di Giurgiu, i volontari CRI hanno condotto sessioni per 40 volontari della CR romena, bulgara, moldava, illustrando loro le manovre di salvataggio, le tecniche di raddrizzamento delle imbarcazioni e di sicurezza per salvare vite in occasioni di emergenze in acqua. Conoscenze e buone pratiche che fanno parte del bagaglio di conoscenze di ogni volontario OPSA e che saranno fondamentali per le future risposte emergenziali a cui i diversi volontari dell’Est Europa, formati durante il corso, saranno chiamati a intervenire.
In un’estate ormai agli sgoccioli, le piogge e i venti autunnali non potranno portare mai via le emozioni vissute in questi progetti e lo spirito umanitario dei volontari di Croce Rossa che li portano anche a superare i propri confini nazionali per aiutare laddove c’è più bisogno all’insegna dei principi, come anche testimoniato da uno dei formatori volontari CRI (Stefano Callea), impegnato nel corso in Romania: “L’International Water Rescue and First Aid Camp in Romania è stata un’importante occasione di confronto e di scambio tra diverse Società Nazionali”, ha detto il formatore CRI. “Siamo grati alla Croce Rossa romena che ospitandoci ci ha dato l’opportunità di trasmettere la nostra esperienza acquisita nel salvataggio in acqua, divenuta ormai per noi una passione, coltivata costantemente in questi anni di volontariato con la CRI, ma soprattutto abbiamo avuto modo di toccare con mano la dedizione e lo spirito di solidarietà dei volontari di Croce Rossa delle altre consorelle, i quali, ogni giorno, sono pronti a buttare il cuore oltre l’ostacolo, salvando vite umane in un fiume in piena o in un mare in tempesta”.