Milano: dopo oltre un anno di lavoro si conclude l'impegno della Croce Rossa con gli ospiti del Ripamonti Residence di Pieve Emanuele

In accordo con il Soggetto Attuatore per l’emergenza profughi in Lombardia, la Croce Rossa il 30 giugno lascia l’assistenza attiva dei profughi al Ripamonti alla LULE Onlus

Erano 420 e fuggivano dalla Libia.Giunti stremati a Lampedusa, tra il 4 e il 7 maggio del 2011, furono subitotrasferiti dalla Protezione Civile al Ripamonti Residence di Pieve Emanuele,nell’immediato hinterland milanese. Un esodo massiccio di lavoratori stranieritutti uomini che scappavano da un paese funestato dalla guerra civile. La Croce Rossa Provinciale di Milano, giàmobilitata fin d’Aprile, con l’arrivo dei tunisini, fu immediatamente attivataper accoglierli a Pieve Emanuele il 12 e 13 maggio dello scorso anno. Da alloraè sempre stata al loro fianco non facendo mai mancare il proprio apportoquotidiano con la presenza costante di operatori specializzati e mediatoriculturali. Un lavoro costante che in 415 giorni diattivazione ha visto impegnati 470 operatori CRI (suddivisi in più turni perun totale di 1800 presenze) e 8200 ore di servizio. Su disposizione del Soggetto Attuatore perl’emergenza profughi, dal primo giorno del loro arrivo, la CRI attivò unproprio Presidio all’interno del Residence Ripamonti lavorando da subito incoordinamento con il Soggetto attuatore presso la Prefettura, la Questura, iCarabinieri, la Protezione Civile della Provincia di Milano e della RegioneLombardia e interagendo anche con il Servizio stranieri del Comune di Milano(settore Servizi alle Persone). E lavorò per coinvolgere in rete non solo ilComune di Pieve, ma tutto il circuito solidale della cittadina: dallaParrocchia di Sant’Alessandro, alle associazioni facenti capo al Comune  alle associazioni del Terzo Settore presentisul territorio. 

  

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foto Ufficio stampa e Documentazione Com. Prov. CRI Milano

Dopo un lungo lavoro di accoglienza,ambientazione e anche di riconoscimento degli individui -solo sommariamenteidentificati a Lampedusa- e d’ascolto dei loro bisogni, si procedette, oltrealla rivestizione, anche alla verifica del loro stato di salute grazie alsignificativo e prezioso apporto dell’ASL 2 Milano che attivò un ambulatoriomedico all’interno del residence.Nel corso del tempo si è poi molto lavoratosull’autonomia dei soggetti, soprattutto avviando un corso d’Italiano poigestito direttamente dalla LULE Onlus (l’associazione ora subentrante alla CRI)e all’orientamento generale sulla loro presenza e sulle loro prospettive inItalia. “Ma nonvi era solo questo lavoro molto grande da fare”, spiega il Commissario Provincialedella Cri di Milano Alberto Bruno sempre presente nella struttura dal primoall’ultimo giorno. “Di fronte ad unarrivo così massiccio di stranieri, tra l’altro eterogeni tra di loro pernazionalità e religioni e così massivamente concentrati in uno stesso luogo inun Comune piccolo, per quanto contestualizzato in una più grande metropoli, ilrischio era quello che si creassero conflitti con la popolazione locale.Conflitti magari provocati volutamente anche da terzi soggetti, pronti a farnemassa di manovra con altri scopi.  Perquesto, con l’attenzione sempre attiva del Soggetto Attutore e unitamente  all’Amministrazione comunale di Pieve, alle Parrocchiee alle Associazioni del volontariato della zona, i lavoratori e la direzionedel Residence e le Forze dell’ordine abbiamo lavorato sugli individui responsabilizzandoli.I timori iniziali sono ben presto svaniticosì come il rischio di xenofobia non solo da parte degli abitanti di PieveEmanuele che si sono sempre dimostrati molto solidali con gli ospiti, ma anchetra gli stessi profughi professanti diverse religioni e provenienti anche dadiversi paesi e aree di Africa e Asia “. Il Ripamonti Residence, per lungo tempo, haconcentrato un sesto della presenza di tutti i profughi dalla Libia in Lombardia(complessivamente circa 3mila) ed è stata la più grande realtà d’accoglienzadegli stessi, in una struttura alberghiera attiva, ovvero non esclusivamentededicata a campo profughi.Molti dei 420, nel corso di questi 14 mesisono stati trasferiti in realtà più piccole e oggi la presenza è veramentemodesta rispetto ad allora: circa 140 ospiti, che, comunque, verranno ancoraridotti quando si renderanno disponibili strutture del Terzo Settore o realtàpiù piccole.Sabato 30 giugno termina quindi la convenzione trala CRI ed il Soggetto Attuatore per l’emergenza profughi della Lombardia. Alsuo posto, subentra la LULE Onlus, una delle associazioni del terzo Settore concui la Croce Rossa ha collaborato positivamente di lavoro al RipamontiResidence

  

          

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