Sono circa 21mila le discussioni relative alle cure palliative che, dal 1° gennaio 2019 ad ottobre 2023, hanno caratterizzato le discussioni online, di queste il 3% mostra una predominante, seppur erronea, associazione tra queste terapie e i tumori. Nell’ultimo anno, le discussioni sul tema hanno superato le 5mila interazioni online e la disinformazione prodotta si è diffusa principalmente attraverso Facebook e X (ex Twitter), social media nei quali gli utenti hanno più volte denunciato l’inutilità delle cure palliative, percepite come l’inevitabile accettazione di un destino “già scritto”.
Questi sono alcuni dei dati dai quali si è sviluppato il report di novembre dell’Osservatorio online su disinformazione e Fake news su tematiche sanitarie, frutto della collaborazione tra la Croce Rossa Italiana e The Fool, digital intelligence company, che questo mese si è incentrato sulle cure palliative, argomento rispetto al quale a non essere informati correttamente sono maggiormente i giovani di età compresa tra 18 e 24 anni (44% degli utenti della piattaforma X).
Ma quali sono le fake news su questo argomento maggiormente diffuse online secondo il rapporto diffuso online dalla CRI?
È falso che le cure palliative siano nocive e accorcino le prospettive di vita. Il loro scopo non è quello di accelerare né di ritardare la morte ma di preservare la migliore qualità della vita possibile del malato in fase terminale. È falsa anche l’associazione prevalente di questo genere di cure ai soli malati di cancro. L’accesso alle cure palliative (come evidenziato dalla legge 38/2010) è tutelato e garantito a pazienti di ogni malattia cronica ed evolutiva, in primo luogo malattie oncologiche, ma anche neurologiche, respiratorie e cardiologiche.
Falso anche che queste cure siano rivolte solo a pazienti prossimi al decesso. Studi recenti dimostrano come l’inizio precoce delle cure palliative nei pazienti con tumore polmonare metastatico non a piccole cellule abbia prolungato la loro vita, riducendo inoltre i trattamenti aggressivi a fine vita.
Il paziente che accetta cure palliative deve rinunciare a tutti gli altri trattamenti? Falso anche questo. Tali cure, infatti, si rivolgono anche alla persona che ancora riceve terapie volte alla risoluzione della malattia (per esempio la chemioterapia) con il fine di migliorarne la qualità di vita. In questo caso sono definite cure palliative precoci o simultanee.
Infine, è falso che la prescrizione di cure palliative significhi che il medico ha rinunciato alla cura. La fase terminale è una condizione irreversibile in cui la malattia non risponde più alle terapie che hanno come scopo la guarigione ed è caratterizzata da una progressiva perdita di autonomia della persona e dal manifestarsi di sintomi sia fisici, ad esempio il dolore, che psichici.
Il rapporto evidenzia inoltre come le cure palliative siano importanti anche sotto un profilo umano, quando non addirittura spirituale.
Ancora una volta il report che la CRI ha realizzato con The Fool rimarca l’importanza di una corretta comunicazione, questa volta, nell’ambito delle cure palliative per combattere la disinformazione online e il proliferare di fake news sulla salute, basate sulla condivisione di informazioni non corrette.
Al link (www.cri.it/verasalute) maggiori informazioni sul progetto “Fake news: non fatevi contagiare”.