La giornata mondiale del rifugiato, che si celebra ogni anno il 20 Giugno dal 2001, è stata un’occasione per dare voce alle storie di persecuzione ma anche di speranza degli oltre 20 milioni di persone nel mondo che sono state obbligate ad abbandonare il proprio Paese.
Quest’anno, la giornata mondiale del rifugiato ha avuto un significato ulteriore: ha coinciso con i 70 anni dall’adozione della Convenzione di Ginevra del 1951 sui Rifugiati – documento fondamentale che delinea i diritti dei rifugiati e gli obblighi degli Stati per garantirli – e si celebra dopo quasi due anni di Pandemia mondiale.
Proprio in occasione di questo speciale anniversario, la Federazione Internazionale della Croce Rossa e Mezza Luna Rossa (FICR) ha voluto organizzare una discussione virtuale – “RedTalk”, celebrando, da un lato, i rifugiati e il valore che apportano alle comunità che li ospitano, dall’altro proprie queste ultime che li accolgono nonostante le terribili difficoltà esasperate dalla pandemia di COVID-19.
Ne sono un esempio storie come quelle di Hassan, siriano che ora vive in Canada dopo essere rimasto bloccato all’aeroporto di Kuala Lumpur per 8 mesi: è un attivista dei diritti dei rifugiati, ha pubblicato un libro e collabora con la Croce Rossa Canadese, o come quella di Alaa che studia in UK dopo aver viaggiato dalla Siria e collabora con organizzazioni internazionali, della Dottoressa Nilab che ha fondato una ONG per la cura di madri e bambini in Francia prima di tornare in Afghanistan e dedicarsi alla sua comunità come Segretario Generale della Società della Mezzaluna Rossa Afgana, di Rasheed dal Burundi che lavora come interprete nella Croce Rossa del Sud Africa proprio come Clement dalla Repubblica Democratica del Congo; di Mohamed dal Sudan, ingegnere elettronico che vive in Inghilterra, fa parte di una importante rete che da spazio a rifugiati e richiedenti asilo –The Voice Network in UK- e non vede l’ora di poter lavorare per dare un contributo alla società che lo ha accolto.
I rifugiati sono stati colpiti duramente dalla pandemia di COVID-19 e dalle conseguenti misure di contenimento. Molti di loro hanno perso il lavoro e si sono ritrovati a non poter far fronte anche ai bisogni più elementari.
Come ha dichiarato Jagan Chapagain, Segretario Generale della FICR: “I gruppi vulnerabili, come i rifugiati, stanno pagando il prezzo più alto nella pandemia del COVID-19. Stiamo assistendo a tendenze allarmanti che mostrano che molti rifugiati in tutto il mondo non sono in grado di pagare il cibo o l’affitto e stanno lottando per accedere all’assistenza sanitaria e all’istruzione”. (qui il link del comunicato stampa). Molti di loro non hanno ancora accesso ai vaccini COVID-19 e si scontrano quotidianamente con un muro invisibile che impedisce loro di accedere ai servizi base, come messo in evidenza da un recente studio pubblicato dal Laboratorio di Migrazione della Croce Rossa e Mezza Luna Rossa, disponibile a questo link.
La chiusura delle frontiere e le restrizioni ai viaggi hanno avuto enormi conseguenze sulla capacità dei rifugiati di cercare sicurezza in altri paesi e hanno avuto effetti devastanti sulle riunificazioni familiari, come ha dichiarato l’ufficio Croce Rossa dell’UE in una recente dichiarazione.
La IFRC che rappresenta il più grande network umanitario del mondo, insieme alle 192 Società Nazionali di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, lavora ogni giorno per salvare vite umane e promuovere la dignità. L’impegno nell’ ambito della migrazione è storico e si basa su un approccio basato sui Sette Principi dell’organizzazione. Ogni azione prende le mosse dal bisogno, dalle vulnerabilità e le aspirazioni dell’altro, senza distinzioni legate a nazionalità, razza, religione, condizione sociale, appartenenza politica, quindi status legale e categoria.
La Croce Rossa Italiana mantiene il suo impegno a livello internazionale in tema di migrazione attraverso propri esperti in qualità di staff on loan presenti in tutto il mondo nelle sedi IFRC: presso il segretariato a Ginevra, nei diversi uffici regionali come quello per le Americhe a Panama, a Beirut in Libano e a Ndjamena in Chad, oppure in altri centri specializzati in migrazione della Croce Rossa come il Centro della Cooperazione nel Mediterraneo, situato a Barcellona.
Inoltre, grazie a progetti di cooperazione internazionale la CRI interviene in sostegno delle Società Nazionali di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa in America Latina, Europa, Africa e sud-est Asiatico- e in particolar modo lungo le diverse rotte migratorie che ogni giorno vedono transitare migliaia di migranti. In queste regioni, la Croce Rossa Italiana continua a sviluppare progetti in diversi paesi – Honduras, Cile, Ecuador, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro Nord Macedonia, Grecia, Russia, Tunisia, Nigeria, Camerun, Etiopia, Bangladesh, Myanmar – che mirano a rafforzare le capacità delle consorelle, fornire un’assistenza adeguata alle persone in transito o in cerca di protezione internazionale e accompagnare il loro percorso di integrazione nei paesi di accoglienza, condividendo il proprio know-how e le buone pratiche adottate nell’ultimo decennio di attività di gestione della migrazione in Italia.