La previsione di eventi naturali come strumento per rafforzare la risposta umanitaria all'emergenza ucraina

Gestire l’emergenza climatica durante i conflitti, unendo scienza e aiuti umanitari, può fare davvero la differenza. Dall’inizio del conflitto in Ucraina, Fondazione CIMA e Croce Rossa Italiana (CRI) hanno sviluppato attività di supporto alle autorità locali al fine di strutturare e rafforzare il sistema di risposta alla crisi umanitaria in atto, attraverso meccanismi innovativi di “Early Warning to Early Action”.

Grazie alla sinergia tra i progetti PPRD EAST 3 e SEE MHEWS, e alle collaborazioni con la World Meteorological Organization e con l’European Center for Medium Weather Forecast (ECMWF), Fondazione CIMA e CRI hanno sviluppato un “Impact Based Forecast” (IBF), un bollettino condiviso con le organizzazioni che stanno rispondendo alla crisi umanitaria generata dal conflitto che fornisce informazioni circa eventi idrometeorologici (come temperature minime, pioggia/neve, ecc.) e li relaziona alla presenza di IDPs (Internal Displaced Persons, sfollati interni), popolazione, posizione delle cliniche mobili della Croce Rossa e infrastrutture (soprattutto viabilità).

Questo prezioso strumento, utilizzato dalla CRI per pianificare le operazioni in Ucraina, consente di pianificare eventi umanitari e di protezione civile attraverso azioni anticipatorie e di “situational awareness”, come ad esempio l’impatto delle previsioni meteo sulla popolazione, a partire da dati e indicatori.

“Dall’inizio dell’emergenza in Ucraina, i Volontari e le Volontarie della Croce Rossa sono impegnati in attività di supporto alla popolazione. I cambiamenti climatici in atto rendono ancora più complessi gli interventi e, in alcuni casi, sono fonte di nuove crisi. Per questa ragione – ha spiegato Rosario Valastro, Presidente della CRI – poter contare su strumenti di studio capaci di rendere conto delle conseguenze degli agenti climatici in alcune aree diventa fondamentale al fine di operare correttamente, in sicurezza, e di riuscire a tutti gli effetti ad aiutare chi si trova in difficoltà. Ringrazio Fondazione CIMA con la quale abbiamo collaborato per fornire alle autorità locali ucraine il sostegno utile e, in alcuni casi, necessario per favorire la risposta umanitaria nelle aree colpite dal conflitto”.

Lo sviluppo dell’IBF è stato condiviso con JRC, DG ECHO (la Direzione generale della Commissione Europea preposta agli aiuti umanitari e di protezione civile), i servizi meteo ucraino e moldavo ed il consorzio PPRD EAST 3 (Programma della stessa Commissione Europea dedicato alla Prevenzione, Preparazione e Risposta ai Disastri Naturali nell’area Est-europea), di cui la CRI e Fondazione CIMA fanno parte. Le attività sono state implementate in maniera immediata proprio attraverso quest’ultimo progetto, coordinato dalla Protezione Civile Svedese (MSB). Iniziato nell’ottobre 2020 con l’obiettivo di guidare le protezioni civili dei 5 Paesi della ENPI EAST Partnership (Armenia, Azerbaijan, Moldavia, Ucraina e Georgia) per rafforzare i propri sistemi di gestione delle emergenze, con lo scoppiare del conflitto Russo-Ucraino l’attività di capacity building, già prevista, è stata prontamente modificata su richiesta di DG ECHO in un’ottica di risposta ai nuovi bisogni.

Grande attenzione è data nello strutturare sistemi di Early Warning con approcci multisettoriali e multistakeholder, facilitandone l’ingresso delle Protezioni Civili nel meccanismo di protezione civile europeo. 

La Croce Rossa Italiana e Fondazione CIMA, che lavorano insieme dal 2013, hanno inoltre siglato un accordo quadro di collaborazione su questi temi sin dal 2020, al fine di sviluppare una sinergia per applicare le attività scientifiche di Fondazione CIMA agli interventi umanitari della CRI. “Crediamo fermamente nella responsabilità sociale della scienza e nella stretta collaborazione fra scienza teorica e operatività sul campo” afferma Luca Ferraris, Presidente di Fondazione CIMA e docente dell’Università di Genova. “Siamo specializzati nella previsione dei rischi naturali, e dei loro impatti nei diversi contesti, siano essi quelli in cui riusciamo a incrociare i dati relativi alle migrazioni con quelli climatici e metereologici, così come in emergenze drammatiche. Come nel caso della crisi umanitaria in Ucraina, dove poter prevedere i rischi aiuta a proteggere una popolazione già fortemente provata. Senza dimenticare che in tempo di pace dobbiamo programmare per prevenire, la scienza ci fornisce dati e strumenti per poterlo fare, proteggendo ambiente e persone”.

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