“Dobbiamo reagire prima che sia troppo tardi”. La storia di Rebecca nella Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne.
“Ti senti sola, ti rendi conto che gli amici e i familiari non sono in grado di capirti, ti chiudi in te stessa e finisci per isolarti dal resto del mondo”. Racconta così, Rebecca (nome di fantasia), l’incubo che ha vissuto per sei lunghi anni. Lo stesso di milioni di donne in Italia. Sono, infatti, oltre due milioni quelle che subiscono violenze fisiche, sessuali o psicologiche da parte del loro partner e quasi sette milioni le donne che hanno subito una qualche forma di violenza nel corso della loro vita.
Solo l’8% di loro ha avuto la forza di denunciare. Rebecca lo ha fatto e ha raccontato la sua storia in occasione del 25 Novembre, Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne. Si è rivolta al centro antiviolenza della Croce Rossa Italiana di Asti e ne è venuta fuori: “Senza di loro non ci sarei mai riuscita. Ci vuole coraggio per farlo e devi sentire dentro di te un minimo di tranquillità psicologica. Solo grazie a loro ho potuto sentirmi sicura di poter affrontare un percorso così difficile”.
Sono sei i centri antiviolenza della CRI in tutta Italia e oltre 1500 le donne che, nel 2017, hanno ricevuto assistenza psicologica, supporto legale, ascolto e, in alcuni casi, anche aiuto economico.
Il consigliere nazionale della CRI, Paola Fioroni, ribadisce l’importanza del ruolo delle istituzioni e del mondo del sociale: “La rete dei servizi deve funzionare a tutti i livelli per permettere di accogliere, proteggere e garantire l’inizio di una nuova vita alle donne che hanno perso speranze e sorriso. Tuttavia, ognuno di noi deve fare la propria parte, per stimolare un cambiamento culturale a partire dal rispetto e dalla parità. Perché la violenza è un problema strutturale e come tale va affrontato, anche attraverso quelle attività di informazione, sensibilizzazione e prevenzione che i nostri volontari svolgono quotidianamente su tutto il territorio”.
Oggi Rebecca è serena e vive con i suoi figli: “Un giorno stavamo guardando la tv con mia figlia e lei mi ha detto ‘Mamma, finalmente ti vedo sorridere di nuovo’. Loro oggi sono adolescenti, ma hanno il ricordo di una mamma che piangeva sempre. Per questo, dicono a tutte le donne che, appena c’è un campanello di allarme, bisogna reagire. Bisogna chiedere aiuto prima che sia troppo tardi”.