Non solo sbarchi: a Catania nasce un “Safe Point” per i migranti senza protezione e senza fissa dimora

il gazebo della croce rossa a catania

di Alessia Lai Abdel è seduto sulla panca e attorno al tavolo da campo sistemato sotto il gazebo della Croce Rossa parla con i ragazzi arrivati alla spicciolata. Spiega  cosa ci fa, lì, a due passi dalla stazione di Catania, un presidio della Croce Rossa. Abdel è un mediatore culturale della CRI catanese, un “ponte” linguistico (ma non solo) tra le esigenze dei migranti e la volontà di dare loro un aiuto. Catania, come tutta la Sicilia, non è infatti solo un punto di sbarco: sono in tanti quelli che per forza di cose restano sull’Isola, perché destinatari di un respingimento, in attesa di un ricorso per la richiesta d’asilo o perché non sono ancora riusciti a spostarsi verso la destinazione che si erano prefissati di raggiungere. Dopo avere affrontato lunghi e pericolosi viaggi attraverso il deserto e il mare, in gran numero si trovano così sul territorio senza fissa dimora. La situazione normativa, in continuo cambiamento, sta aggravando questa condizione: il numero delle persone in transito e di quelle che restano in Sicilia senza alcuna protezione sta drammaticamente aumentando. Sono ormai tanti i migranti che a Catania dormono all’aperto, soprattutto nella zona della stazione centrale. Numerose associazioni riescono a offrire pasti caldi, assistenza legale, la possibilità di lavarsi, ma non basta. Spesso queste persone non hanno punti di riferimento, non sanno a chi rivolgersi per avere un aiuto. Karim ha bisogno di andare in Questura, Abubakr di una giacca calda e un paio di scarpe, Ceesay non sa come andare in ospedale a farsi medicare una ferita. È per venire incontro ai loro bisogni che è nato il progetto “Safe Point”: un piccolo “luogo sicuro” nel quale trovare un po’ di ristoro e soprattutto un aiuto per orientarsi in una città che per chi vive ai margini diventa inevitabilmente difficile. Quel che serve sono soprattutto informazioni di orientamento sanitario e sociale, ma al “Safe Point” i migranti trovano anche i kit igienici, vestiario e coperte. E soprattutto trovano qualcuno che li ascolta e che grazie alla mediazione culturale è in grado di riconoscere le loro esigenze immediate, ciò di cui hanno bisogno per affrontare la condizione disagiata in cui si trovano.

  una volontaria con un migrante

“L’esperienza maturata negli sbarchi ci ha permesso di coniugare il nostro supporto in un modo nuovo e complementare. L’aiuto che Croce Rossa porta alle persone migranti, infatti, oggi non si esaurisce allo sbarco: con il progetto Safe Point continuiamo a essere di supporto laddove non riescono ad arrivare le istituzioni e gli altri soggetti coinvolti nell’assistenza”, afferma Stefano Principato, il Presidente del Comitato Provinciale CRI di Catania. Il progetto è partito da pochi giorni ma il gazebo CRI è già diventato un punto di riferimento per i migranti che vivono sul lungomare catanese nei pressi della Stazione. Quelli che per primi si sono avvicinati lo hanno fatto con discrezione e curiosità. Ma la voce è girata rapidamente e ora chi si siede sulle panche protette dal gazebo della Croce Rossa scopre un gruppo di persone, volontari e operatori, che oltre a mettere a disposizione abbigliamento caldo per affrontare il clima invernale, cibo, acqua e kit igienici, danno informazioni utili per ricorrere ai servizi sociosanitari del territorio, si occupano di accompagnarli in questi luoghi, li informano che esiste il servizio Rfl della Croce Rossa grazie al quale possono cercare di contattare familiari dei quali hanno perso le tracce. Ora sanno che per due giorni a settimana, il martedì e il giovedì, sul lungomare di Catania c’è un luogo in cui possono essere ascoltati e aiutati.

  

          

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