Progetto Clochard a Busto Arsizio: gli angeli della strada
@Ibrahim Malla
Il progetto Clochard nel Comitato di Busto Arsizio (VA) è nato 4 anni fa, per opera di 3 volontari, Luigi Lomazzi, Nicola Cicchello e il compianto Pinuccio Albanesi, ma il gruppo negli anni è cresciuto fino a raccogliere una quindicina di persone. Due volte la settimana i volontari di Croce Rossa si recano nelle due stazioni ferroviarie cittadine per portare cibo, bevande, coperte e assistenza sanitaria ai clochard. “I primi giorni avevano diffidenza e pensavano che stessimo facendo delle ronde – racconta Luigi Lomazzi – ci è voluto quasi un mese prima che si avvicinassero. Poi, presa confidenza, ci hanno chiesto di assistere anche delle persone che avevano trovato alloggio in una casetta. Le persone che incontriamo in stazione hanno spesso storie drammatiche alle spalle, alcuni sono stati in carcere, altri hanno avuto gravi problemi familiari. Spesso assistiamo anche a finali tragici”. Negli anni i volontari hanno vissuto diversi lutti tra i clochard, storie drammatiche, straordinariamente sconosciute alla società, che attorno a loro continua a scorrere come i treni in stazione. “Ricordo una ragazza di appena 18 anni – continua Lomazzi – il contatto era stato difficile, ci chiedeva i panini e poi li dava da mangiare al cane, suo inseparabile compagno, lei era arrivata a pesare 40 kg e dormiva sempre lungo i binari, con la famiglia aveva rotto i rapporti. Il sabato prima era venuta a prendere un panino da noi, e il martedì è morta. C’è stato un morto di TBC, in quel caso abbiamo dovuto fare la profilassi anche noi. Noi lo chiamavamo il guardiano della gallina, perché ultimamente aveva una gallina che diceva di custodire per un ragazzo che era andato in ferie. Anche questa è una storia difficile: era uscito dal carcere ma era sceso nel degrado più di prima, e dopo la morte del fratello con cui condivideva un alloggio precario in un capannone, si è lasciato andare e ha rifiutato anche le cure che gli avevamo proposto in un sanatorio”.
@Ibrahim Malla
“Anche recentemente c’è stato un morto sotto al treno: era uno di quelli che chiamiamo “gli invisibili” perché sono vestiti bene e quindi non si pensa che siano clochard. Gli invisibili non si avvicinano subito a noi, guardano cosa facciamo, osservano e alla fine chiedono. A Busto abbiamo anche un “vero clochard”, di quelli che sono visti nell’immaginario collettivo come spiriti liberi in contrapposizione ai legami della società: il nostro vive da anni sulla panchina, se ne frega del mondo e regala a passanti ed amici vere perle di saggezza”. Ad abitare permanentemente in stazione sono una dozzina di persone, ma ce ne sono molte che gravitano attorno, ultimamente si è assistito ad un incremento di nord-africani che hanno perso il lavoro di muratore a causa della crisi nel settore edilizio. Queste persone spesso sono di religione musulmana, quindi per rispetto è necessario proporre anche del cibo adatto, come panini al formaggio e al tonno invece che al prosciutto. In inverno una delle necessità è scaldarsi, quindi ecco che dall’ambulanza spuntano coperte e té caldo, invece d’estate il caldo è fin troppo, quindi servono più bottiglie d’acqua e té freddo.
@Ibrahim Malla
Per tutto l’anno invece servono medicinali “Le persone senza fissa dimora hanno difficoltà a curarsi -continua Luigi Lomazzi – non hanno un medico di base e quindi non possono prendere antibiotici per curare il mal di denti, che è molto frequente. Spesso facciamo piccole medicazioni, e in caso di necessità diamo pomate o farmaci da banco. In molti casi i volontari prendono a cuore queste situazioni, e senza farsi notare portano qualcosa da casa da aggiungere a ciò che normalmente distribuiamo. Non siamo i soli a lavorare con i clochard, c’è una “rete” di associazioni che offrono vari servizi, c’è chi offre pasti caldi, chi offre le docce. Noi di Croce Rossa offriamo cibo, coperte, farmaci e soprattutto una parola buona”. La grande passione con cui Luigi affronta questo servizio traspare dal suo rapporto con i clochard, un rapporto spontaneo e naturale, che esprime amore per l’essere umano. In vista c’è un progetto con il comune per un possibile dormitorio vicino alla stazione, il luogo è già stato individuato, si tratta dell’ex dogana, ma manca l’accordo finale con le ferrovie. Silvia Elzi