Sisma Emilia: “Il terremoto, i cocci, e quel che ci sta nel mezzo”

Di Silvia Pivetti I cocci della lampada sono ancora li.Dopo il 20 maggio li abbiamo raccolti tutti, abbiamo rimesso a posto tutti i soprammobili caduti…ma quei cocci non sono riuscita a toglierli.  Penso che l’unico modo per sopravvivere ad un momento brutto sia trovare una cosa positiva in quel che è successo. E il terremoto è stato un momento brutto. Una disgrazia.Perché ci sono stati i morti, tanti, troppi. Perché ha distrutto le nostre case, le aziende, le scuole, i palazzi storici. Ma ha distrutto anche le nostre certezze…la convinzione di non essere in zona sismica, la certezza di sentirsi al sicuro a casa propria…perché tanto non ci può succedere niente qui…E invece il rombo della terra e le scosse ci hanno sbattuto in faccia la realtà che pochi secondi sono sufficienti per perdere tutto… Ma come ogni difficoltà della vita o ti fa soccombere o tira fuori il meglio di te…e noi non ci siamo fatti fermare. Ricordo ancora le immagini che trovavo su internet e che mi raccontavano di piazze e strade piene di gente, corsa fuori dalla paura…gente che si abbracciava, che si consolava, che si faceva forza…e i racconti di chi c’era… “ero scesa in pigiama e un signore mi ha dato la sua coperta”, “un ragazzo è tornato in casa mia a prendermi il cellulare per chiamarti”, “c’era una signora da sola infreddolita e le ho dato la mia giacca”…tutti sconosciuti, magari vicini o dirimpettai che a stento si salutavano prima, ma che in quei momenti hanno abbassato le difese e si sono aiutati. Mi commuovo ancora a pensare alle decine di volontari CRI che quella notte, dopo aver messo al sicuro le proprie famiglie, hanno indossato la divisa e alla spicciolata sono arrivati in sede…gli equipaggi che si formavano spontaneamente…si prendeva un’ambulanza e si usciva…a disposizione del 118, a soccorrere la nostra gente, soccorritori anche se vittime stesse del terremoto.E quelle persone sono rimaste li, in sede, per giorni e giorni, non perché glielo chiedesse qualcuno ma solo perché ce n’era bisogno. E pian piano si sono divisi i compiti…i sanitari per le ambulanze, lo staff della Sala Operativa, i logisti per montare le strutture di accoglienza nei campi, i coordinatori in Prefettura. E così si è messa in moto, alle 4.40 di quel maledetto 20 maggio, la macchina dei soccorsi della CRI. Una macchina complessa, mastodontica ma meravigliosa ma una macchina che non funziona da sola.Durante un turno al CCS in Prefettura mi arriva la richiesta di bagni chimici per un campo che stavano allestendo a Cento perché “senza bagni non abbiamo l’autorizzazione sanitaria, rischiamo epidemie, non si può farne a meno, servono…subito!”. “E io adesso dove li trovo i bagni stando seduta qui?” I pensieri impazziscono per qualche secondo, poi è bastato girare la sedia verso il centro della stanza e vedere i rappresentanti delle altre forze scese in campo per sapere che ce l’avremmo fatta…in qualche modo ce l’avremmo fatta…e quindi spargi la voce, i radioamatori che si mettono in contatto radio, la Provincia che cerca nei magazzini, i Vigili del Fuoco che mettono a disposizione i mezzi…e dopo qualche ora i bagni sono arrivati a destinazione e abbiamo aperto il campo.E così è successo per ogni necessità…per i trasferimenti dei pazienti, per le segnalazioni di sciacallaggio, per le ludoteche, per le esigenze alimentari di tutti, anche per portare Sky nei campi. Un grande lavoro di squadra tra tutte le forze, gli enti, le associazioni presenti in quella stanza (ma non solo) che si coordinavano e mettevano a disposizione mezzi e personale per raggiungere un obiettivo comune. E il lavoro è continuato per giorni, settimane, mesi…e non ce l’avremmo fatta senza l’aiuto dei volontari che da ogni parte sono venuti a darci una mano.All’inizio erano solo numeri… “te ne mando 3 da Forlì” “si ma che sanno fare?” non importava in realtà perché qualsiasi aiuto era prezioso.Poi diventavano nomi e volti al loro arrivo “piacere Stefania” “ciao sono Luciano”…spaesati per essere stati catapultati in una realtà nuova, confusa, sempre in emergenza, sempre al lavoro, magari arrivati nel momento peggiore, durante l’ennesimo inconveniente o nel cuore della notte.Ma si sono dati da fare, hanno lavorato sodo, tanto, sempre, ininterrottamente. Si sono accontentati di una branda, una doccia e un pasto caldo e ci hanno dato tutto…tutto il loro impegno, tutta la loro professionalità, tutte le loro idee per “fare di più e fare meglio” ma sopratutto ci hanno dato i loro sorrisi, un affetto più forte delle scosse (non mi stancherò mai di dirlo!).Perché in quei giorni hanno preso senso tutti i corsi fatti negli anni, tutti i campi di formazione, gli esami e le simulazioni. Ma non è la stessa cosa. Noi per primi siamo andati in soccorso delle popolazioni aquilane nel 2009 e ci siamo stati in ogni emergenza nazionale e non. Ma quando capita a te non è la stessa cosa, non te lo insegnano. Sei vittima a casa tua, sei preoccupato per la tua famiglia, gli amici, la tua città. Ma sei soccorritore e devi rimanere lucido per lavorare al meglio.Bisognerebbe ringraziare chi, in tutti questi anni, ha organizzato corsi di formazione, di specializzazione. Ma, miei cari Presidenti, Commissari, Ispettori e Formatori…avrete fatto sicuramente un grande lavoro, prezioso…però l’unico merito che avete è di far parte di un’Associazione che è catalizzatore di belle persone perché l’umanità, il mettersi a disposizione di tutti, la capacità di aiutare con le parole prima ancora che con i fatti non le insegnano in nessun corso.

