Migranti, a Taranto nell'ultimo sbarco numerosi bambini con le loro mamme

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Foto di Gianluca Galeandro/CRI

Volontari e operatori CRI in prima linea per supportare i più vulnerabili

In ogni sbarco si intrecciano esperienze, sensazioni, emozioni. Non solo di chi arriva finalmente al sicuro sulla terraferma, ma anche di chi accoglie. Guardare negli occhi chi sbarca – spesso dopo giorni in balia del mare aperto – parlarci, raccoglierne le emozioni è un piccolo viaggio in un’altra vita che lascia ogni volta più ricchi ma anche consapevoli di quanta umanità è costretta ogni giorno a lasciare affetti e luoghi natali per affrontare l’ignoto. A Taranto gli arrivi di persone migranti non sono più un evento straordinario: la Croce Rossa locale ha saputo adattare le sue competenze mettendole al servizio dei vulnerabili. Nella mattina dello scorso 26 aprile è giunta al porto tarantino la nave portacontainer “Hamburg Bridge”, battente bandiera panamense. L’imbarcazione era diretta in Egitto quando ha tratto in salvo nel Canale di Sicilia 310 migranti, tra i quali 90 minori, una cinquantina dei quali non accompagnati e prevalentemente egiziani. Dopo le vicissitudini del viaggio, anche la discesa dalla nave, una scaletta stretta e ripida, è stata difficile per queste persone: una nave pensata per portare i container non ha spazi adeguati per accogliere tante persone, in più particolarmente vulnerabili come donne, neonati, bambini piccoli e persone con problemi di deambulazione. Croce Rossa c’era, come sempre, con soccorritori, medici e infermieri RSP e con il Team dell’Emergency Appeal: la Field Officer Puglia Claudia Battafarano, la Caseworker RFL Puglia Eleonice Mastria e la mediatrice culturale Elisa Gennaro. Ha partecipato ai soccorsi anche il vicepresidente del Comitato CRI di Taranto, Nicola Matichecchia, commosso nel tenere tra le braccia una bimbetta provata dal lungo viaggio in mare. Molti i bambini d’età inferiore ad un anno, il più piccolo un neonato egiziano di 50 giorni di vita. Con loro le rispettive madri, provate dal viaggio e dalla permanenza di dieci giorni in alto mare senza sapere se sarebbero riuscite nel loro intento, quello di mettere in salvo il futuro di tutti. Madri che per la fatica sopportata hanno perso il latte ma che di fronte alle premure e all’assistenza di tutti, volontari e operatori CRI, sono riuscite a sorridere.

  

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Foto di Gianluca Galeandro/CRI

Accanto all’instancabile opera dei volontari, il team Emergency Appeal, coordinato da Claudia, ha lavorato per instaurare subito un dialogo con i migranti, malgrado i tempi stretti del trasferimento all’hotspot di Taranto, rassicurandoli, raccogliendo le loro richieste, porgendogli brochure informative sanitarie nella loro lingua, informandoli del loro diritto di stare insieme ai familiari e segnalando alle autorità i casi di separazioni delle famiglie. Quest’ultima attività, il servizio Restoring Family Links della Croce Rossa curato al porto da Eleonice, ha permesso di rilevare alcuni importanti casi: alcuni migranti che avevano bisogno di contattare i familiari in Europa, un giovane che aveva perso le tracce della famiglia da molti anni, un padre che ha perso le tracce del figlio. Il team EA si è attivato subito e cercherà di seguire tutti i casi rilevati allo sbarco. A fare da tramite, non solo linguistico ma anche “emozionale”, fra questa umanità in movimento e le persone che cercano di alleviarne le sofferenze c’è Elisa, la mediatrice culturale dell’EA. “Ho negli occhi – racconta – il gruppo di migranti venuti dalla regione del Darfur martoriata da decenni e mai pacificata nonostante le iniziative internazionali. I ragazzi portano il carico di un lungo peregrinare per zone aride del paese e del vissuto in Paesi come la Libia dove non sono mai stati graditi. Soprattutto raccontano dei campi dove vivevano con le famiglie dalle quali hanno scelto di staccarsi per cercare rifugio lontano, dove avere la garanzia di essere fedeli alle promesse fatte ai propri cari, quella di farcela”. Probabilmente il loro viaggio sarà ancora lungo, ma a Taranto hanno trovato persone che hanno teso loro la mano, hanno trovato la Croce Rossa, i suoi volontari e operatori, la sua Umanità.

  

             

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