No Slot; Rocca (CRI): la testimonianza di un bambino su Vita.it per comprendere la maledizione del gioco

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“Come Croce Rossa Italiana voglio continuare nella campagna di sensibilizzazione contro le slot machines nelle nostre città. Proprio per questo ho voluto condividere sul nostro sito l’articolo di Simone Feder, psicologo impegnato in prima linea nella campagna “No slot”,  “I pensieri di un bambino”, tratto dal blog “No Slot” del magazine “Vita”. In quelle parole si capisce fino in fondo cosa significano le nuove dipendenze e quanto le sale slot che vediamo crescere come funghi nelle nostre città possano essere pericolosissime. Chiedo a tutti i Presidenti dei Comitati di Croce Rossa Italiana un’attenzione particolare su questa campagna: andate dai vostri sindaci, nelle vostre comunità, a parlare di queste storie. C’è bisogno di una mobilitazione molto ampia, prima che l’allucinazione del guadagno facile e veloce colpisca sempre più gravemente la nostra società”, ha dichiarato il Presidente Nazionale della CRI, Francesco Rocca. “I pensieri di un bambino” di Simone Feder da Vita.it http://blog.vita.it/noslot/2013/04/09/i-pensieri-di-un-bambino-2/Settimana scorsa ho incontrato un bambino, un figlio di chi è incappato nella maledizione del gioco, un ragazzino che si fa tante domande e prova a darsi risposte. Questo mi ha scritto alcuni giorni fa.Caro dottore,Mi è piaciuto tanto parlare con lei ieri sera.Mi ha detto che se volevo potevo scriverle i miei pensieri che non riesco a raccontare, ho provato a scriverli qui.In questo periodo a scuola stiamo studiando i romani. La maestra ci parla dell’antica Roma e di come l’IMPERATORE con il suo impero romano con la forza governava tutto e tutti.  Ci ha parlato dei soldati, degli artigiani, dei commercianti e dei contadini. Ci ha descritto le varie attività che facevano e mentre raccontava mi è venuto in mente papà schiavo dalle macchinette.Ho pensato alla macchinetta (quelle che vedo nei bar) come ad un Imperatore romano che tiene legati a se con grosse catene gli uomini come papà che sono i suoi schiavi e loro continuano a gridare con al collo un cartello con scritto “liberatemi” .E mentre la maestra ci raccontava io pensavo: Io quelle catene le voglio rompere perché voglio liberare mio papà. Come nel film il gladiatore Massimo che voleva a tutti i costi vincere contro le persone malvage.La maestra poi si è accorta che non ero attento e allora mi ha chiesto a che cosa stavo pensando. Io non sono riuscito a raccontarle questi miei pensieri e le ho detto solo che pensavo al nonno che oggi andava all’ospedale. La maestra poi ha incontrato la mamma e le ha chiesto come stava il nonno. La mamma non capiva e allora ho detto alla maestra che domani le avrei raccontato tutto.In effetti ho detto alla maestra una bugia perchè il nonno non doveva andare all’ospedale…La mamma poi mi ha fatto l’interrogatorio per capire cosa dovevo raccontare alla maestra. Le cose del papà faccio fatica dirle alle personeTutti mi chiedono che cosa penso e io non riesco a raccontarlo!Cosa devo fare? Mi è venuto in mente di parlare con papà e di raccontare a lui tutti i miei pensieri e poi sarà lui a raccontarlo alla mamma e alla maestra. È un’idea giusta?Ho scritto questa lettera e l’ho data alla mamma dicendole di non aprirla e di consegnargliela. Ho messo lo scotch, speriamo che non l’abbia aperta. Me lo dica se lo ha fatto!Come aiutarli a togliere questo scotch che tanto nasconde e rischia di fare esplodere i nostri figli?Non possiamo tirarci indietro davanti alla sofferenza delle persone! Soprattutto se a chiederci risposte sono i piccoli!  

  

  

          

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