Creare le condizioni per un nuovo inizio, ripartendo dalla collettività. L’impegno per l’emergenza Covid non ha fermato il lavoro della Croce Rossa Italiana, attiva da anni in diversi progetti di ricostruzione fisica e del tessuto sociale nei territori del Cento Italia più colpiti dai violenti terremoti del 2016-2017. Come Muccia, in provincia di Macerata nelle Marche, dove è stata posta la prima pietra del nuovo centro polifunzionale (secondo i programmi pronto per la fine della prossima estate) con spazi dedicati a servizi territoriali e all’ aggregazione di giovani e anziani.
Un’opera che assume ora un doppio significato: un luogo di ripartenza non solo dopo il terremoto ma anche dopo la pandemia. “Questa struttura sarà al servizio del comune e della popolazione del territorio” spiega Rosario Valastro, Vice Presidente della Croce Rossa Italiana, presente alla cerimonia della simbolica prima pietra. “Un segno di rinascita per tutti i paesi della zona. Non abbiamo perso la speranza che quando questa opera sarà terminata festeggeremo tutti insieme, accogliendo anche i nostri donatori oltre oceano». Collegati in video conferenza, infatti, i rappresentanti della Croce Rossa Canadese e del Quebec, insieme a quelli della comunità italo-canadese, tra i principali finanziatori della struttura strategica, inserita nell’ampio progetto comunale di riqualificazione del lungofiume e della vicina area sportiva.
Il centro polifunzionale in legno e acciaio, secondo i più alti standard antisismici, con cinquecento mq coperti, sarà suddiviso in due aree: una utilizzata per servizi e una a disposizione della comunità, con uno spazio che potrà ospitare anche un presidio CRI. “Attendiamo questa opera con ansia” ha aggiunto il sindaco di Muccia Mario Baroni. “Siamo un comune gravemente danneggiato dal terremoto, abbiamo l’ottantasette per cento della popolazione sfollata. Voglio ringraziare tutti i donatori grazie a cui potremo avere un luogo dove riprendere la socialità, dove giovani e meno giovani si potranno ritrovare e dove ospiteremo gli ambulatori medici, che oggi si trovano in dei container”.