Strage migranti, Rocca: “Le istituzioni rimettano al centro l’essere umano. Insieme a 800 persone sono affondate le nostre coscienze di cittadini europei”.
Il Segretario Generale della Federazione: “Bisogna rompere l’indifferenza del mondo nei confronti di queste tragedie”.
“Ci sono state centinaia di morti in mare ma non sono mai state date risposte. Triton non è la risposta adeguata a questo fenomeno, che non possiamo certo chiamare emergenza visto che è un flusso ininterrotto da anni”. Così il Presidente nazionale della Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca, durante la conferenza stampa tenuta a Catania nel pomeriggio del 21 aprile, insieme con il Segretario Generale della Federazione Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa Elhadj As Sy. All’incontro sono intervenuti anche Marco Consoli, Vice Sindaco Catania, Rita Grossi, Direttore Generale ASP 3, Giuseppe Spampinato, Direttore Sanitario ASP. “Si è voluta sostituire all’operazione italiana Mare Nostrum – ha proseguito Rocca – e questa è quella che io ho definito una risposta imbarazzante perché era la risposta dell’Unione Europea, un’operazione che mensilmente costa un terzo di quello che il nostro Paese sosteneva da solo con una missione completamente differente che non è il ‘search and rescue’. Questa tragedia probabilmente poteva accadere anche con Mare Nostrum se è vero che c’è stata una collisione, ma se è vero come è vero che ci sono stati 20 mila morti da quando questo flusso ormai è iniziato venti anni orsono, di quante barche o barchini non abbiamo avuto conoscenza che si sono rovesciati? Molti. Grazie a Mare Nostrum si sono potuti intercettare e salvare.Riteniamo che ci sia bisogno di rimettere al centro l’azione umanitaria, che si debba uscire da logiche che guardino soltanto al tema della sicurezza, che pure è un tema importante – ovviamente va fatto un contrasto forte alla criminalità – però l’azione di contrasto ai barchini senza un’azione umanitaria importante sul territorio libico, significa voltare la testa dall’altra parte e far finta che non vi siano persone che stanno scappando da guerre e conflitti e che comunque cercheranno un’altra rotta. Possiamo chiudere questa rotta, ma come dimostra la tragedia di Rodi di ieri, ci sono altre rotte aperte che queste persone disperate cercheranno.Non possiamo esporre cartelli con la scritta ‘Bring back our girls’ di fronte a fenomeni persecutori in atto in Nigeria e poi far finta che una madre non abbia il diritto di scappare da una situazione del genere e cercare una soluzione migliore per i propri figli. Non possiamo pensare che il flusso dal Corno d’Africa si interrompa magicamente soltanto perché abbiamo abbattuto e affondato i barchini e impedito di partire ai trafficanti, ai quali se ne sostituiranno degli altri. Se vogliamo un palliativo ben venga, ma certamente per la Croce Rossa non è sicuramente una soluzione. Noi chiediamo che vi sia un’azione delle nostre istituzioni che rimetta l’essere umano al centro. Se non sapremo dare risposte concrete a chi scappa da guerre e conflitti, significa che insieme a 800 persone l’altro ieri sono affondate le nostre coscienze come cittadini europei. Smettiamola di chiamare clandestini degli esseri umani, di chiamarli illegali. Si torni a mettere al centro dell’azione dei nostri governi, dell’Unione Europea, della comunità internazionale, l’essere umano. A me sembra che stiano prevalendo altri temi e questo non giova alla dignità della vita di queste persone.“Siamo qui – ha detto As Sy – per rompere il silenzio su una situazione difficile da affrontare e digerire. Rompere l’indifferenza che il mondo ha espresso nei confronti di questa tragedia. Dico indifferenza, perché quando parliamo facciamo riferimento solo ai numeri, ma ricordiamoci che dietro questi numeri ci sono persone, storie, donne, bambini, ragazzi costretti a lasciare la casa, la famiglia, disposti ad affrontare il mare Mediterraneo che è diventato un cimitero. Dobbiamo mettere al centro l’essere umano. Perché questo significa rispettarlo e rispettare il suo diritto ad un futuro migliore”.Rocca ha poi ricordato il grande lavoro della Croce Rossa Italiana “che vede oltre 1000 volontari coinvolti nella risposta agli sbarchi. Solo nel 2015 abbiamo dato assistenza a oltre 62 sbarchi”.“La Sicilia – ha infine aggiunto il Presidente della CRI – sta offrendo una capacità ed una dimensione solidale fuori da ogni immaginazione. Ha tirato fuori il meglio dell’Italia in questi anni sotto questo aspetto. Sicuramente la Sicilia è la porta d’Europa: vogliamo chiudere questo canale, controllare questi flussi sotto il profilo umanitario? Bene, facciamolo, ma non voltiamo la testa dall’ altra parte facendo finta che se muoiono in Libia non è come se muoiono a poche miglia da casa nostra in mare”.