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E questa è la mia cosa positiva di questo terribile terremoto.Le persone morte non torneranno indietro…ma in loro memoria costruiremo aziende più sicure, case più sicure. Ricostruiremo le nostre scuole, aggiusteremo il nostro patrimonio storico e artistico, cercheremo di far tornare tutto come prima, anzi…meglio di prima. Ma una cosa c’è già e rimarrà sempre…l’affetto delle persone conosciute in questi mesi, la consapevolezza chiara e nitida che non siamo soli, che da soli riusciamo ad affrontare i problemi ma con l’aiuto degli altri riusciamo meglio.Sono passati solo poco più di 5 mesi da quei momenti, ma sembra un’eternità ripensando a tutto quello che è successo…Ci sono state le raccolte fondi, i concerti, le magliette, i servizi in tv, i libri di ricordi. Ci sono state le riaperture di tanti spazi pubblici, i traslochi, i transennamenti. Ci sono stati i cambi turno, gli arrivi e le partenze, le chiusure dei campi, i magazzini che si svuotano. Ci sono stati report orari, giornalieri, richieste di attivazione, resoconti economici, preventivi e stanziamenti. Ci sono state le donazioni di mezzi, di soldi, di montagne di pannolini e anche di batterie per apparecchi acustici. Ci sono state riunioni al CCS, al CCP, in CRI a Ferrara, in SOR e anche in SON. Ci sono state le dimostrazioni di riconoscenza degli ospiti dei campi, delle autorità, delle istituzioni, del 118. Ci sono stati anche momenti in cui ci siamo sentiti abbandonati dalle istituzioni, quelle più lontane ma anche quelle vicine a noi, ma abbiamo sentito la vicinanza di tante persone, conosciuti o sconosciuti, italiani e stranieri. Ci sono stati momenti spensierati e momenti di nervosismo puro. Ci sono stati anche quelli che non hanno perso occasione per fare polemica, per mettere i bastoni tra le ruote…ma gli è andata male, sono solo riusciti a renderci più forti e determinati. Ci sono state lunghe giornate di lavoro, qualcuno che ti portava il gelato, le grigliate improvvisate. Ci sono state le divise che non bastavano mai, le parrucche da clown, i nasi rossi e gli scherzi in doccia. C’è stato chi russava troppo, chi dormiva poco, chi mangiava sempre. Ci sono stati gli infermieri e i medici del 118 con cui passare le ore in Prefettura, i carabinieri che ti offrivano il caffè durante la notte e il personale della provincia che ti chiede di spiegargli come funiona Office a mezzanotte. Ci sono stati i Vigili del Fuoco con cui condividere le pause e la Polizia che portava i vassoi di paste. Ci sono stati assessori, presidenti, sindaci, politici in visita alle zone colpite a farsi belli davanti alle telecamere e poi c’erano Assessori, Presidenti, Sindaci, Politici che lavoravano incessantemente, ad ogni ora, per ogni problema, per la loro gente. Tanto per non farci mancare nulla c’è stato anche il trasferimento dei pazienti al nuovo ospedale, l’intossicazione al CCS, e tutte le altre attività ordinarie che non potevano aspettare la fine dell’emergenza.”Emiliani brava gente”? Non penso. Ci sono Emiliani sparsi in ogni parte d’Italia così come in Emilia ci sono persone provenienti da ogni parte d’Italia. E il terremoto, non dimentichiamocelo, non è stato solo in Emilia. Anche il Mantovano è stato duramente colpito e porta ancora i segni di quei momenti e loro come noi non si sono fermati, non hanno perso la speranza e stanno lavorando per ricostruire, per ricominciare. E poi abbiamo ricevuto solidarietà in ogni forma da persone di ogni città, anche dall’estero. Quindi forse siamo brava gente e basta.E quando sei in coda al panificio e ti arriva un messaggio “ciao bella, siete unici, è stata una giornata fantastica”…ti scappa una risata che attira la curiosità dei presenti, ma che importa?Ti importa solo sapere di essere fortunata perché è vero che non posso più dire “cosa vuoi che capiti a Ferrara?” ma la risposta non sarà “ahimè” ma “hai me!”…perché qualsiasi cosa possa capitare sai che non sei solo. E questo ti basta.Oggi arrivano le tanto attese attestazioni di servizio, le divise sono lavate e stirate nell’armadio da settimane, l’attenzione è già rivolta ai rischi dell’inverno che sta arrivando…forse è il momento di togliere quei cocci. 

  

          

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