Alessandro, 20 anni in Croce Rossa: ad Amatrice l'esperienza che mi ha segnato di più
Dal negozio, che era in un cortile ad altezza strada, la furia dell’acqua aveva catapultato quella ragazza fino al secondo piano del fabbricato. Era ferita, rimasta intrappolata su un balcone. Siamo riusciti con difficoltà ad aprirci un varco tra la devastazione, l’abbiamo raggiunta e messa in salvo.
Alessandro Bussolino, 42 anni, parla di questo episodio con apparente distacco ma chi, come lui, ha spesso il compito di salvare vite, ha il dovere di mantenere il più possibile il sangue freddo, proprio come accaduto in occasione dell’alluvione che nel 2011 colpì la Liguria.
Qualche giorno prima eravamo impegnati nella zona di La Spezia: ricordo che insieme ai miei colleghi volontari del soccorso camminammo per chilometri nella notte, per raggiungere le macerie di una palazzina interamente crollata e trarre in salvo l’unico superstite tra tutti gli inquilini”
Cosa si prova a salvare un vita? “Durante le operazioni rimango sempre molto concentrato. Quando torno a casa, invece, ho modo di rivivere tutto quello che è accaduto: penso ai rischi che abbiamo corso, ai drammi delle persone che cerchiamo di aiutare. Anche questo mi dà forza e motivazione per andare avanti”.
Alessandro fa parte del Comitato CRI di Savona; è diventato volontario nel 1997 e dal 2004 è istruttore SMTS (Soccorso con Mezzi e Tecniche Speciali) oltre che istruttore TSSA (Trasporto Sanitario e Soccorso in Ambulanza). Durante questi anni di attività, ha partecipato a numerosi teatri di emergenza e operazioni di soccorso, tra cui anche la missione Arcobaleno in Kosovo. “Tra le tante a cui ho preso parte, quella che mi ha segnato di più è sicuramente quella del terremoto del Centro Italia nell’agosto 2016. Abbiamo lavorato fra le macerie per tre giorni e praticamente senza sosta, tirando fuori dalle case crollate, purtroppo, solo corpi senza vita”.Ogni volta che c’è un’emergenza, che si presenta la necessità di soccorrere chi è in difficoltà, Alessandro non esita a schierarsi in prima linea: “È la ragione principale per cui ho scelto questa strada subito dopo aver fatto il servizio di leva: la voglia di non fermarmi mai, il desiderio e la positiva ambizione di continuare a essere al servizio degli altri, specialmente nelle occasioni più difficili”. Quando non è impegnato con la Croce Rossa, Alessandro lavora in banca: una vita ‘tranquilla’ e fatta di numeri, la sua, che assume sembianze diametralmente opposte quando arriva il momento di entrare in azione.
“Io credo che alla base di tutto – dice – debba esserci una forte motivazione. Fare il volontario nella Croce Rossa significa scegliere consapevolmente di aiutare le persone, di stare vicino a chi soffre. Non importa quanti sacrifici bisogna fare, quante ore bisogna togliere al proprio tempo: ciò che conta è solo dare il massimo di volta in volta”. Una determinazione che Alessandro trasmette anche durane i corsi biennali di SMTS che si tengono nella sua regione: “Motivazione e consapevolezza sono le caratteristiche che non possono mancare in chi vuole essere parte attiva del soccorso. Questi ragazzi devono essere pronti a tutto, devono sapere che prima o poi saranno chiamati in azione”. Cosa significa, per Alessandro Bussolino, essere nella CRI? “La Croce Rossa è ‘semplicemente’ una vocazione, un fuoco che ti brucia dentro. Molto di quello che so della vita e delle persone l’ho imparato qui. Un’avventura che vivo ogni giorno con passione ed entusiasmo”.
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