La Dott.ssa Carolina Casini: “A Cox’s Bazar persone devastate nell’animo ma con una forza incredibile”
La fine della sua missione a Cox’s Bazar si avvicina e Carolina non ha dubbi: “Porterò via con me la testimonianza di gente meravigliosa, che affronta con fierezza le difficoltà e che vuole ripartire. Qui c’è una situazione diversa rispetto ad altre realtà: a Cox’s Bazar non ci sono persone che hanno sofferto la fame o la siccità, ma donne e uomini devastati nel loro animo e costretti a lasciare le loro case. Sono in tanti a venire nella nostra clinica mobile a lamentare sintomi di natura fisica ma, molto spesso, scopriamo che si tratta di un disagio ben diverso”.La Dott.ssa Carolina Casini è una pediatra. Attiva nella Croce Rossa Italiana dal 2009, ha partecipato a diverse missioni tra cui Lampedusa, Gaza, il Kenya. Ora, il Bangladesh. “Abbiamo visto nascere dal nulla la nostra clinica mobile – racconta – dalla scelta del luogo alla costruzione vera e propria della struttura, messa su a tempo di record. Durante i primi giorni le persone hanno avuto modo di conoscerci e di fidarsi di noi: in molti si sono insediati nelle immediate vicinanze della clinica dove, insieme ad Anna Matteoni, al medico e all’infermiera della Mezzaluna Rossa Bengalese, visitiamo circa cento persone al giorno”.
Un ritmo forsennato, che tuttavia non ha impedito a Carolina di entrare in contatto con storie ed esperienze di vita molto toccanti: “Spesso, vengono anche solo per parlare del loro passato e di ciò che li ha portati qui. Penso, ad esempio, alla donna che si presenta praticamente ogni giorno: suo fratello è stato decapitato, i suoi genitori uccisi e mutilati, un altro fratello bruciato. La semplice vicinanza con noi la aiuta, per quanto possibile, a sentirsi un po’ meglio”.“Proprio ieri – aggiunge – è arrivata un’altra donna che portava con sé la nipotina perché io la visitassi. La bimba non aveva nulla. Lei, invece, non stava bene per niente. Da come respirava ho capito che c’era qualcosa che non andava. Aveva 41 di febbre e una brutta polmonite. Abbiamo deciso di tenerla in osservazione, nel tentativo di stabilizzarla e di evitare un ricovero. Dopo alcune ore, la situazione è migliorata e la donna non faceva altro che ringraziarmi e abbracciarmi come se avessi appena fatto un miracolo. Questo episodio mi ha fatto riflettere molto, perché è il simbolo di quanto queste persone tengano l’una all’altra: pur sentendosi male, infatti, è venuta in clinica non per lei, ma per sua nipote”.
C’è poi la storia del piccolo Pietro, il neonato a cui lei e l’infermiera Anna Matteoni hanno dato il nome: “Quando mi sono resa conto delle sue condizioni, l’ho preso e ho iniziato a correre verso la nostra postazione. Durante il lungo tragitto il suo cuore si è fermato due volte, per cui ho dovuto eseguire su di lui le manovre di rianimazione. Tutto si è concluso per il meglio, è stata una grande emozione”. La Dott.ssa Casini si sofferma poi sulla forza e la maturità dei bambini: “Hanno risorse e forze sovrumane. È incredibile vedere arrivare in clinica, ogni giorno, bambini di otto o nove anni che portano a far visitare i fratelli più piccoli. Pensano loro a tutto, mentre i genitori sono occupati nelle loro attività per sopravvivere. Riferiscono bene i sintomi, comprendono diagnosi e terapie, sono dei veri adulti”. “A Cox’s Bazar – conclude Carolina – ci sono oltre seicentomila persone racchiuse in venti chilometri quadrati e ognuna ha un passato fatto di sofferenze. Tuttavia quello che di loro ti rimane nel cuore non è l’angoscia, ma la grande forza d’animo e la voglia di non mollare mai”.