Solidarietà senza confini

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I volontari della Mezzaluna Rossa Siriana in un momento della Gara

Le attività di collaborazione tra Croce Rossa Italiana e Mezzaluna Rossa Siriana

di Felicia MammoneUna collaborazione forte, continua e costante nel tempo. Una vicinanza solidale e quando possibile anche fisica. Il legame tra la Croce Rossa Italiana e la Mezzaluna Rossa Siriana (SARC) va avanti da diverso tempo, anche prima del conflitto armato le due Società nazionali erano legate da una forte amicizia. Dall’inizio della crisi la CRI si è mossa a sostegno dei volontari e della popolazione siriana lanciando una raccolta fondi e inviando aiuti a supporto dei vulnerabili. Quest’anno, poi, la manifestazione di Solferino è stata dedicata ai 23 volontari della SARC uccisi mentre prestavano servizio. Recentemente il Presidente della Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca, ha consegnato al presidente della Mezzaluna Rossa Siriana, Dr. Abdul Attar, la medaglia d’oro della CRI per il lavoro svolto dai volontari fin dall’inizio della crisi umanitaria e dal Presidente della Società nazionale per l’impegno, la coscienza civica e morale dimostrata e per l’adesione profonda ai sette Principi. La solidarietà della Croce Rossa Italiana alla Siria e ai volontari è stata anche dimostrata da Rocca, personalmente, visitando diverse volte il paese e il personale SARC nei 2 anni di ostilità. Ennesima dimostrazione di fratellanza e collaborazione è l’invito che la CRI ha rivolto ai volontari SARC per partecipare alla XX Gara Nazionale di Primo Soccorso dal 20 al 22 settembre a Benevento.

  

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Il team SARC: Sarah, Ahmad, Habib, Riwa e Baher

L’arrivo dei 5 volontari siriani è stata una grande gioia. “Appena scesi dall’aereo ci hanno subito detto che volevano assolutamente gareggiare, che erano contentissimi dell’invito e di essere in Italia” racconta Carmine Melillo, volontario CRI di Benevento, che ha accompagnato i ragazzi siriani durante la loro permanenza in Italia. Sarah, Ahmad, Habib, Riwa e Baher sono i cinque operatori della Mezzaluna Rossa Siriana che sono arrivati nel nostro Paese giovedì 19 settembre. Dopo una breve visita turistica a Roma sono approdati in terra campana verso sera. La mattina dopo hanno preso parte alla presentazione della gara “dimostrando grande voglia di socializzazione e assoluta contentezza per  la calorosa accoglienza da parte dei team della CRI” racconta Carmine. “Ho conosciuto delle persone splendide, capacissime e umili, delle persone di cuore” prosegue il volontario di Benevento. “Abbiamo parlato tanto e di tutto, ci hanno invitato in Siria per andare a trovarli quando la situazione sarà più tranquilla – prosegue il volontario CRI -. Dai loro racconti ho potuto capire quanto il conflitto influisca sulla loro vita personale, quanto la loro libertà sia limitata”.  Il sabato i volontari SARC hanno preso parte alla competizione, come partecipanti non in gara. “A detta di tutti i giudici i ragazzi sono stati bravissimi – ci racconta Carmine -. Sono intervenuti sulle scene in maniera perfetta: sono stati uno dei pochi team che ha fornito un’assistenza perfetta su una scena simulata veramente difficile dove si prevedeva l’intervento in simultanea di tutti. Habib, poi – dice Carmine – si è dimostrato un vero e proprio leader, con grandi capacità di coordinamento ed organizzazione e pronta difesa dei suoi collaboratori”. “Nella scena in cui era presente un poliziotto armato, Habib ha usato il giusto approccio, avvicinandosi a lui e tranquillizzandolo sul fatto che la loro attività fosse esclusivamente di soccorso”. In questo sicuramente è di aiuto l’esperienza sul campo, un campo quello siriano martoriato ormai da troppi anni dal conflitto. “Inoltre abbiamo notato che i loro protocolli di intervento sono paragonabili a quelli dei paramedici” un livello quindi molto elevato che è sicuramente dovuto da una necessità diversa di soccorso. Habib durante la cena conclusiva, sabato sera, ha ricordato i colleghi volontari morti mentre prestavano servizio. Il momento è stato commovente. “Ci siamo tutti molto emozionati ed è scesa anche qualche lacrima. Nonostante una cultura diversa e il vivere in realtà diverse quando si indossa la stessa divisa e si sceglie di seguire i Sette principi siamo uguali, tutti volontari e tutti vicini gli uni agli altri” conclude il volontario CRI.

  

          

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