“Le donne di Onna, la mia forza”. La storia di Piera, da 25 anni volontaria CRI

 
Sono volontaria della Croce Rossa da 25 anni e non sono mai salita su un’ambulanza. Non sono più giovane, ma per noi volontari l’età anagrafica non conta. Ho tre figli, un’attività commerciale e un marito, anche lui impegnato nel sociale.

Le donne di Onna, la mia forza". La storia di Piera, da 25 anni volontaria CRI

Si presenta così Piera Goio, 73 anni, del Comitato CRI di Borgosesia, in provincia di Vercelli. Piera proviene da una famiglia di torrefattori e ha sempre diviso la sua vita tra la gestione commerciale dell’azienda e l’impegno nel sociale. “Sono entrata in Croce Rossa perché il primo principio della mia mia vita è l’Umanità e, applicato a tutto ciò che faccio, a catena attiva anche gli altri”. Oggi Piera partecipa alle molteplici attività organizzate dal suo Comitato, senza rinunciare mai al suo appuntamento fisso della mattina all’ospedale di Borgosesia dove assiste chi non ha nessuno che lo accudisca.Della sua ‘carriera’ da volontaria ha tantissimi ricordi ancora vividi nella sua testa. Ciò che invece resta indelebile nel suo cuore è l’esperienza del 2009, dopo il terremoto dell’Abruzzo. Piera partì, a distanza di 6 settimane da quelle prime scosse che distrussero L’Aquila, alla volta del campo di Centi Colella. In quei giorni si mise a totale disposizione: qualsiasi aiuto era necessario. Trascorse il tempo con le mamme “orfane” dei propri figli, con i ragazzi che con rabbia piangevano la scomparsa dei propri compagni. In quel momento Piera non sapeva ancora quanto quei momenti avrebbero aiutato lei stessa nei mesi successivi. 

  
Qualche mese dopo il terremoto dell’Abruzzo mio figlio è stato travolto da una slavina sul Monte Rosa. Rimasi sconvolta, ma poi con il tempo, ripensando alle donne de L’Aquila, mi feci forza e ripetei a me stessa: Piera non sei l’unica, pensa alle mamme di Onna.

Quelle mamme che come lei hanno pianto e piangono, sono le stesse che le hanno dato, inconsapevolmente, la forza di andare avanti.

Indossare l’uniforme rossa è rendere omaggio a chi mi ha dato più di quanto ho dato io ed è un omaggio a mio figlio Mattia, anche lui, come me, Volontario della Croce Rossa Italiana.

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