Solferino 2015, da Haiti al Vietnam la cooperazione internazionale della Croce Rossa Italiana

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Delegati internazionali di Croce Rossa Italiana

Attività di microcredito, supporto psicosociale, costruzione di un villaggio, formazione e training per essere pronti e preparati ai disastri naturali. Così si muove la cooperazione internazionale della Croce Rossa Italiana che da Haiti al Vietnam mette in campo progetti e attività di sostegno alle Società Nazionali sul cui territorio opera. Le attività sono state presentate questa mattina in un workshop al Museo Internazionale della Croce Rossa di Castiglione delle Stiviere dove i cinque delegati della CRI, coordinati dal Dirigente del Servizio Affari Internazionali Annarita Roccaldo, hanno mostrato le attività di cooperazione fatte nell’ultimo anno. Dal villaggio ‘Haitien’ a Port au Prince ad Haiti al progetto di supporto psicosociale a Hebron nella West Bank fino alla realizzazione di un centro sanitario nella Repubblica Democratica del Congo. Lo scopo è concentrarsi sulla vita di tutti i giorni delle comunità in cui si va ad operare, capendo le loro reali necessità e bisogni per muoversi in quei contesti nel rispetto delle usanze locali evitando la logica dell’assistenzialismo.”A Gaza e nella West Bank – racconta la delegata internazionale Roberta Fusacchia – abbiamo messo in campo un progetto disupporto psicosociale per i bambini, gli adulti e i volontari della Mezzaluna Rossa Palestinese. La causa principale dei traumi della popolazione, oltre alle ferite di guerra, la separazione dai propri cari, è l’assenza della libertà dimovimento”. A questo scopo nasce il progetto CRI nel 2005 poi implementato con l’appoggio di altre Consorelle, per migliorare il benessere psicosociale della popolazione.Più difficile progettare e programmare invece nella Repubblica Democratica del Congo dove, racconta l’ex delegato CRI Lorenzo Massucchielli, “nessuno ha mai vissuto senza guardare una guerra nella sua vita. E questo dà il metro di come una persona possa vivere il lungo termine. La visione massima è a tre giorni perché la priorità lì è sopravvivere”. Eppure li la CRI è stata capace di aiutare e contribuire alla costruzione di un centro sanitario di riferimento a Kinshasa, oggi efficiente e pronto all’intervento immediato.

  

  

             

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