Terremoto Centro Italia: Le squadre di supporto psicologico sul campo

“Così facciamo recuperare i bambini dallo choc del terremoto”

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Antonio Pollio è uno degli psicologi della Croce Rossa Italiana che in questi giorni di emergenza cerca di far fronte, insieme alla squadra della SEP, sezione emergenza psicologica della CRI, alle esigenze della popolazione di Camerino, uno dei territori più colpiti dalle nuove scosse di terremoto. La priorità? “Senza dubbio i bambini – dichiara Pollio al quotidiano Avvenire – Sono dotati di grandi risorse per superare lo choc del terremoto, ma occorre che psicologi esperti li aiutino a mobilitarle”. Non esiste una regola uguale per tutti perché il lavoro dello psicologo è proprio quello di “dare a ognuno le risposte giuste” I due estremi sono da una parte il bambino che nel terremoto vede il mostro che viene di notte, all’improvviso, e ti lascia inerme, dall’altra quello che apparentemente lo esprime in modo fintamente distaccato, magari te lo spiega come evento scientifico, con mancanza di emotività… Questi e molti altri sono atteggiamenti su cui occorre lavorare”.Il primo passo è quello di raccontare, esprimere, in qualunque modo, l’esperienza vissuta. Non solo verbalmente ma anche con il disegno e i giochi: “Quando arriviamo nei luoghi delle tragedie la prima cosa da fare è valutare le situazioni, poi le necessità psicosociali, e infine gli interventi.

 

Lavoriamo sia sul gruppo-bambini, sia con gli adulti di riferimento – spiega Antono Pollio del SEP di Croce Rossa -, perché i piccoli crescono e si evolvono su due binari, tra i pari e nel rapporto con i grandi, soprattutto i genitori”. Che però nella fattispecie sono a loro volta terremotati e bisognosi di cure: “Sono vittime anche loro, per questo il nostro lavoro è di supporto in generale, affinché trovino un modo sano, coattivo, per continuare ad essere il punto di riferimento del bambino”.

   

Nella vita tutti noi incontriamo il mondo, facciamo esperienze, e queste devono essere espresse. “Quelle belle ci viene naturale riesprimerle, ma con quelle brutte facciamo fatica: significa far riemergere rievocazioni emozionali, il tornare della paura, i vecchi fantasmi che si rimescolano con gli attuali” conclude lo psicologo della Croce Rossa Italiana. “Tutto questo, rapportato a un bambino, può diventare montagna insormontabile. E il mostro, se non viene smascherato e ridimensionato in tempo, si ripresenterà magari anche dopo molti anni, quando il bambino non c’è più, ma le sue vecchie paure spaventano ancora l’adulto che ha preso il suo posto”.

 
Leggi l’intervista sul quotidiano Avvenire

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